E’ ufficiale: la Regione ‘risparmia’ sui corsi dell’Obbligo formativo

L’AMMINISTRAZIONE TROVA ALTRI SOLDI ELIMINANDO UN BEL PO’ FORMAZIONE DESTINATA AI MINORI A RISCHIO

La Regione siciliana torna a ‘risparmiare’ sui corsi di formazione professionale. Dal cilindro del nuovo dirigente generale del settore, Gianni Silvia, spunta un atto amministrativo del vecchio dirigente generale, Anna Rosa Corsello. Tema: l’avviso 19.

Il programma prevedere una spesa di 197 milioni di euro. In ballo c’è la presentazione di progetti sperimentali di secondo, terzo e quarto anno.  Con riferimento ai giovani che hanno abbandonato la scuola.

Insomma, parliamo di Obbligo formativo, la filiera che il Governo regionale di Rosario Crocetta ha massacrato, come denunciato in questi giorni da Padre Lucente, il sacerdote che presiede l’associazione degli enti cattolici che operano in questo delicato settore.

Con l’Obbligo formativo il Governo Crocetta ha ‘pilotato’ una bella operazione di ‘antimafia-immagine’: è riuscito a non far passare la notizia che, proprio nei giorni in cui si ricordava Don Pino Puglisi – il sacerdote ammazzato dalla mafia di Brancaccio ventuno anni fa perché strappava i minori a Cosa nostra – la Regione massacrava i corsi dell’Obbligo formativo.

Per la cronaca, per Obbligo formativo si intendono i corsi di scuola-formazione promossi per i minori che in Sicilia hanno abbandonato la scuola dell’Obbligo. I minori vengono accompagnati dalla scuola media fino a un diploma di scuola professionale. Insomma, gli si insegna un mestiere per poi provare a inserirli nel mondo del lavoro. In ogni caso, per quattro o anni si tolgono dalla strada. E dalle grinfie della mafia.

Con i gestori di questi corsi il Governo ha utilizzato un metodo ‘gesuitico’: ha ritardato fino all’inverosimile l’avvio di tali corsi, sfiancando i minori e le loro famiglie.

Provate a immaginare un corso che dovrebbe iniziare a metà settembre e inizia a fine maggio dell’anno successivo, cioè a ridosso dell’estate che arriva? Un sedicenne che fa: inizia ad andare a scuola a giugno? manco per idea!

Con questo stratagemma il Governo regionale ha potuto affermare che i “ragazzi non hanno voluto frequentare i corsi”. E li ha chiusi. Da qui i ‘risparmi’. E i minori in mezzo alla strada. In barba agli insegnamenti di Don Pino Puglisi.

 

Ma questo, ovviamente, non si deve far sapere. Come ricorda Molière, “è il pubblico scandalo che offende la morale e peccare in segreto è come non peccare”. Insomma, nascondere tutto. Con gli ‘appoggi giusti’. Quelli che consentono di non pagare il conto alla Giustizia. 

Così l’Amministrazione regionale, utilizzando un provvedimento amministrativo dell’ex dirigente generale – tanto per dire: lo aveva previsto la dottoressa Corsello? – il dipartimento della Formazione ha cancellato otto corsi a un ente a ‘caso’: lo Ial Sicilia. Proprio l’ente, un tempo vicino alla Cisl, che è sempre stato antipatico a questo Governo regionale.

Insomma: la politica chiede e l’alta burocrazia risponde. Ecco a voi la ‘vera’ applicazione delle leggi Bassanini…

Per abbreviarla: con i soldi ‘risparmiati’ dai corsi che non sono mai partiti – senza spiegare perché questi corsi hanno perso il ‘treno’ – l’Amministrazione regionale ‘risparmia’ 1,2 milioni di euro.

Tagli per lo Ial, ma anche per l’Enaip Asaform e pure per il Cefop, da qualche anno in amministrazione controllata.  

Tra gli altri enti definanziati, l’Anfe di Catania (sul quale erano intervenuti gli stessi vertici regionali dell’Anfe), il Cirpe, il Ciofs-Pp Sicilia, il Cnos-Fap regione. Con questa seconda serie di tagli la Regione avrebbe ‘risparmiato’ 5,3 milioni di euro.

 


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