Ci risiamo. Con una puntualità ciclica, la sicilia e il suo statuto finiscono preda dei giornali nazionali. Ovviamente, quelli controllati da lobby politico- finanziarie. Ovviamente quelli in cui a dettare legge è quel capitalismo famelico e monopolistico, che già pio la torre aveva individuato quale acerrimo nemico delle regioni a statuto speciale, come la sicilia (qui potete leggere il suo celeberrimo e sempre attuale articolo sul tema).
Statuto speciale, ancora un altro (disinformato) attacco alla Sicilia
Ci risiamo. Con una puntualità ciclica, la Sicilia e il suo Statuto finiscono preda dei giornali nazionali. Ovviamente, quelli controllati da lobby politico- finanziarie. Ovviamente quelli in cui a dettare legge è quel capitalismo famelico e monopolistico, che già Pio La Torre aveva individuato quale acerrimo nemico delle regioni a Statuto speciale, come la Sicilia (qui potete leggere il suo celeberrimo e sempre attuale articolo sul tema).
Oggi è la volta del Corriere della Sera. Che sferra l’ennesimo (e disinformato) attacco alla Sicilia, al quale risponde Gaetano Armao, avvocato cassazionista ed ex assessore regionale all’Economia, esperto dei temi legati alla nostra Autonomia speciale :
Da prede del divario a ‘carnefici’ dell’eguaglianza: le semplificazioni di Ghidini sui siciliani
di Gaetano Armao
Quel che afferma Gustavo Ghidini sul Corsera, spiace rilevarlo, e’ infondato sul piano:
A) giuridico, non e’ vero, infatti, che la Sicilia trattiene l’intero gettito Irpef, anzi la Regione percepisce risorse finanziarie in misura di gran lunga inferiore (almeno 10 miliardi) a quelle che lo Statuto le riconosce, ovviamente al netto delle iniziative di Crocetta che si accorda con lo Stato per rinunciare pure alle vittorie in Corte costituzionale;
B) storico-istituzionale, e’ falso che le radici dell’autonomia risiedano nel separatismo (lo avrà tradito la consultazione del manuale di storia del liceo degli anni ’50), le ragioni dell’autonomia stanno nel depauperamento ed in esigenze di eguaglianza sempre negate ai siciliani (come all’intero Mezzogiorno), che hanno condotto, a partire dalla prima Costituzione siciliana che risale al 1812, alla richiesta di ordinamenti autonomi. L’analisi istituzionale svolta prescinde, sopratutto, di considerare la questione del sostegno all’insularità che connota le politiche europee degli ultimi quindici anni e più in generale le strutture degli Stati, anche insulari (le grandi isole europee, quando non sono Stati, come Malta o Cipro, godono tutte di ordinamenti autonomi).
C) economico, l’articolo non considera in alcun modo il drammatico e crescente divario – basti leggere i dati dell’ultimo rapporto Svimez o della fondazione Curella -la carenza di serie forme di perequazione infrastrutturale e fiscale – pur previste dalla Costituzione e dalla legge sul federalismo – il grave svantaggio economico di chi produce. E’ ovvio che l’autonomia non può essere difesa così com’è, ma va invece ripensata, nella nuova prospettiva di un’Europa delle Regioni (alla quale rimane sorda la contraddittoria riforma costituzionale varata al Senato in prima lettura), puntando sulla responsabilità. E l’esito del referendum scozzese, ormai imminente, rafforzerà questa prospettiva.
Ghidini, insigne giurista del diritto d’autore, affidandosi a considerazioni ‘à la page’, purtroppo cade in un’analisi frettolosa sulle vicende delle Regioni speciali che non e’ da par suo, ma che giova al processo che alcuni fanno alla Sicilia, a causa di impresentabili distorsioni (vedi vicenda degli sproporzionati emolumenti dei vertici dell’Ars) ed al lavoro di ascari pronti a svendere la propria terra pur di mantenere un po’ di visibilità.
Infine una notazione sulle considerazioni che ci propina sulla ‘virtuosa’ gestione regionale che, a partire dalla fallimentare gestione del ‘piano giovani’, in corso di annullamento con ingente spreco di risorse, o al tentativo (per fortuna bloccato dal Parlamento) di aumentare emolumenti ai presidenti delle socie partecipate, e’ purtroppo nota ai siciliani. Senza autonomia,che va certamente usata in modo virtuoso, la Sicilia rischia di precipitare ancor più velocemente verso il baratro ….. e non le resterà che affidarsi alle trimestrali visite di cortesia/show di Mr Renzi.