Crocetta come Pangloss: il suo è il “migliore dei Governi possibili”

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE CHIUDE AL PD. E SI TIENE TUTTE LE POLTRONE. COME IL CELEBRE PERSONAGGIO DI VOLTAIRE, NONOSTANTE I DISASTRI SOCIALI, ECONOMICI E POLITICI CHE HANNO DISTRUTTO LA SICILIA, VEDE TUTTO IN CHIAVE OTTIMISTICA. CONTENTO LUI…

Come già accennato in altra parte del giornale, il presidente della Regione siciliana, aveva già pronta la risposta al PD ancor prima che iniziasse la direzione regionale di questo Partito.

Crocetta lo fa indossando i panni di Pangloss, un celebre personaggio di un altrettanto celebre racconto filosofico di Voltaire: Candido.

Pangloss significa “tutto lingua”: e, in effetti, a giudicare dalla corposità del documento politico, si nota che all’attuale presidente della Regione piace molto ‘parlare’…

Se Pangloss vive “nel migliore dei mondi possibili”, Crocetta considera il suo Governo regionale, “il migliore dei Governi possibili”.

Nel racconto del grande illuminista francese, Pangloss incarna la figura del precettore tutto intento ad istruire il giovane Candido. Invitandolo a vedere il mondo che lo circonda con ottimismo, nonostante i disastri e le disavventure.

La stessa cosa fa Crocetta, che, in verità, pur non avendo molti titoli (lasciamo perdere quelli scolastici: parliamo di titoli politici), sale in cattedra e impartisce lezioni. Spiegando, come fa Pangloss, che “tutto ciò che esiste ha una ragione di esistere”: compresa – supponiamo, la ‘bravissima’ assessora Nelli Scilabra che, tra formazione professionale e click day, ne ha combinate di tutti i colori.

Ma adesso andiamo al Crocetta-Pangloss-pensiero. La posizione del governatore è chiara si dalle prime battute: non ha alcuna intenzione di seguire le indicazioni del Partito Democratico siciliano:

“Ho grande rispetto per il dibattito dei partiti – scrive Crocetta non in un comunicato, ma in un lungo documento politico – a partire dal mio, sulla composizione del governo, ma tale dibattito non può essere infinito e sopratutto non può ignorare il grande percorso di cambiamento avviato in Sicilia. In un ragionamento paradossale, il tentativo dei partiti di creare un’accelerazione al governo, rischia di bloccare l’azione riformatrice. Qualsiasi ragionamento sulla composizione del governo non può prescindere da alcuni punti fondamentali”.

Quali sarebbero questi “punti fondamentali” ai quali si richiama Crocetta? Eccoli:

“1 – I processi di discontinuità e novità avviati dall’attuale governo, a partire dalla formazione, dal piano giovani, dalla lotta alla corruzione in tutti i settori (formazione, sanità, territorio e ambiente, turismo, acqua e rifiuti, beni culturali, infrastrutture etc), i processi di riforma e la ricollocazione razionale delle risorse.

2 – I successi ottenuti nel campo della pianificazione risorse e programmazione europea.

3 – Il grande lavoro di cambiamento all’interno della burocrazia in termini di efficienza e trasparenza.

4 – L’attuale governo non è di tecnici ma di politici già concordati con i partiti che non possono rimodulare continuamente le loro valutazioni.

5 – Che un governo stabile produce molto di più di un governo fragile ed esposto ai continui cambi di assessori.

6 – Che il tema principale del rapporto tra i partiti e il governo sono gli indirizzi generali di governo e i processi di riforme da realizzare in parlamento.

7 – L’attuale governo non è disponibile a bilanciare con compensazioni gestionali le criticità con rappresentanze numeriche a singoli posti in Giunta.

8 – L’adesione al progetto originario, che ha dato origine alla candidatura del presidente e la coerenza con quel progetto.

9 – Un piano con crono-programma associato, di riforme indispensabili da realizzare, a partire da quella della burocrazia, di risparmi di spesa, la lotta agli sprechi e la coerenza con gli indirizzi nazionali del governo Renzi.

10 – Il rispetto del principio delle competenze e la condivisione delle decisioni, l’autonomia del presidente senza la quale l’elezione diretta del medesimo viene vanificata e viene meno di fronte ai cittadini, il principio di responsabilità di chi compie gli atti”.

“Dal nostro insediamento – prosegue Crocetta – si sono realizzate cose che non hanno precedenti nella storia della Sicilia e non trovano neppure riferimento nelle attività di altre regioni. E mentre i siciliani chiedono di proseguire, intensificando l’azione intrapresa, nel dibattito politico emerge a tratti un tentativo di ritorno indietro su molti aspetti, persino, che il rimpasto di governo sia un tentativo di ‘rimpastare’ il presidente, che non è ‘impastabile’. Quello che ho fatto e continuo a fare da presidente è quello che ho concordato con i partiti e con i cittadini che mi hanno sostenuto. Dalle elezioni non è venuta fuori una maggioranza parlamentare, è compito dei partiti trovarla”.

“Il governo – dice ancora il presidente della Regione – non inciucia, presenta progetti che sottopone a tutti e, su tali progetti, sulle le leggi, chiede il voto parlamentare. Altri meccanismi non interessano a questo presidente che fa politica, e la sua storia ne è testimone, per finalità collettive e di interesse generale. Noto, nei partiti alleati, una fibrillazione che non si giustifica rispetto all’ultimo rimpasto di governo”.

“Da quella data sono avvenuti solo fatti positivi: l’accordo sul patto di stabilità, il superamento dell’impugnativa del Commissario dello Stato, la messa in ordine dei conti, il consolidamento del risparmio, lo sblocco di accordi importanti col governo nazionale, l’avvio nei termini previsti della nuova programmazione europea, l’avvio del piano giovani. Il click day non può essere strumentalizzato per verifiche di governo. In una regione normale, si sarebbe chiuso con la verifica dei programmi informatici”.

“Se gli assessori fossero stati ‘politici’, avrebbero forse avuto il potere taumaturgico di evitare il click day? – chiede Crocetta -. C’è solo un piccolo problema, che questo presidente per anni è stato estraneo a vicende della Regione, ma non a quelle della politica. La politica la fa da quando aveva 13 anni, con la sola logica di cambiare l’ordine delle cose esistenti. Qualcuno non ci sta a questo cambiamento? Sono pronto alla battaglia. Ci si confronti, si discuta ma vengo da un partito che per prassi consolidata, prima di assumere decisione da comunicare all’interno, non diceva all’esterno una sola sillaba. Mi trovo invece da giorni a dare risposte agli organi di stampa su domande che io sconosco”.

“Sono uno dei pochi dirigenti nazionali del mio partito in Sicilia – dice – non vengo neppure formalmente invitato a una riunione alla quale per statuto posso partecipare di diritto, anche se non convocato. Dovrei decidere io se andare e invece non vengo invitato, in violazione totale dello statuto. Nessuno può dire che le scelte politiche generali del governo non siano concordate con la coalizione, le cose non concordate sono le soprintendenze, i manager, i direttori amministrativi e sanitari, gli incarichi di gabinetto, i direttori generali etc. Con tale visione mi sono presentato agli elettori e tale visione ho proposto ai partiti”.

“Questi aspetti per me rimangono insuperabili aggiunge -. Sono stanco di vedere ‘soffrire’ taluni che mi pongono il problema di visibilità in un luogo o in un altro della Sicilia. Ho un caratteraccio da questo punto di vista. Vorrei uscire dall’esperienza di presidente, quando il popolo lo deciderà, riuscendo ancora a guardare tutti i cittadini negli occhi e a guardare me stesso allo specchio con tranquillità perchè in me prevale sempre un moto della coscienza che mi dice: questo non lo posso fare”.

“I manager che dovremo nominare nelle Asp vacanti, saranno nominati esclusivamente per competenza – afferma ancora Crocetta – e saranno, purtroppo per loro esclusi, tutti quelli che hanno chiesto segnalazioni. Il governo vuole essere libero di valutare i dirigenti in assoluta autonomia e anche la politica deve fare lo stesso. Tale autonomia, una parte della politica non l’ha dimostrata, quando intervenendo sul Piano giovani ha ipotizzato future ingerenze del governo su possibili assunzioni, che non ci saranno, da parte di alcune aziende pubbliche e, poco ha avuto da osservare su questioni di legittimità di altro tipo”.

“La linea del governo è netta – dice ancora il governatore dell’Isola – ed è quella di imporre un cambiamento epocale alla Sicilia. Non mi sono candidato per le piccole mediazioni, mi fanno schifo, non mi interessano e deteriorano i rapporti persino con chi me le propone. Con me ci si confronta sui grandi processi di riforme. I partiti che sostengono il governo hanno il diritto di proporre gli assessori, il presidente ha il diritto di sceglierli. Solo che questo diritto non può essere trimestrale, i processi di governo necessitano di tempi medi e lunghi. Una Sicilia devastata dalla pratica decennale del malgoverno, del malaffare, sottogoverno, della recessione economica, dell’immobilismo burocratico, delle contraddizioni legislative inaudite, di spese arbitrarie, necessita una linea che non può inseguire i consensi ma punta alle trasformazioni che eliminano parassitismi e sacche privilegio”.

“Ciò provoca dissensi parziali – conclude Crocetta – abbastanza diffusi negli apparati, ma produce il consenso che, nell’attuale fase storica, vuol dire rigore, mettere a posto i conti, responsabilizzare la ‘macchina’ burocratica, riformare il sistema e avviare un profondo processo di crescita economica, morale, civile. Questa per me si chiama rivoluzione, chi non lo condivide lo dica”.

Nota a margine

Forse il presidente Crocetta non si è ancora accorto che la sua ‘rivoluzione’ non solo non è condivisa dalla stragrande maggioranza dell’Ars, ma nemmeno dalla stragrande maggioranza dei siciliani.

Tra le tante e confuse cose che si leggono in questa specie di ‘zibaldone’ del Crocetta-Pangloss-pensiero non sfugge una contraddizione: se, come dice il presidente della Regione, i siciliani gli “chiedono di proseguire, intensificando l’azione intrapresa”, Crocetta – visto che ha la maggioranza del Parlamento siciliano contro – dovrebbe dimettersi e ridare la parola agli elettori.

Se, come dice il presidente della Regione, i siciliani sono con lui, dovrebbero rieleggerlo a furor di popolo.

Ma non ci sembra che Crocetta abbia intenzione di dimettersi. Forse perché pensa che, dimettendosi, i siciliani che gli “chiedono di proseguire, intensificando l’azione intrapresa”, lo mandino invece “a coltivare il proprio giardino”: cioè la fine che fanno tutti i personaggi di Candido giunti a Costantinopoli…

 


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