Sarebbe stata una ex insegnante dell’istituto Giovanni Falcone del quartiere Zen di Palermo a denunciare che i numerosi progetti finanziati dall’Unione europea su richiesta dell’istituto non venivano attuati in maniera diligente e completa. Dall’esposto è nata l’inchiesta della procura europea che ha portato, un anno e mezzo fa, all’arresto della preside Daniela Lo Verde e oggi a […]
Inchiesta sulla preside antimafia, a denunciare è stata un’ex docente della scuola di Palermo
Sarebbe stata una ex insegnante dell’istituto Giovanni Falcone del quartiere Zen di Palermo a denunciare che i numerosi progetti finanziati dall’Unione europea su richiesta dell’istituto non venivano attuati in maniera diligente e completa. Dall’esposto è nata l’inchiesta della procura europea che ha portato, un anno e mezzo fa, all’arresto della preside Daniela Lo Verde e oggi a provvedimenti di sequestro nei confronti di docenti e di collaboratori scolastici. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, sarebbe stata prassi fra i docenti raccogliere le firme degli alunni su fogli di presenza e non contestualmente durante le ore di svolgimento dei progetti finanziati, poiché per lo più le attività venivano disertate dagli studenti. Spesso sarebbe capitato che le firme fossero raccolte addirittura a inizio anno scolastico. Alcune insegnanti hanno riferito di essere state convocate in presidenza per mettere a posto le pratiche e per cercare di trovare le firme necessarie ad attestare la presenza. Nella denuncia la docente – che adesso insegna in un’altra scuola – ha fornito anche audio WhatsApp nel quale le docenti raccontavano quanto accadeva.
I progetti Pon (Programma operativo nazionale) organizzati alla scuola Giovanni Falcone erano tanti e finanziati dall’Unione europea, col fine di integrare gli alunni in una zona difficile di Palermo. I titoli delle iniziative sono: Giochiamo insieme divertendoci e imparando, Cresco nel rispetto, Conoscere per conoscersi, Cresco e imparo e Io competente in. Ai corsi, però, avrebbero preso parte pochissimi studenti del quartiere e i soldi dei progetti sarebbero finiti non solo nelle tasche della preside Daniela Lo Verde e del vicepreside Daniele Agosta – arrestati ad aprile 2023 con l’accusa di corruzione e di peculato – ma anche di altri 13 insegnanti, impegnati come esperti o come tutor.
Chi indaga sostiene che quando – nel 2022 – arrivò la proroga delle indagini preliminari, la preside e il vicepreside, capendo di essere finiti nel mirino, cercarono di sistemare i fogli presenza degli alunni che avevano partecipato ai corsi, per non far scoprire i raggiri messi in atto. «Non ho capito cosa si deve fare con questi fogli firma», diceva la preside Lo Verde, intercettata mentre parlava con il vicepreside Agosta per cercare di risolvere i problemi legati alla mancata partecipazione degli allievi ai progetti. «Che domani mattina si scende, si fanno firmare gli altri bambini, tranne quelli che si sono ritirati e si caricano» rispondeva il vicepreside. «Ha cominciato a fare traccheggi (imbrogli, ndr)», diceva Lo Verde.
Nel corso di un interrogatorio Daniela Lo Verde ammise alcuni illeciti, come la raccolta delle firme false per testimoniare la realizzazione dei progetti europei. Questo emerge dal provvedimento di sequestro eseguito stamattina nei confronti di insegnanti e collaboratori scolastici della scuola Giovanni Falcone dello Zen. Lo Verde – accusata insieme al suo vice di essersi intascata cibo della mensa comprato con fondi europei – avrebbe ammesso che Agosta «lavorava poco», nonostante fosse stato nominato referente per quasi tutti i progetti e fosse necessaria la presenza contestuale di esperto e tutor. Nel corso dell’interrogatorio la ex preside, che ha chiesto di patteggiare, ha affermato che diversi progetti non erano stati portati a termine. «L’anno prossimo io non ne faccio più Pon – diceva inoltre Lo Verde, non sapendo di essere intercettata – Tanto a me non mi pagano, bambini non ne vengono. Se mancano i bambini, perché non li hai fatti firmare, me lo devi portare completo, che discorsi sono. Basta, non posso più vivere in mezzo agli imbrogli».