Ars/ Voti per la terza finanziaria cercasi: ma i conti di Crocetta Lumia e Faraone non tornano…

MENTRE LA SICILIA AFFONDA INIZIA OGGI A SALA D’ERCOLE LA ‘CAMPAGNA ACQUISTI’. MEZZO PD E’ IN RIVOLTA. COSI’ AL GOVERNO SERVONO DEPUTATI CONSENZIENTI. D’ASERO E GIBIINO (SU IMPUT DI ALFANO E BERLUSCONI) SONO PRONTI AL SUK: MA NON E’ DETTO CHE I PARLAMENTARI DEI RISPETTIVI PARTITI SIANO DISPOSTI A PERDERE LA FACCIA. COSI’ ALL’ESECUTIVO NON RESTANO CHE I GRILLINI. CHE QUESTA VOLTA POTREBBERO RIFIUTARSI DI FARE DA SGABELLO A CHI COMANDA

La scorsa settimana politica e parlamentare, per la Sicilia, si è chiusa con i ‘botti’: ovvero con la notizia (o meglio, con l’ufficializzazione della notizia, che era sussurrata da quasi un mese) che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ha rinunciato a una serie di contenziosi con il Governo nazionale. Lo sputtanamento è stato totale.

Il governatore Crocetta ha cercato di metterci una pezza. Costretto dal clamore suscitato dalla notizia ad arrampicarsi sugli specchi per giustificare ciò che appare ingiustificabile.

Oggi si apre una settimana piena di incognite. Certo, alla fine, la scorsa settimana la Corte dei Conti, nel bene e nel male, ha ‘parificato’ il Bilancio 2013. Ma i veri problemi, per la Regione siciliana, sono rappresentati da quello che succederà quest’anno.

Ormai siamo a luglio. E agli occhi di oltre 5 milioni di siciliani appare sempre più chiaro il contrasto stridente tra ciò che il presidente della Regione dice e ripete e ciò che l’Amministrazione regionale fa e, soprattutto, non fa.

Oggi appare sempre più chiaro che Roma sta imponendo alla Sicilia una sorta di fallimento controllato. Il problema è solo di ordine pubblico. Per il resto, i siciliani possono pure morire. A Roma non gliene fotte nulla.

I tagli, in Sicilia, riguardano tutti i settori, nessuno escluso. Sono visibili nell’incerta gestione degli operai della Forestale, nella gestione dei beni culturali (dopo un anno e mezzo c’è chi si accorge che molti siti sono abbandonati, facendo finta di non sapere che già con il Bilancio 2013 i tagli, nella gestione amministrativa di questo settore, sfioravano il 70 per cento!), nella gestione dei precari.

Ancora: l’agricoltura siciliana è allo sbando (i 2,1 miliardi di euro del Piano di sviluppo rurale, per la parte che riguarda i fondi utilizzati, non sono stati spesi, in larga parte, per il rilancio di questo settore, ma per foraggiare amici e parenti di politici e burocrati; mentre gli altri tradizionali aiuti nazionali ed europei – è il caso del vino – continuano a riguardare i soliti noti che incontreremo nella gestione, molto discutibile, della partecipazione all’Expo).

L’industria, in Sicilia, è sempre più in difficoltà. Gli stessi gruppi nazionali, che nella nostra Isola, da oltre 50 anni, fanno il bello e il cattivo tempo, tagliano. L’Eni di Gela, ad esempio, sta per mettere in pratica tagli già annunciati da tempo. Non che la cosa sia disdicevole: il problema è che i signori dell’Eni continueranno a tenersi Gela, propinando un modello industriale vecchia maniera: tanto inquinamento, ma con un numero inferiore di addetti. Insomma, il solito atteggiamento colonialista che abbiamo conosciuto dalla morte di Enrico Mattei in poi.

I tagli si stanno abbattendo anche sugli impiegati pubblici. La Corte dei Conti, la scorsa settimana, ha certificato che la Regione, tra dipendenti e pensionati, paga ogni anno un miliardo e mezzo di euro.

Nel nome di uno Stato di diritto che ormai è in via di ‘rivisitazione’ all’ombra della solita Germania – oggi come negli anni ’30 del secolo passato arbitra dei nostri destini – la Regione ha iniziato a mettere in discussione i diritti acquisiti da certi pensionati. Nel mirino ci sono quelli che un tempo erano i direttori regionali, poi diventati dirigenti generali dei dipartimenti con la legge regionale n. 10 del 2000.

A questi pensionati, con oltre un decennio di ritardo, il Governo contesta le pensioni. E in parte gliele ha ridotte con una forzatura non da Stato democratico, ignorando, per l’appunto, i diritti acquisiti. Con una legge che avrebbe dovuto essere impugnata dall’Ufficio del Commissario dello Stato. Ma che non è stata impugnata perché imposta dallo Stato che, a catena, su questi tagli, prende ormai direttive dall’Unione europea.

Sotto scopa ci sono anche i dipendenti regionali. Si profila il dimezzamento dei mille e 800 dirigenti. E il pensionamento anticipato per gli altri dipendenti. Se non abbiamo capito male, metà dei dirigenti verranno riportati a funzionari e una parte di questi andrà a casa con una pensione al minimo.

I dirigenti che resteranno in servizio verranno messi a dieta. Si dovrebbero salvare solo quelli che riusciranno a entrare nelle grazie del Governo regionale.

Quanto ai dipendenti, pensionamento pure per loro: l’obiettivo dovrebbe essere quello di mandarli a casa con poco più di mille euro al mese.

Stranamente, non si sente parlare dei 2 mila 565 dipendenti della Regione che si sommano ai 17 mila e 500 dipendenti circa. Per questi signori, arrivati da chissà dove e chissà come – di certo non perché hanno vinto un concorso – si sa poco o nulla. Anche questo gruppo verrà sfoltito?

In questo scenario Sala d’Ercole dovrebbe iniziare il dibattito sulla terza manovra finanziaria. I soldi da spendere sono rappresentati dai “30 denari” ottenuti da Crocetta in cambio della rinuncia ai contenziosi. Con i soldi del tradimento il Governo dovrebbe tentare di tenere a galla una Sicilia che affonda giorno dopo giorno.

Per Crocetta e i suoi compari il cammino, a Sala d’Ercole, si annuncia impervio. Nemmeno la copertura del Governo nazionale di Matteo Renzi, ormai, lo mette al riparo da un PD che in Sicilia è in maggioranza ostile al presidente e alla sua Giunta.

Ed è anche logico: a Roma Renzi sta tentando di far passare le finte riforme istituzionali imposte dalla Germania della signora Merkel: abolizione del Senato, una Camera dei deputati di ‘camerieri’ (leggere legge elettorale senza voto di preferenza), penalizzazioni alle Regione, controllo ‘militare’ della Corte Costituzionale e del Consiglio superiore della magistratura e via continuando con la riduzione degli spazi democratici.

Per fortuna non tutti, nel PD, sono disposti a vendere l’anima al Pangermanesimo di ritorno della signora Merkel e dei ‘Popolari’ (dizione che fa ridere se si pensa al popolarismo sturziano che i tedeschi si mettono sotto i piedi!). L’opposizione al tedescofilo Renzi – che in queste ore sta solo fingendo di mostrare i muscoli a un’Europa delle banche di cui è, invece, braccio operativo – monta di ora in ora nel PD. E si trasferisce, come un’onda, in Sicilia, dove i renziani, oltre a non essere maggioranza, sono anche arroganti e scadenti.

Cosicché Crocetta e il senatore Giuseppe Lumia, che pensavano di aver fatto bingo passando, armi e bagagli, sotto le bandiere renziane, si ritrovano a Sala d’Ercole con il culo a terra. Da qui la campagna ‘acquisti’ del presidente della Regione e del senatore.

I due pensano di avere già acquisito i parlamentari regionali del Nuovo centrodestra: e si sbagliano: con loro, infatti, hanno solo il solito Cimabue-Nino D’Asero, capogruppo di se stesso e qualche ‘ascaro’: gli altri – i vari Nino Germanà, Vincenzo Vinciullo, Pietro Alongi, nella migliore delle ipotesi per il Governo regionale, giocheranno ad alzare il prezzo).

(sopra, a destra, un suk: quello che l’Ars rischia di diventare con la ricerca dei voti per l’approvazione della terza finanziaria…)

Crocetta si è rivolto, tramite Renzi e Berlusconi (ormai alleati di ferro: veramente senza vergogna questo PD di Renzi!), al coordinatore di Forza Italia in Sicilia, Vincenzo Gibiino, che già, in pochi giorni, a furia di contorcersi, ha già ‘maturato’ tre o quattro ‘ernie’ politiche…

Anche dentro il gruppo di Forza Italia non tutti sono disposti a vendersi al Governo Crocetta. Anche perché il Governo Crocetta è inviso alla stragrande maggioranza dei siciliani. In ogni caso, il nostro giornale informerà i lettori sui possibili casi di ‘compravendita’ di parlamentari di Forza Italia in Aula. A cominciare dal vergognoso tentativo di Crocetta di consentire ai presidenti delle società regionali espressione del suo ‘cerchio magico’ di passare da una retribuzione di 50 mila euro annui a 250 mila euro.

Su questo fronte, da parte nostra, lo sputtanamento del Nuovo centrodestra e di Forza Italia – se questo articolo di legge dovesse passare – sarà totale. Organizzeremo degli speciali per andare a spiegare agli elettori di questi deputati quanto sono venduti i deputati che hanno mandato all’Ars.

Detto questo, per Crocetta, Lumia e per terzo ‘scienziato’ del Governo regionale – Davide Faraone – i conti, a Sala d’Ercole, non tornano lo stesso. Così i tre hanno gettato gli occhi sui 14 deputati grillini.

Per ingraziarseli, prima hanno ritirato la circolare truffaldina che avrebbe consentito la sanatoria edilizia in alcune aree vincolate della Sicilia. E poi, sempre per ‘rabbonirli’, hanno ritirato il prezziario regionale sugli impianti fotovoltaici (un altro dei tanti imbrogli della solita antimafia degli affari).

Basteranno questi due provvedimenti a Crocetta, Lumia e Faraone per ottenere i voti dei grillini? Secondo noi, no. Perché, anche in questo caso, lo sputtanamento del Movimento 5 Stelle della Sicilia sarebbe totale.

Il Movimento 5 Stelle, ad esempio, potrebbe chiedere al Governo Crocetta e al Governo Renzi di ritirare tutti i permessi di ricerca di idrocarburi che hanno concesso – supponiamo non solo per fare grande l’Italia petrolifera… –  ai petrolieri.

Ma la manovra sarebbe lo stesso rischiosa. Considerato che sono ‘operazioni’ già ‘chiuse’, il rischio sarebbe solo un falso ritiro, modello Muos di Niscemi: in pratica, dopo aver acciuffato la finanziaria atto terzo, Crocetta, Lumia e Faraone (e il Governo nazionale) riconsegnerebbero il mare della Sicilia ai petrolieri.

Insomma per i grillini siciliani, con i tempi da lupi che corrono, è meglio restare all’opposizione.


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