Ormai "semu 'a strinciuta": intere categorie sociali sono senza soldi. Ai dipendenti della formazione si aggiungono i forestali e tutti i soggetti pubblici che operano in agricoltura. Sullo sfondo, tra qualche mese, il baratro coinvolgera' le province. E via continuando. Tutto questo grazie alla 'geniale' rinuncia dei contenziosi con roma siglata dal nostro presidente
Regione: il Governo Renzi si è preso i nostri soldi e Crocetta non sa come pagare
ORMAI “SEMU ‘A STRINCIUTA”: INTERE CATEGORIE SOCIALI SONO SENZA SOLDI. AI DIPENDENTI DELLA FORMAZIONE SI AGGIUNGONO I FORESTALI E TUTTI I SOGGETTI PUBBLICI CHE OPERANO IN AGRICOLTURA. SULLO SFONDO, TRA QUALCHE MESE, IL BARATRO COINVOLGERA’ LE PROVINCE. E VIA CONTINUANDO. TUTTO QUESTO GRAZIE ALLA ‘GENIALE’ RINUNCIA DEI CONTENZIOSI CON ROMA SIGLATA DAL NOSTRO PRESIDENTE
Oggi, per la Sicilia, si apre una settimana politica che alternerà tragedie sociali e melodramma. Le prime sono legate alle ‘casse’ vuote della Regione siciliana che ormai non riesce più a fronteggiare i pagamenti. Il melodramma ce lo regalerà un Governo regionale che, davanti un’Isola che sprofonda, non trova di meglio che cercare di coinvolgere nel proprio disastro ‘pezzi’ del centrodestra disponibili a un eventuale ‘inciucio’.
Il dramma sociale, già a partire da oggi, dovrebbe comunque prendere il sopravvento su tutto il resto. I circa 10 mila lavoratori della Formazione professionale restano in subbuglio. Anche se il Governo sta provando a placarli con la solita sceneggiata della ‘riforma’ che, fino ad oggi, dopo undici o dodici versioni, come ha scritto ieri sera il nostro Giuseppe Messina, non si è mai materializzata all’Ars.
La novità di questa settimana potrebbe essere rappresentata dalla chiusura – sempre per mancanza di soldi – del cosiddetto Obbligo formativo, ovvero dei corsi organizzati per i minori che abbandonano l’obbligo scolastico. Un fatto socialmente grave, che mette a rischio il futuro di migliaia di ragazzi.
Ieri abbiamo dato la notizia che un ente di Trapani che opera nel settore dell’Obbligo formativo da oggi chiude i battenti. Circa 200 minori sono senza la possibilità di completare la scuola dell’obbligo e di imparare un mestiere. Un fatto – lo ribadiamo – gravissimo che nei prossimi giorni potrebbe estendersi a macchia d’olio in tutta la Sicilia.
Il tutto mentre rimangono senza futuro i circa 4 mila addetti di questo settore licenziati. Tra questi, circa mille e 800 addetti degli ex Sportelli multifunzionali vengono presi in giro in attesa che spunti un bando del Ciapi di Priolo. Una presa in giro, perché il Ciapi di Priolo – come giustamente ha detto il presidente di questo Ente, Egidio Ortisi – non può ‘confezionare’ bandi ad hoc.
La sensazione – che poi è più di una sensazione, ma una quasi certezza – è che il Governo, con queste due nuove sceneggiate (la ‘riforma’ del settore nella sua undicesima o dodicesima versione e il bando del Ciapi per gli ex sportellisti, giuridicamente impossibile da ‘confezionare’), stia solo cercando di prendere tempo e di evitare, soprattutto, che questi lavoratori esasperati scendano in piazza. Operazione che sta riuscendo, grazie anche a sindacati che, invece di difendere i lavoratori, continuano a fare da ‘sgabello al Governo di Rosario Crocetta e dell’assessore Nelli Scilabra.
Un altro fronte caldo – che potrebbe ulteriormente ‘riscaldarsi’ in questa settimana – è quello delle Province. Qui i problemi sono di due tipi.
Il primo è legato alla mancanza di soldi che, tra qualche mese, non consentirà di pagare gli stipendi ai dipendenti.
Il secondo problema è legato a un’altra sceneggiata: la ‘famigerata’ seconda parte della legge sulla ‘riforma’ delle Province che l’Ars, con gli attuali chiari di luna, non approverà mai.
Di fatto, gli ‘aborti’ chiamati “Liberi Consorzi di Comuni” istituiti con una legge regionale truffaldina che si è messa sotto i piedi le previsioni contenute nello Statuto siciliano, tranne pochi casi, sono falliti in partenza.
Né migliore sorte avranno le tre Aree-Città metropolitane di Palermo, Catania e Messina, istituite al solo scopo di cercare di salvare i bilanci di questi tre Comuni a spese di una cinquantina di piccoli e medi Comuni che dovrebbero scomparire trasformandosi in ‘Municipalità’, ovvero in periferie che verranno abbandonate.
Lo sfascio di una Regione senza soldi non sta risparmiando il mondo dell’agricoltura. Com’è stato certificato la scorsa settimana dalla Commissione Bilancio e Finanze dell’Ars, mancano 30 milioni di euro per far completare la stagione agli operai della Forestale (che la scorsa settimana hanno lavorato per spegnere gli incendi che hanno finito di devastare quello che resta dei boschi siciliani).
Ad Agrigento, ad Enna e a Caltanissetta gli operai della Forestale non vengono pagati da luglio o da agosto. E non sappiamo cosa succede nelle altre provincie, sempre a causa di organizzazioni sindacali infedeli rispetto ai lavoratori.
Al ‘buco’ di 30 milioni della Forestale si somma un altro ‘buco’ di circa 20 milioni di euro che riguardano l’Esa, i Consorzi di bonifica, l’Istituto regionale della vita e dell’olio, l’Istituto zootecnico e, in generale, tutti gli altri enti che operano in agricoltura. Personale lasciato senza soldi e servizi in meno per un settore già allo sbando a causa di un’oscura gestione dei fondi del Piano di sviluppo rurale 2007-2013 (Psr).
L’elenco dei soggetti che dipendono dalla Regione e che sono rimasti senza soldi potrebbe continuare. Basti pensare ai Comuni, in difficoltà non per la riduzione dei fondi statali e regionali, ma per il sostanziale azzeramento degli stessi trasferimenti di Stato e Regione. Comuni vessati inoltre dalle dissennate gestioni dei rifiuti e dell’acqua e dal grande raggiro legato alla gestione dei centri per il ricovero di minori arrivati con i barconi.
Questi ultimi dovrebbero essere pagati dall’Unione europea e dallo Stato. Ma che fino ad oggi sono stati pagati dalla Regione e dai Comuni.
Una Regione siciliana, insomma, vicina al fallimento. Provocato da due Governi: il Governo nazionale di Matteo Renzi e il Governo regionale di Rosario Crocetta.
Basti pensare che, quest’anno, il Governo nazionale con i soli accantonamenti ha scippato dal Bilancio regionale un miliardo e 150 milioni di euro. Più altri 200 milioni di euro per la farsa degli 800 euro, pagati non dal Governo Renzi, ma dai siciliani con le tasse.
Il nostro, si badi, è un conto legato al solo Bilancio regionale 2014 ufficiale. I conti, meglio di noi, li ha fatti il professore Massimo Costa che, sul nostro giornale, dati alla mano visto che lo stesso professore Costa è un economista, ha illustrato con dovizia di particolari quanto ci deruba il Governo nazionale ogni anno.
In tutto questo il Governo regionale di Rosario Crocetta, invece di contestare gli scippi romani, è volato a Roma e ha firmato un accordo-capestro con il quale la Regione siciliana si impegna a rinunciare a contenziosi pari a circa 5,4 miliardi di euro (6 miliardi circa, secondo il professore Costa).
Tra questi contenziosi c’erano anche gli accantonamenti, ovvero i soldi che Roma ha scippato alla Sicilia negli ultimi due anni, guarda caso da quando presidente della Regione è Crocetta: 950 milioni di euro nel 2013 e il già citato miliardo e 150 milioni di euro scippato quest’anno.
Su questi accantonamenti c’era un ricorso presso la Corte Costituzionale, a quanto pare quasi vinto. Se questi soldi fossero stati restituiti alla Regione oggi si sarebbero potuti pagare gli stipendi arretrati al personale della Formazione, le Province non sarebbero a rischio, gli operai della Forestale avrebbero completato senza problemi il lavoro di quest’anno, Esa, Consorzi di bonifica ed enti che operano a sostegno dell’agricoltura siciliana non sarebbero rimasti senza soldi. E i Comuni – centinaia di Comuni siciliani – non sarebbero a rischio default.
Invece Roma si è presa i nostri soldi. E il presidente Crocetta ha rinunciato ai contenziosi.
Diciamo questo perché è bene che tutti i soggetti che oggi, in Sicilia, sono rimasti senza soldi sappiano che i responsabili di tutto quello che sta succedendo sul fronte finanziario sono due: il Governo nazionale di Matteo Renzi e il Governo regionale di Rosario Crocetta.
In tutto questo marasma cosa fa il Governo regionale? Cerca di allargare la presenza del centrodestra nel suo traballante Governo. Diciamo allargare perché una parte del centrodestra siciliano, già dall’insediamento di Crocetta, appoggia sottobanco l’attuale esecutivo.
I ‘geni’ del centrodestra che appoggiano questo fallimentare Governo sono Pino Firrarello e Giuseppe Castiglione, due esponenti del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano. Questi due ‘campioni’ danno indicazioni trasformiste al loro uomo a Sala d’Ercole, Nino D’Asero, non a caso nominato capogruppo.
Ma Firrarello, Castiglione e D’Asero, a quanto pare, non hanno molta presa sugli altri deputati del Nuovo centrodestra all’Ars, che non ne vogliono sapere di appoggiare Crocetta.
Così hanno chiesto aiuto al loro vero ‘capo’, che non è il Ministro Alfano, ma Berlusconi, che da settimane sta provando a far fare al centrodestra siciliano quello che lui fa a Roma.
Da qui l’attuale melodramma politico in salsa-romano-siciliana. Insomma, se a Roma Berlusconi regge il gioco al Governo Renzi, in Sicilia i suoi dovrebbero reggere il gioco al Governo Crocetta.
Il problema è che se Berlusconi, a Roma, appoggia Renzi per salvare le proprie aziende, in Sicilia i suoi dovrebbero appoggiare il Governo Crocetta per perdere definitivamente la faccia. E, giustamente, né il capogruppo Marco Falcone, né il coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Vincenzo Gibiino vogliono perdere dignità e voti per la bella faccia di Berlusconi.
Vedremo come finirà.