Il disastro dei boschi siciliani. Governo Crocetta e Roma corrono ai ripari dopo aver prodotto un sacco di danni

IL FABBISOGNO AL 31 LUGLIO E’ DI 38 MILIONI. NE SERVONO ALMENO 20 MA DA ROMA ARRIVA L’OK SOLAMENTE PER UNA MINIMA PARTE, SUFFICIENTE PER GARANTIRE ALTRE CINQUE GIORNATE LAVORATIVE AL SERVIZIO ANTICENDIO BOSCHIVO DELLA SICILIA CHE COSTA 700 MILA EURO AL GIORNO. I LAVORATORI RISCHIANO DI NON EFFETTUARE LE 151 GIORNATE ENTRO FINE ANNO

La Sicilia ha consegnato le armi a Roma. Dopo l’accordo finanziario tra il presidente della Regione ed il premier Matteo Renzi, che ha definitivamente cancellato ogni velleità autonomista della Regione siciliana, i siciliani dovranno abituarsi a vedere col contagocce le risorse finanziarie necessarie per evitare il default di bilancio.

Ne sanno qualcosa i lavoratori forestali che quest’anno, per la prima volta, si ritroveranno a metà luglio, nel pieno della stagione estiva e degli incendi, a cacciare le mosche anziché rischiare la vita per domare le fiamme. Una desertificazione di boschi e aree attrezzate a verde alimentata, paradossalmente, dall’inconcludenza dell’esecutivo regionale incapace di scelte chiare e concrete e in balia del Governo centrale per garantire le adeguate risorse finanziarie.

Il prossimo 17 luglio la commissione paritetica sulla sanità dovrebbe sbloccarsi 20 milioni di euro necessari per garantire il servizio antincendio fino alla fine del mese di luglio. Va ricordato che, in sede di manovra di bilancio bis, la copertura finanziaria, che non era assolutamente certa, lo è diventata attraverso il ricorso al sistema della proporzionalità, per cui se il risparmio sarà di 100 milioni di euro, 20 milioni andranno ai forestali e 80 milioni ai Comuni. Se invece il risparmio dovesse essere minore, ad esempio 50 milioni di euro, 10 milioni di euro andranno ai forestali e 40 per i Comuni, secondo il principio che un quinto si assegna ai forestali e quattro quinti a i Comuni.

Proprio ieri, nel corso dell’audizione in commissione Ambiente e Territorio all’Ars, in merito alla riorganizzazione delle risorse umane nel settore forestale con particolare riguardo alla prevenzione degli incendi, è stato annunciato che Roma ha sbloccato tre milioni e mezzo di euro. Un risultato davvero magro e ampiamente insufficiente a favore del settore forestale, ottenuto a seguito di un viaggio della speranza che ha visto il presidente della Regione, Rosario Crocetta e l’assessore all’Economia, Roberto Agnello, bussare alla porta del Governo nazionale con il cappello in  mano per elemosinare qualche spicciolo ed evitare che l’Isola venga divorata dagli incendi.

Somma insufficiente a garantire la continuità lavorativa per il mese di luglio. Una situazione che ha dell’incredibile i cui possibili effetti non sembrano ancora compresi dai parlamentari regionali.

Ogni giorno il servizio antincendio costa 700 mila euro. Grazie al contributo concesso dallo Stato di 3,5 milioni di euro, come già accennato, il servizio potrà continuare per altre cinque giorni, nelle more dell’approvazione della manovra ter all’Ars. Pazzesco, ma vero.

Eppure siamo lontanissimi dalla copertura complessiva della spesa necessaria a garantire il servizio fino alla fine del 2014. Il fabbisogno, difatti, è di circa 270 milioni di euro per garantire le giornate lavorative sia dei manutentori dell’Azienda che degli addetti incendio boschivo del Corpo forestale. Sono circa 110 i milioni che servono per la stagione antincendio in Sicilia. Risorse che, in questo momento, non sono nella disponibilità dell’Amministrazione regionale perché ‘derubate’ dal Governo nazionale.

Soldi che dovrebbero risultare disponibili, se non sorgeranno intoppi, a fine luglio. Ed intanto il servizio sarà sospeso ed i lavoratori torneranno ad incrociare le braccia mentre gli incendi, nella stragrande maggioranza dei casi di origine dolosa, torneranno a riempire pagine di cronaca.

Non solo non è accettabile, né pensabile la sospensione del servizio antincendio boschivo nel mese di luglio, ma visti i ritardi nella prevenzione e nel completamento dei viali parafuochi, si dovrebbe procedere all’assunzione immediata di tutti i lavoratori compresi i settantottisti dell’Azienda foreste demaniali.

Ed invece succede il contrario. Ad Enna, per esempio, i primi centocinquantunisti avviati saranno sospesi per mancanza di copertura finanziaria con il rischio di non fargli completare le giornate lavorative previste per legge entro il 31 dicembre 2014. Stessa cosa si verificherà nei prossimi giorni nelle altre province dell’Isola con il reale rischio di non rispettare le giornate di garanzia occupazione previste dalla legge 16 del 6 aprile 1996, oltre al probabile impatto terrificante sull’ambiente.

I fatti certificano il fallimento del Governo regionale e delle scellerate scelte normative e amministrative. Ma anche del Governo nazionale di Renzi che ha scippato un sacco di soldi alla Sicilia con la ‘benedizione’ del Governo Crocetta e di tutto il PD siciliano, area Cuperlo compresa. Ma anche dell’Udc, del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, dei ‘giannizzeri’ raccattati a Sala d’Ercole da Totò Cardinale e da Articolo 4 di Lino Leanza. Sono questi esponenti politici – insieme al Governo nazionale di Renzi, a chi appicca il fuoco e all’ex assessore, Dario Cartabellotta, protagonista di una riforma del settore ridicola – i responsabili del disastro dei boschi siciliani.

Problemi a mai finire che hanno interessato non solo la copertura finanziaria, ma anche l’organizzazione del lavoro. Nello specifico si è registrato in tutto il territorio siciliano ritardi nell’effettuazione delle visite mediche ai lavoratori previsti per legge. In alcune province addirittura l’Azienda sanitaria provinciale si è rifiutata di effettuare il servizio accrescendo i ritardi nella fase di avvio del personale forestale dell’antincendio.

È davvero grottesco, poi, che tutti, nessuno escluso, hanno preso le distanze dall’articolo 12 della legge regionale n.5 del 28 gennaio 2014 che ha riunificato le graduatorie dei manutentori dell’Azienda foreste demaniali con i forestali del servizio antincendio boschivo del Corpo forestale della Sicilia. Graduatorie che hanno costituito il più grande problema che il settore ha dovuto affrontare in sede di avvio delle attività per il 2014.

A prendere le distanze dalla norma, contestata da Lega ambiente, WWF, Ugl Agroalimentare Sifus, Cobas e da altre organizzazioni sindacali autonome, anche coloro che l’hanno condivisa e voluta. Difatti a chiederne l’abrogazione, dopo il fallimento in soli cinque mesi, un vero record, certificato dai fatti e da quanto accaduto nel settore, sono sia il Governo regionale che lo ha ‘imposto’, facendolo votare all’unanimità all’Ars, che i sindacati confederali Flai Cgil, Fai Cisl e Uila.

Per sgombrare ogni dubbio e strumentalizzazione pubblichiamo il testo del verbale di accordo del 24 settembre 2013, sottoscritto dai sindacati confederali e dagli assessori alle Risorse agricole e al Territorio e Ambiente. Accordo che è stato vistato dal capo di gabinetto del presidente Crocetta.

Qualcuno ha fatto male i conti. Chi ha firmato l’accordo si è assunto una grande responsabilità. Proprio l’assessore Paolo Ezechia Reale, che ha partecipato alla citata audizione in commissione Territorio ed Ambiente dell’Ars, ha ricordato che l’articolo 12 della legge regionale n.5/2014 nasce da un’intesa con i sindacati. Quelli che il Governo Crocetta ha voluto al capezzale, decidendo, discrezionalmente, di escludere altre sigle che comunque rappresentano una parte dei lavoratori del settore forestale.

L’aspetto finanziario, lo ripetiamo, ha messo in ginocchio comunque il settore complicando l’organizzazione delle attività di manutenzione e prevenzione incendi. Per la prima volta in oltre trent’anni di attività non è ancora stata completata, se non in sparuti casi, l’attività di prevenzione incendi e manutenzione da parte dei braccianti dell’Azienda foreste demaniali. Così come il servizio antincendio boschivo è stato avviato dopo il 15 giugno, termine ultimo previsto dalla normativa nazionale per avviare gli addetti incendio boschivo.

Il settore forestale paga a caro prezzo l’imbarazzante contraddizione del Governo regionale guidato dal presidente della Regione, Rosario Crocetta.


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