Formazione/ E venne il tempo delle smentite: lo scandalo ‘stipendi d’oro’ si sgonfia giorno dopo giorno

DOPO L’ENGIM SICILIA A SMENTIRE SONO ANCHE ENFAP SICILIA E IRIPA SICILIA. E’ IL CASO, FORSE, CHE SI FACCIA CHIAREZZA SULLA VICENDA PER EVITARE INUTILI ATTACCHI AL SETTORE

Rischia di rivelarsi un bluff il cosiddetto ‘scandalo degli stipendi d’oro’ nella Formazione professionale. Altri enti smentiscono la notizia secondo la quale avrebbero garantito stipendi da favola a propri dipendenti.

Ogni giorno che passa si sgonfia la dimensione ‘catastrofica’ e l’effetto mediatico creato su una vicenda che presenta, invece, solamente qualche caso di compensi esagerati e fuori controllo. I soliti furbetti che non sono mai mancati.

Non è un caso che, dopo l’articolo pubblicato dal nostro giornale sulla vicenda, siano arrivate altre due smentite.

Dall’Enfap Sicilia abbiamo ricevuto in redazione la smentita circa la presenza di una unità che percepisce uno stipendio d’oro.

È successo che, a seguito di un errore nell’elaborazione dei dati, l’Enfap abbia trasmesso al gruppo di lavoro che ha elaborato un prospetto riepilogativo di tutti i lavoratori percettori di retribuzioni, suddivisi per profilo funzionale e livello contrattuale e divisi per ente di appartenenza, un importo sbagliato relativamente ad un percettore.

Difatti, è stato digitalizzato sullo stesso codice fiscale il valore di due retribuzioni annue riguardanti due dipendenti con cognome simile, che ha fatto schizzare l’importo ad oltre ottanta mila euro.

L’ente ha precisato al nostro giornale che la questione era già stata chiarita da tempo al gruppo di lavoro che ne aveva preso contezza, rilevando e constatando l’effettivo errore.

Cosa sia successo dopo non si capisce. Perché l’Enfap Sicilia risulta tra gli enti che hanno riconosciuto stipendi d’oro al proprio personale dipendente quando, carte alla mano, in assessorato sapevano già quale fosse la verità?

Forse l’intento è sempre lo stesso? E cioè, quello di cancellare quanti più enti possibili per camuffare che i soldi sono spariti, volatilizzati, o chissà perché, utilizzati per altre ‘umanitarie’ finalità?

Anche dall’ente di formazione Iripa Sicilia è giunta in redazione la smentita.

Il direttore generale dell’Iripa, Giuseppe Navetta, ha riferito al nostro giornale che da un’analisi più dettagliata dei dati forniti all’assessorato tramite l’Allegato sub a), si evince che, per un errore di digitazione del codice fiscale del Sig. Piacentino Carmelo, l’importo relativo al costo attribuito a tale dipendente (direttore di VIII livello) è stato sommato al costo relativo alla Sig.ra Parrinello Maria Cristina, e conseguentemente sono state sommate anche le ore di impegno settimanale (36 ore + 36 ore = 72 ore); per cui nel tabulato distribuito dall’Amministrazione agli Organi di stampa risulta tale madornale errore.

Di seguito pubblichiamo il prospetto relativo al personale indicato dall’ente:

– Parrinello Maria Cristina – VIII Livello – 72 ore impegno settimanali – € 84.399,05 costo totale annuo

Mentre la situazione reale è:

– Parrinello Maria Cristina – II Livello – 36 ore impegno settimanali – € 31.481,54 costo totale annuo

– Piacentino Carmelo – VIII Livello – 36 ore impegno settimanali – € 52.917,51 costo totale annuo

Dopo aver chiarito l’equivoco, è lo stesso Navetta ad auspicare che si eviti di divulgare dati non corretti e di prendere, invece, in considerazione la situazione reale prima di diramare informazioni errate.

Pubblichiamo di seguito la lettera trasmessa al quotidiano la Repubblica dal citato ente di formazione.

Su la Repubblica di oggi, 2 luglio 2014, nell’articolo Gli sprechi della Regione – I segreti della Formazione duecento uomini d’oro con stipendi da manager – a firma di Antonio Fraschilla, si legge testualmente “…. l’Iripa Sicilia sostiene d’aver affrontato annualmente un costo pari a 84 mila euro per il contratto della dirigente Maria Cristina Parrinello”.

Si smentisce categoricamente quanto affermato, in modo tendenzioso, nell’articolo, per diversi motivi:

– la Signora Maria Cristina Parrinello non è un dirigente dell’Iripa Sicilia, ma una semplice impiegata di II secondo livello (Operatore Amministrativo) della Sede di Trapani: il suo stipendio mensile netto (quando lo percepisce) si aggira attorno a 1.200 euro a fronte di un costo lordo annuo attorno a 30 mila euro;

– l’Iripa Sicilia, nel suo organico, non ha alcun dirigente (con contratto specifico), ma impiegati;

– l’Iripa Sicilia, per tutti gli impiegati, applica il Ccnl della Formazione Professionale e, nella fattispecie, sta applicando quello vigente 1 gennaio 2011 – 31 dicembre 2013.

Si precisa, inoltre, che l’Iripa Sicilia può pagare gli stipendi dei dipendenti solo quando l’Assessorato eroga i finanziamenti (e talvolta ritardano diversi mesi) tant’è vero che gli stipendi viaggiano con ritardi di 8-10 mesi.

Gli articoli diffamatori, come quello sopra accennato, alimentano la cosiddetta ‘macelleria sociale’, allorquando ogni dipendente, stremato nelle forze per non aver ricevuto neanche il minimo per il suo sostentamento, sentendosi tradito dal suo ente nella dignità di lavoratore impegnato, viene fomentato a scagliarsi contro, pensando che l’Istituto attui sperequazioni a favore di alcuni privilegiati che, conseguentemente, abusano sulla pelle di altri lavoratori.

Nel ribadire che l’Iripa Sicilia applica a tutti i suoi dipendenti il Contratto di Lavoro specifico della Formazione Professionale e che non ha nessun privilegiato e neanche dirigenti retribuiti, si rimane indignati per come la disinformazione viaggia sulle pagine della stampa e che la stessa aggrava l’attuale drammatica situazione del settore.

Per quanto detto, si chiede una smentita dell’affermazione: “…. l’Iripa Sicilia sostiene d’aver affrontato annualmente un costo pari a 84 mila euro per il contratto della dirigente Maria Cristina Parrinello: ….”, mediante pubblicazione, per intero della presente…”.

Nota a margine

Prima di dare in pasto all’opinione pubblica certe notizie sarebbe il caso, soprattutto in settori caratterizzati da elevata complessità, di approfondire e verificare ogni fatto.

Il rischio, quando l’informazione sulla Formazione professionale siciliana non è corretta, è quello di screditare il settore, spostando l’attenzione su altro, per allentare la ‘morsa’ su ritardi e inadempienze del Governo e dell’Amministrazione regionale in ordine ai pagamenti degli stipendi al personale. Ma , ne siamo certi, non è il caso dell’inchiesta in oggetto, dove c’è stato solo un malinteso.

Le cifre degne di attenzione, gli importi anomali, sono quelli superiori ai settanta mila euro, perché al di sotto di tale cifra il Contratto collettivo di lavoro della formazione professionale prevede – per i livelli funzionali apicali e in presenza di anzianità elevata di servizio –  percezione di importi leggermente al di sotto del citato limite.

Stipendi superiori ai settanta mila euro, dicevano, costituiscono il campanellino d’allarme per avviare controlli e approfondimenti. Va chiarito comunque che gli importi annui a cui si fa riferimento non coincidono con la cifra intascata dal lavoratore.

Si tratta del costo totale aziendale: al dipendente, in busta paga, va la somma depurata dai costi per:

quota imposte, Irap, Tfr versato sia come premio che come rivalutazione monetaria di quello dell’anno precedente ed i costi previsti in applicazione degli istituti contrattuali come la Progressione economica orizzontale (Peoi sostituisce il vecchio salario differito).

La contribuzione in via ordinaria a carico dell’azienda si attesta all’incirca al 55 per cento per imposte, contribuzione e salario differito. Solamente la differenza costituisce la parte destinata al lavoratore dipendente.

Prima di parlare o scrivere cifre che possono apparire esagerate percepite da lavoratori che, da oltre diciotto mesi, sono sotto tiro da una campagna mediatica demolitoria, sarebbe opportuno verificare ogni singolo aspetto, evitando così il diffuso odio che annebbia il clima già pesante nel settore della Formazione professionale.

Al di là delle legittime e perentorie smentite da parte di Engim Sicilia, Enfap Sicilia e Iripa Sicilia, è chiaro che qualcuno ha giocato un brutto scherzo per provare a screditare il settore della formazione professionale nei confronti dell’opinione pubblica. E questo a dimostrazione che qualcosa non convince.

Resta inteso che i furbetti, se ce ne sono, e pare che qualcuno lo sia, se hanno sbagliato paghino con la revoca dell’accreditamento, ma far di tutta l’erba un fascio non è il migliore viatico per riformare, secondo regole, il settore della formazione professionale.

Purtroppo, in questo settore, si continua a brancolare nel buio. L’Amministrazione rinvia continuamente gli incontri, inventandosi ogni volta una nuova criticità.

L’assessore regionale, Nelli Scilabra, ha annunciato l’avvio della terza annualità solo sulla carta, perché operatori, associazioni degli enti e organizzazioni sindacali dei lavoratori vivono ancora sotto pressione per via della sequela di tavoli istituzionali sulla programmazione che hanno solo garantito la diluizione temporale a chi non ha alcuna idea su cosa fare. Siamo allo sfascio e si continua ad applaudire per le buone prassi e la ventata di novità che davvero in pochi hanno notato.

g.m.


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