Il professore Raimondi ‘bacchetta’ i giuristi di Palazzo d’Orleans: “Ars e Regione sono amministrazioni diverse”

BASTERA’ IL DIRITTO A CONVINCERE IL POPULISMO E LA DEMAGOGIA DI CHI PENSA DI INVENTARE LE LEGGI AL DI LA DELLA LEGGE?

Ogni tanto qualche lezione di diritto ci vuole. Anche per chi, pur ricoprendo importanti cariche elettive, non ha mai provato a documentarsi su questo argomento. Ma anche per chi – a Palazzo d’Orleans, sede della presidenza della Regione – pensa di conoscere una materia che, invece, forse non padroneggia abbastanza.

Questa volta a parlare non siamo noi – che alla fine siamo solo giornalisti – ma il professore Salvatore Raimondi (foto tratta da uspur.unifi.it) docente di Diritto Amministrativo all’Università di Palermo.

Il tema è quello del tentativo, piuttosto maldestro, di ridurre le indennità dei dirigenti dell’Ars con una legge regionale. Addirittura – le frasi in libertà, in questi giorni sono state tante – di equiparare le indennità dei dipendenti dell’Ars a quelle dei dipendenti della Regione.

Cosa che non si può fare. Lo spiega molto meglio di quanto abbiamo cercato di illustrarlo noi il professore Raimondi in un’intervista al Giornale di Sicilia.

Spiega il docente universitario:

“Ars e Regione siciliana sono amministrazioni completamente diverse.  Bisogna tenere presente che stato giuridico e conseguente inquadramento e trattamento economico dei funzionari Ars non sono disciplinati dalla legge regionale, ma sono demandati all’autonomia regolamentare dell’Ars sancita dall’articolo 4 dello Statuto del 1946”.

Insomma, l’Ars non può intervenire su tale argomento. Serve una modifica del regolamento dell’Assemblea regionale siciliana.

“Il regolamento generale, così come i regolamenti speciali che disciplinano la specifica materia dello stato giuridico e del trattamento economico dei dipendenti dell’Assembla – dice il docente universitario – sono espressione del principio di autonomia che caratterizza le assemblee
legislative sancito per la Regione siciliana dal citato articolo 4 dello Statutodel 1946 che, come è noto, è legge di rango costituzionale. Solo l’Ars può
modificarli. Anche dire sì a quel comma, paradossalmente, non sortirebbe l’effetto sperato. Dopo l’approvazione dello Statuto, l’Ars approvò un corposo regolamento generale, più volte modificato e poi dei regolamenti
speciali, adottati dal Consiglio di presidenza. Ecco, se si deve sottolineare una zona di opacità, è proprio questa: i regolamenti speciali sono inaccessibili. Un po’ più di trasparenza sarebbe opportuna. Ma la riserva di
regolamento, del tutto analoga a quelle per Camera e Senato, c’è, e tramite regolamento si disciplina tutto ciò che riguardi il personale: pianta
organica, carriera, trattamento economico in servizio e in quiescenza”.

Basterà questo a convincere i ‘giuristi’ di Palazzo d’Orleans?

 


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