Piano Giovani e flop del ‘clik day’: “Quando ci sono di mezzo soldi pubblici servono trasparenza ed efficienza”

da Francesco Fustaneo
riceviamo e pubblichiamo

Gentilissima Assessore Scilabra,

chi le scrive è un consigliere comunale (di Isnello), ma soprattutto, un semplice cittadino che ha avuto la possibilità, come altre migliaia di persone in Sicilia, tra giovani e imprenditori, di seguire le dinamiche del c.d. “Piano Giovani” per il lavoro.

Ho avuto il piacere di ascoltarla la sera del 3 agosto a Isnello quando, in un incontro organizzato dalla locale Consulta giovanile, lei definiva pubblicamente “rivoluzionario” il Piano Giovani, quasi a descriverlo come un eldorado a fronte della miseria occupazionale e produttiva che impera nella nostra martoriata regione.

Io non entro nel merito delle misure approvate che, sebbene in più punti possano prestare il fianco a critiche, rappresentano sempre un qualcosa in più rispetto al nulla fatto negli anni passati dai Governi di Cuffaro prima e Lombardo poi; mi perdoni però, se proprio non riesco a star zitto di fronte a quella che considero un’offesa rivolta verso migliaia di giovani siciliani.

L’offerta dei tirocini che prevedeva, in caso di avvenuta selezione, l’assegnazione di 250 euro alle aziende ospitanti e 500 euro lordi al mese per ciascun tirocinante, a fronte dei 2000 posti previsti, è stata gestita nel peggiore dei modi.

Sorvolo sull’emanazione di un bando che lasciava parecchi dubbi interpretativi agli aspiranti tirocinanti, ma non posso tacere sulle modalità di selezione. Anziché puntare sul valore dei C.V. dei candidati e sulla qualità delle offerte formative delle aziende, si è preferito lasciare la selezione in balia della velocità di un click al computer.

Già al primo appuntamento 800 tirocinanti sono stati sorteggiati con un server che registrava seri problemi nella fase degli accessi e le critiche, anche aspre, che Vi sono state rivolte in quell’occasione, pensavo magari avessero potuto indurvi ad un cambiamento di rotta nell’organizzazione della seconda selezione.

E invece ieri mattina (5 agosto), anche al secondo “click day”, neanche la velocità è bastata a imprese e giovani per incrociare domanda e offerta. Già diverse ore prima il sito ufficiale del Piano Giovani non dava la possibilità di effettuare il login e quei pochi che ci riuscivano erano impossibilitati a caricare la pagina.

Insomma il server sembrava non reggere gli accessi. L’apoteosi si è avuta qualche ora dopo con l’Ansa che annunciava che tra le 11,00 e le 14,00 era avvenuto il fantomatico incrocio tra domanda e offerta fino a coprire le annunciate 800 posizioni.

Io credo che quanto avvenuto non sia rispettoso per quelle migliaia di persone che si erano illuse di avere una chance di essere selezionate e hanno speso parte del loro tempo per ottenere la documentazione necessaria, facendo file lunghissime presso i centri per l’impiego per accreditarsi e, al contempo, non è rispettoso nemmeno per le imprese che confidavano in modalità di selezione più trasparenti.

Misure del genere finanziate con fondi pubblici richiederebbero più trasparenza ed efficienza a partire dalle modalità di selezione fino alla gestione tecnica dei siti internet ufficiali di riferimento.

Lei ha usato il termine “radical chic” per indicare chi lamentava offerte di tirocinio nei campi più svariati, ma io le chiedo: è radical chic anche essere preclusi dalle selezioni perché un server non garantisce l’accesso agli aspiranti concorrenti?

Sarebbe corretto e credo siano in tanti a pensarla come il sottoscritto, che sia il caso di ripetere le selezioni, cambiando le modalità di incrocio tra domanda e offerta e potenziando il server. Questo sarebbe il minimo indispensabile per riparare, almeno in parte, alle aberrazioni a cui abbiamo assistito: la rivoluzione non avviene solo con i proclami e lo stanziamento dei fondi ma, gentile Assessore, parte in primo luogo dai metodi.

 


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