Il 34enne di Palermo morto davanti alla sede milanese di Sky: «Contenuto dai vigilanti per un’ora, vogliamo verità»

«Arresto cardiocircolatorio». È questa, stando ai primi risultati dell’autopsia, la causa della morte di Gianni Sala. Il 34enne originario di Palermo, ma residente nel Varesotto, che ha smesso di respirare sul marciapiede davanti alla sede di Sky Italia a Milano, in zona Rogoredo, la notte tra sabato 19 e domenica 20 agosto del 2023. Sull’asfalto era immobilizzato da due guardie giurate che, adesso, sono state sospese dal servizio e indagate per omicidio colposo. L’intera scena, come mostrato nel corso della trasmissione Chi l’ha visto?, è stata ripresa dalle telecamere di videosorveglianza della sede dell’azienda televisiva: quasi un’ora in cui – tra il via vai di dipendenti e passanti indifferenti e senza chiamare forze dell’ordine o sanitari – il ragazzo viene più volte portato a terra. Fino all’immobilizzazione risultata poi fatale.

Il padre Giampiero e il fratello Danilo, assistiti dall’avvocato Giuseppe Geraci, vogliono andare avanti nella ricostruzione di quanto accaduto quella notte. «Aspettiamo la perizia con gli ulteriori esiti dell’esame autoptico – dichiara a MeridioNews il legale dei familiari – Dagli elementi che abbiamo, siamo convinti che Gianni Sala sia morto per un’asfissia dovuta alla manovra di contenimento». La testa sbattuta sullo spigolo del marciapiede e il ginocchio di una delle due guardie giurate che avrebbe esercitato una forte pressione sul collo del ragazzo «hanno causato una raccolta di sangue proprio sotto la guancia, già venuta fuori dai primi risultati dell’autopsia», aggiunge l’avvocato.

È da poco passata la mezzanotte quando il giovane inizia a correre senza senso da una parte all’altra della strada, salta per oltrepassare l’aiuola dello spartitraffico e si avvicina ai cancelli del palazzo di Sky presidiato dagli addetti alla security di Italpol. È a petto nudo, indossa solo un paio di pantaloncini neri e delle scarpe da ginnastica. Secondo quanto emerso finora nel corso delle indagini portate avanti dalla squadra mobile, quella sera Sala aveva fatto uso di droghe. Per più di un’ora, il ragazzo si aggira davanti a quell’area. Dai filmati appare evidente che non stia bene ma non emerge nessun comportamento di tipo aggressivo. Molte volte si avvicina ai cancelli di Sky e tutte le volte i sorveglianti (un 46enne e un 64enne) lo allontanano. Ma in una escalation di violenza, in cui il ragazzo viene poi anche colpito con calci e pugni, trascinato sul marciapiede e poi bloccato con la faccia schiacciata sull’asfalto.

A mezzanotte e mezza è la prima volta in cui Sala viene buttato a terra e trascinato. Si rialza, si allontana ma poi torna indietro e viene atterrato di nuovo. Dalle immagini si vede che, questa volta, sbatte la testa sul marciapiedi e viene tenuto seduto per più di tre minuti con le mani sul collo, per bloccarlo mentre tenta di alzarsi. Poi viene girato, il più giovane dei vigilanti appoggia il ginocchio sulla sua schiena e, con l’aiuto del collega che lo tiene fermo per una gamba, lo immobilizza. Per circa otto minuti, il giovane si dimena per cercare di divincolarsi dalla contenzione a cui è costretto. Poi smette di muoversi. La guardia giurata che è sopra di lui prova a scuoterlo: in quel momento, iniziano delle manovre di rianimazione piuttosto agitate. Ma Gianni Sala è già morto. L’ambulanza arriva due minuti prima dell’una di notte, seguita da una volante della polizia, ma per il giovane non c’è più nulla da fare. Dall’autopsia effettuata sul cadavere qualche giorno dopo, però, emergerà che il giovane – risultato positivo a cocaina e cannabinoidi – è morto per un «arresto cardiocircolatorio» e non per asfissia dovuta alla manovra di contenimento. Su questo, i familiari continuano a nutrire forti dubbi.

«Restiamo convinti – aggiunge l’avvocato Geraci al nostro giornale – che i due vigilantes abbiano chiamato i soccorsi troppo tardi, quando oramai non c’era più nulla da fare. Mentre sarebbe stato giusto allertare subito un’ambulanza perché era evidente che il ragazzo stesse male, ma non era aggressivo». E dall’analisi dei profili social, il legale si è fatto un’idea anche della personalità delle due guardie giurate ora indagate per omicidio colposo. «Entrambi praticavano Mma, uno sport da combattimento, e su Facebook ne facevano bella mostra collegandolo anche alle loro professioni. Profili che adesso – aggiunge l’avvocato – sono stati cancellati o ripuliti di alcuni contenuti che io, però, avevo già salvato prima». Un’altra delle cose che ha sconvolto i familiari è che, analizzando l’intero girato registrato dalle telecamere di videosorveglianza (senza audio), nessuno dei passanti interviene. Solo quando Sala è già a terra senza vita, un dipendente di Sky che esce dai cancelli in auto, si ferma, scende e si avvicina. «Una notizia, quella accaduta proprio davanti ai loro cancelli – conclude l’avvocato – che non è stata data nemmeno dagli stessi giornalisti di una delle più importanti emittenti televisive».


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