Nel bailamme PD-Crocetta c’è chi, come Ferrante, vuole il referendum interno al Partito

COME PER IL GOVERNO LOMBARDO, UNA PARTE DEI MILITANTI E ISCRITTI VUOLE INTERPELLARE LA BASE. PER VEDERE SE TUTTI D’ACCORDO AD APPOGGIARE L’ATTUALE ESECUTIVO

Ci hanno provato quando il PD siciliano di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia – allora insieme – governavano la Sicilia con Raffaele Lombardo. Ma allora il referendum per interpellare la base del Partito Democratico dell’Isola, per decidere se appoggiare o meno il Governo Lombardo, non passò. Referendum bloccato anche da Roma. Non senza un motivo valido – visto con il senno del poi – se è vero che oggi in quasi tutti i grandi appalti della Sicilia c’è la Lega nazionale delle cooperative.

Oggi lo scenario è un po’ diverso. A Roma la ‘botte’ ‘ già piena e le ultime cose da ‘razziare’, al massimo, sono i fondi europei. E nemmeno tutti: il Fondo sociale europeo e il Piano di sviluppo rurale.

Insomma, con la ‘botte’ già piena a Roma, la partita è tutta siciliana. Da una parte il senatore Giuseppe Lumia, il presidente Rosario Crocetta e gli ‘imprenditori’, con il ‘capo’ dei renziani siciliani, Davide Faraone, che con il ‘boccone’ tra i denti (per una mano ha piazzato all’assessorato al Lavoro Giuseppe Bruno, salvo ad accorgersi, forse un po’ in ritardo, che lo stesso Bruno, oltre che a lui, risponde a Lumia…), filosofeggia tanto per non stare zitto; dall’altra parte l’altra metà del PD – i cuperliani – che tirano dritto, pronti a fare quattro nomi – per quattro assessorati – concordati con la segretaria nazionale: per la precisione, con il vicesegretario Lorenzo Guerini.

Nel mezzo tutti gli altri protagonisti di un Governo regionale ogni giorno più lontano dagli interessi reali dei siciliani. I vari Lino Leanza, Totò Cardinale, Giuseppe Lupo, lo stesso Baldo Gucciardi, capogruppo all’Ars che pensava di aver fatto bingo passando con i renziani, vorrebbero dare un senso a quest’esperienza di Governo. Ma dipendono tutti da Crocetta e dai suoi ‘pupari’.

In questo bailamme si è infilato Antonio Ferrante, un dirigente del PD siciliano, componente della direzione regionale del Partito, che si professa anche lui renziano, ma che si muove come un battitore libero. Ferrante rispolvera l’articolo 36 dello statuto del PD. E parla di raccolta delle firme per un referendum interno al Partito. La domanda è uguale a quella in voga ai tempi del Governo Lombardo: la base del PD è d’accordo ad appoggiare il Governo di Rosario Crocetta?    

“Da mesi – dice Ferrante – viviamo uno stallo che danneggia i siciliani. Il recente flop del Piano Giovani rappresenta la disfatta di un Governo regionale che a oggi ha mostrato arroganza e incapacità. E’ tempo di dare la parola ai tanti iscritti, che con il loro voto hanno permesso la vittoria di Crocetta, e conoscerne il pensiero alla luce dei recenti avvenimenti. Il segretario regionale Fausto Raciti e l’intero gruppo dirigente hanno fatto la propria parte per superare questa fase critica e dare un nuovo impulso all’azione di governo, ma ancora oggi il presidente Crocetta si comporta come se si fosse votato ed eletto da solo”.

“Sono certo – prosegue l’esponente dell’area Big Bang del Partito – che i nostri sostenitori manderanno a lui e all’area che lo sostiene il chiaro messaggio che non è stato così prima, meno che mai adesso. Chi come noi crede nell’idea di un Partito Democratico forte e capace di cambiare la Sicilia, ha l’occasione di dare il proprio contributo oltre ogni corrente e leaderismo, o restare destinatario passivo dell’operato dell’attuale Governo regionale. Non chiediamo il voto ma il coraggio”.

Il referendum verrà celebrato o, anche questa volta, il PD siciliano si dimostrerà succube di poteri ‘altri’, ieri gli interessi romani sui grandi appalti, oggi chissà qualche altri intrighi?


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