I siti culturali della Sicilia? Se la prendono con i dipendenti. Ma il pesce puzza dalla testa…

I VERI RESPONSABILI DELLO SFASCIO SONO IL GOVERNO NAZIONALE E IL GOVERNO REGIONALE. IL PRIMO SI PRENDE I NOSTRI SOLDI. IL SECONDO, A CAUSA DEI ‘FURTI ROMANI’, NON HA I SOLDI PER PAGARE GLI STRAORDINARI! E I SITI GESTITI BENE CHE INCASSANO BENE VENGONO ‘ALLEGGERITI’ DALLA REGIONE CHE SI PRENDE TUTTO, COME A CATANIA… LA DENUNCIA DI SADIRS E COBAS

Ogni tanto qualcuno si sveglia e scopre che i beni culturali siciliani sono gestiti male. E’ così da sempre. Ma lo scenario è peggiorato da quando la Regione siciliana è in ‘bolletta’ e, in tanti casi, paga gli stipendi ‘schitti schitti’, senza straordinario.

Come stanno, in realtà le cose? Si legge in un comunicato diffuso questa sera da Giuseppe Salerno e Giuseppe Di Paola, responsabili regionali del Sadirs per le politiche dei beni culturali, Michele D’Amico, responsabile regionale del Cobas-Codir per le politiche dei beni culturali e Simone Romano, coordinatore regionale del Cu.Pa.S/Codir (Custodi del Patrimonio Culturale Siciliano):

“Il personale che lavora in tutti i siti culturali siciliani, nelle aree archeologiche, nelle sale espositive delle gallerie e delle biblioteche regionali, ma anche negli stessi uffici delle soprintendenze e dell’assessorato, è stanco di vedersi addossare colpe che non ha e che, invece, appartengono ad una gestione fallimentare dettata da una serie di Governi Regionali che si sono succeduti in una gestione fallimentare senza alcun progetto di sviluppo dei beni culturali siciliani”.

“Inoltre – continuano i sindacalisti – il personale addetto alla valorizzazione del nostro immenso patrimonio culturale si sente oltremodo sbeffeggiato. Non si può, infatti, sottacere il fatto che, da oltre un anno, tutto il personale dei beni culturali non ha percepito nemmeno un centesimo di euro per i servizi prestati, a causa di un madornale errore di una dirigente preposta ai servizi per il personale (e della quale vigileremo se a fine anno avrà raggiunto o meno tutti i suoi obiettivi). Il personale, poi, che si occupa di vigilanza e fruizione dei siti culturali siciliani è impiegato, in violazione delle leggi vigenti e del dettato contrattuale, senza che percepisca alcuno straordinario e, a tal proposito, invitiamo il Governo regionale a smentire discutibili dichiarazioni di taluni autorevoli rappresentanti delle nostre istituzioni su presunte somme spese per lavoro straordinario”.

“Non ci stancheremo mai – concludono D’Amico, Romano, Salerno e Di Paola – di chiedere interventi urgenti che rivoltino radicalmente la gestione strutturale e l’offerta culturale, affinché la ricchezza prodotta dal sistema dei beni culturali possa essere reinvestita all’interno del medesimo settore, quel settore che questo Governo regionale, invece, mal consigliato da una scalcagnata corte, ha trasformato in letamaio facendo anche venire meno quella sicurezza fondamentale per preservare il nostro patrimonio e la stessa incolumità del personale addetto”.

Nota a margine

Non è facile capire chi ha torto e chi ha ragione. L’unica cosa certa è che tanti siti culturali che fanno capo alla Regione sono gestiti male. Potrebbero incassare un sacco di soldi. Invece non vengono promossi. Anche perché – l’inchiesta della magistratura sui ‘Grandi eventi’ ne è la testimonianza – i soldi per la promozione della Sicilia all’estero, in buona parte, restavano in Sicilia. Promozione in casa.

Poi c’è un’altra verità che non tutti raccontano: i siti culturali della Regione sono tanti e – benché quello che scriviamo possa sembrare strano – per gestirli correttamente occorrerebbe più personale. Soprattutto per assicurare l’apertura nei giorni festivi e, in estate, anche la possibilità di renderli fruibili anche fino a mezzanotte.

Invece regna solo una grande confusione. Chi, oggi, fa la morale, ‘indignandosi’ per come sono gestiti i beni culturali siciliani evidentemente non sa – ad esempio – che, nel 2013, i fondi per la gestione di questi siti sono stati tagliati in modo selvaggio. Tagli che sono stati la risultante di altri tagli: ovvero i soldi che lo scorso anno il Governo nazionale ha scippato al nostro Bilancio: 915 milioni di euro!

Quest’anno lo scenario è identico a quello dell’anno scorso, se non peggiore: non ci sono soldi e non si pagano gli straordinari. Cosa, questa, che andrebbe spiegata a qualche ‘economista del lunedì’.

Non solo. In Sicilia ci sono anche beni culturali gestiti bene che incassano bene: ma i soldi se li prende l’Amministrazione regionale. Succede, ad esempio, a Catania. Dove farebbero volentieri a meno della Regione siciliana che in una città abituata a fare impresa viene vista come un’Amministrazione di “parassiti”. E non hanno torto. Anzi.

 

 


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