INCHIESTA/ L’aeroporto di Trapani-Birgi rischia di chiudere nel disinteresse del Governo regionale

 

IL CONTRATTO DI COMARKETING CON RYANAIR NON E’ STATO ANCORA ONORATO. I 24 COMUNI CHIAMATI DALLA CAMERA DI COMMERCIO A COMPARTECIPARE NON HANNO I SOLDI. E INTANTO UNA COMPAGNIA ARMENO-ARGENTINA, LEADER MONDIALE NELLA GESTIONE DEI SERVIZI AEROPORTUALI HA ACQUISTATO IL 39 PER CENTO DI AIRGEST

L’aeroporto Birgi di Trapani rischia di chiudere nel silenzio della politica siciliana. Eppure la Regione siciliana vanta una partecipazione del quarantanove per cento delle quote della società Airgest Spa che con il due per cento della Camera di Commercio di Trapani significa maggioranza assoluta.

A confermare le difficoltà dello scalo trapanese sono i dati del traffico aeroportuale che relegano all’ultimo posto l’aeroporto di Birgi tra i principali scali operanti in Sicilia. Una provincia turistica che rischia di avere inferto il colpo mortale, senza lo scalo di Birgi potrebbe definitivamente dire addio ai sogni di tanti imprenditori che hanno puntato sull’industria del turismo.

I numeri non sono casuali, ma soltanto l’effetto di uno stato di cose a dir poco paradossale. Dietro la perdita di passeggeri ci sono diverse criticità che amplificano la tendenza verso la possibile chiusura dello scalo ‘Vincenzo Florio’.

I dati sul traffico aeroportuale in Sicilia sono molto chiari. Il neonato aeroporto “Pio La Torre” di Comiso, in un anno di vita ha superato i centocinquanta mila passeggeri e nei primi mesi del 2014 sono stati già novanta mila.

A Catania, l’aeroporto di Fontanarossa registra un costante aumento di passeggeri sia nazionali che provenienti dalle rotte internazionali. Anche l’aeroporto ‘Falcone-Borsellino’ di Palermo ha avuto una crescita, ma solamente di passeggeri nazionali. Trapani registra invece, come dicevamo, una costante riduzione del traffico aereo sia nazionale che internazionale.

Alla base della riduzione del traffico aereo a Birgi vi sarebbe un problema legato al contratto di comarketing stipulato con Ryanair. Un contratto oneroso che, attraverso una società pubblicitaria, appartenente alla compagnia aerea irlandese con sede a Dublino, prevedeva la promozione del territorio trapanese sulle riviste distribuite sugli aeromobili e negli aeroporti dove Ryanair fa scalo. Un accordo che garantiva, attraverso i voli di Ryanair, la presenza di un certo numero minimo annuo di passeggeri all’aeroporto ‘Vincenzo Florio’ di Birgi.

Prima a garantire il pagamento del contratto con Ryanair era la Provincia regionale di Trapani, azionista di maggioranza di Airgest. Con delibera di Giunta del 12 settembre 2013 il Governo regionale di Rosario Crocetta ha deliberato l’acquisto, per la modica cifra di un milione e 200 mila euro, delle azioni della Provincia regionale di Trapani. Una valutazione assolutamente al ribasso rispetto al reale valore delle quote di Airgest e che si giustificava dalla necessità di salvare l’aeroporto di Birgi dalla chiusura facendo entrare come socio la Regione siciliana.

Lo stesso governatore Crocetta sull’acquisto delle quote della società aeroportuale trapanese ha dichiarato: “Abbiamo deliberato l’acquisto delle azioni appartenenti alla Provincia di Trapani relative all’aeroporto di Birgi. Con tale atto, la Giunta acquista, per un valore di un milione e duecentomila euro, azioni che potrebbero essere valutate oltre i 10 milioni e salva l’aeroporto di Trapani”.

Va ricordato che la Provincia di Trapani era già in liquidazione ed il commissario straordinario che ha avallato la vendita, all’epoca dei fatti, era Darco Pellos, nominato dallo stesso Crocetta.

Cosa accade però? Nessuno onora il contratto stipulato con Ryanair di due milioni e 900 mila euro all’anno per cinque anni. Dal canto suo, il Governo regionale nulla ha fatto per intervenire. E siamo ai nostri giorni. La Camera di Commercio di Trapani, vista la difficoltà di trovare venti milioni circa per cinque anni pena la perdita della compagnia aerea di Dublino e la chiusura dello scalo aeroportuale, aveva assunto l’impegno di invitare tutti i 24 Comuni della provincia di Trapani per convincerli a contribuire, in quota parte, al pagamento della costo annuale del contratto di comarketing entrando nella compagine sociale di Airgest.

Ad oggi nessun Comune ha risposto all’appello, ad eccezione di Marsala, dove il sindaco Giulia Adamo, già presidente della Provincia di Trapani, le quote di Airgest le ha acquistate direttamente da quelle possedute dall’ente camerale. È strana la vicenda del rapporto tra i Comuni trapanesi e Airgest.

Per fare fronte all’oneroso contratto con Ryanair si era parlato diverse volte di una ricapitalizzazione dell’Airgest, per permettere l’ingresso, anche con quote simboliche dei Comuni. Operazione che non si è mai concretizzata. Chissà perché! L’unico Comune ad essere entrato come socio di Airgest, lo ripetiamo, è Marsala che ha acquistato dieci azioni simboliche dalla Camera di Commercio di Trapani, garantendosi il voto in sede di approvazione del bilancio.

Gli altri Comuni invece sono rimasti fuori. E la cosa singolare è che da presidente della Provincia Giulia Adamo non volle fare entrare i Comuni nell’azionariato di Airgest, e oggi invece con il Comune di Marsala, da Sindaco, ha fatto il ‘colpo di mano’ assicurandosi una posizione di privilegio rispetto agli altri Comuni con una procedura che ha escluso tutti gli altri enti locali.

Eppure il Prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, che nei mesi scorsi si era impegnato per mettere tutti i Sindaci intorno al tavolo allo scopo di salvare l’aeroporto di Birgi dal potenziale abbandono di Ryanair, aveva assicurato, più volte, che ci sarebbero state parità di condizioni per tutti. E allora, perché il Comune di Marsala è diventato socio dell’aeroporto di Birgi?

Stranezza su una vicenda che qualche lato oscuro ce l’ha. Il risultato finale di questa trattativa, difatti, era chiara dal principio. I Comuni siciliani, oggi, sono i crisi finanziaria. Quindi niente versamenti, niente servizi. Ryanair a poco a poco sta smobilitando. La Camera di Commercio, come dicevamo, si trova adesso nell’imbarazzo di non riuscire a governare la crisi che potrebbe sfociare nella chiusura dello scalo di Birgi.

E il Governo regionale che ha acquistato le azioni dalla Provincia regionale di Trapani che cosa ha fatto? Nulla! Eppure è subentrato, stante alle parole del presidente Crocetta, proprio per salvare lo scalo trapanese. Ad oggi pero, tanto per cambiare, solo parole e nulla più. La compagnia irlandese continua a garantire i servizi ed i voli ma, lo ripetiamo, ha anche avviato una fase nuova che prevede lo spostamento dei voli su Comiso e Palermo.

Dall’ente camerale, peraltro, abbiamo poco da spettarci. Con la riforma della pubblica amministrazione ‘targata Renzi’ le Camere di Commercio da 150 dislocate lungo il territorio nazionale a breve dovranno passare a 20. Infatti, il testo della riforma varato dal Governo nazionale prevede che gli enti camerali siano regionalizzate entro sei mesi. Tra le conseguenze della ‘spending review’ contenuta nel progetto nazionale di riforma della pubblica amministrazione vi è quella che le Camere di Commercio dovranno lasciare tutte le partecipazioni nelle varie società. Il contributo camerale, peraltro, è stato ridotto del cinquanta per cento.

L’impegno assunto, quindi, dal presidente dell’ente camerale trapanese, Pino Pace, per salvare l’aeroporto di Birgi, difficilmente potrà essere portato a compimento. Eppure sono molti gli interessi che ruotano intorno allo scalo trapanese. Almeno così sembra a guardare l’assetto societario della società Airgest.

Qualche anno fa, e precisamente nel 2011, la società ‘Corporación América’, concessionaria di terminal aeroportuali e di carico, presente in cinquantatrè aeroporti in Sudamerica ed Europa, appartenente al gruppo armeo-argentino Eurnekian, è diventata azionista privato di Airgest, anche se dal sito della società aeroportuale trapanese non si evince l’ingresso nell’importante società leader mondiale nei servizi aeroportuali. Che strano! Come è poco chiaro che non si evincono i bilanci preventivi e consuntivi sul sito Airgest. Stranezze su stranezze, altro che trasparenza.

Come si arriva all’ingresso nella compagine societaria di Airgest del maggiore gestore di aeroporti del mondo? Nel mese di maggio del 2011 le cronache raccontano di una trattativa conclusa positivamente per la definizione della controversia tra Compagnia Immobiliare Azionaria (Cia) Spa di Milano e la società Euroairports Srl che, sotto il controllo di Miro Radici Finance, sub-holding della società Miro Radici Family of Companies specializzata nella diversificazione industriale (real estate, partecipazioni finanziarie, produzione tessile industriale), non aveva rispettato l’obbligo all’acquisto delle quote di maggioranza della società partecipata Infrastrutture Sicilia Srl, primo azionista privato dell’aeroporto di Trapani.

Intanto, l’aeroporto di Trapani era passato da un traffico di duecento mila passeggeri a quasi due milioni con un notevole incremento di fatturato. Circostanza che aveva spinto Radici a non ottemperare ai suoi impegni che significavano onorare gli accordi con Cia, costretta poi ad una dura battaglia legale che ha portato, in seguito, il Tribunale di Milano a disporre un sequestro conservativo sui beni della società.

La maggioranza di Euroairports Srl è ora posseduta da Corporacion America-Europa, facente parte del gruppo armeno-argentino Eurnekian, che ricordiamo essere il maggiore gestore di aeroporti del mondo, di cui solamente cinquanta si trovano dislocati in Sudamerica.

Con la nuova proprietà di Euroairports Srl è stato raggiunto un accordo transattivo per dirimere il contenzioso circa l’opzione di vendita delle quote che ha previsto complessivamente il pagamento da parte di Euroairport a Cia della somma di 5,25 milioni di euro. Alla fine dell’operazione, Cia ha conservato il controllo indiretto del cinquanta per cento di Infrastrutture Sicilia Srl.

Cosa c’è sotto? Cambia la compagine sociale di Airgest, infatti, il trentanove per cento della società passa a Euroairports Srl controllata dal maggiore gestore di aeroporti del mondo, mentre il quarantanove per cento viene acquisito dalla Regione siciliana con l’intento di salvare lo scalo aeroportuale. Inoltre, entro sei mesi il 2 per cento delle azioni di proprietà della Camera di Commercio di Trapani dovranno essere messe in vendita. Se acquistate dalla Regione siciliana potrebbe configurasi la maggioranza assoluta nelle mani pubbliche.

Sarà un bene? Visto come si è mosso, o per meglio dire non mosso, il Governo Crocetta per salvare l’aeroporto di Trapani, non c’è da stare sereni. E poi che interesse può avere la più grossa società che gestisce i servizi aeroportuali del mondo ad investire a Birgi? Presto lo sapremo. E intanto l’aeroporto ‘Vincenzo Florio’ di Trapani pare avere le ore contante.

A meno che…

Nota a margine

La verità è che le ‘tensioni’ riguardano tutte le gestioni degli aeroporti siciliani: Palermo, Catania, Trapani e anche Comiso.

Non ci sarebbe da restare stupiti se, alla fine di questo ‘giro’, la gestione degli aeroporti siciliani finirà nelle mani dei privati. Magari per i classici quattro soldi.

Così sarebbero ‘altri’ – magari non siciliani, o comunque ‘ascari’ – a gestire gli aeroporti della nostra Isola, decidendo quali e quanti turisti debbono arrivare in Sicilia.

Non sfugge agli osservatori che, proprio il ‘caso Birgi’, alla fine, ha contraddetto le previsioni degli ‘economisti’ dell’Enac, che da anni si battono per non far realizzare in Sicilia i piccoli scali aerei.

E’ evidente che il ‘successo’ dell’aeroporto di Trapani-Birgi, che ha fatto aumentare in modo considerevole la presenze turistiche in questa provincia, non è piaciuto a chi considera la Sicilia solo una ‘colonia’ da sfruttare, non certo da far crescere. 

Non a caso, oggi, ‘qualcuno’ sta facendo di tutto per fare fallire l’esperienza di Trapani-Birgi…

Senza dimenticare gli incredibili ostacoli che la classe dirigente della provincia di Ragusa – tradizionalmente una delle migliori della Sicilia – ha dovuto superare per aprire al traffico lo scalo di Comiso.  

g.a. 

 

 


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