Italia, il lavoro che non c’è. Disoccupazione alle stelle in Sicilia

I DATI DIFFUSI DALL’ISTAT SUL NOSTRO PAESE SOMIGLIANO TANTO A UN BOLLETTINO DI GUERRA

di Carmelo Raffa

Dai nuovi dati pubblicati ieri dall’ISTAT si constata ancora una volta la diminuzione di posti di lavoro in Italia. Ma quello che emerge sempre di più che le più alte percentuali di non occupati risiedono in Sicilia e, in generale, nel Mezzogiorno.

I giovani che riescono a trovare occupazione in Italia, secondo la media indicata dall’Istituto di Statistica, sono vicini al 40% mentre nella nostra isola abbandonata diventano mosche bianche o miracolati.

Eppure da mesi chiediamo a chi di dovere ed in particolare alle Personalità politiche siciliane di adottare misure straordinarie per fare partire la produttività dalla Sicilia e dalle aree depresse del Paese. La nostra proposta che ribadiremo fino alla nausea è quella di defiscalizzare ed a tutti gli effetti per 5 anni i redditi dei nuovi occupati. Le Imprese metterebbero in busta paga mille euro netti per addetto ed avrebbero un notevole risparmio fiscale.

Ci prendono per sognatori? Ma quanti casi del genere sono accaduti in passato nel mondo?

Non dimentichiamo che nel dopoguerra l’Italia ed altre nazioni europee si risollevarono dal baratro grazie all’aiuto americano col famoso piano Marshall. Non dimentichiamoci l’aiuto fornito negli anni ’90 dai Tedeschi di Bonn ai fratelli dell’ex Germania comunista dell’Est.

Ed invece per la Sicilia, che è stata sempre sfruttata, tutto diventa un sogno e non gli si dà neanche quanto dovuto dalla Carta costituzionale e precisamente la pratica attuazione degli artt. 36, 37 e 38 dello Statuto autonomistico.

Ecco il bollettino di guerra pubblicato ieri dall’ISTAT:

“Nel primo trimestre 2014, con minore intensità, prosegue il calo tendenziale del numero di occupati (-0,9%, pari a -211.000 unità), soprattutto nel Mezzogiorno (-2,8%, pari a -170.000 unità). La riduzione degli uomini (-1,3%, 164.000 unità in meno) si associa a quella più contenuta delle donne (-0,5%, pari a -47.000 unità). Al persistente calo degli occupati di 15-34 anni e dei 35-49enni (rispettivamente -2,3 e -0,8 punti percentuali del tasso di occupazione) continua a contrapporsi la crescita degli occupati con almeno 50 anni (+1,0 punti)”.

“La riduzione tendenziale dell’occupazione italiana (-199.000 unità) si accompagna alla contenuta flessione di quella straniera (-12.000 unità). In confronto al primo trimestre 2013, il tasso di occupazione degli stranieri segnala una riduzione di 1,6 punti percentuali a fronte di un calo di 0,3 punti di quello degli italiani.

Nell’industria in senso stretto rallenta il calo tendenziale dell’occupazione (-0,3%, pari a -16.000 unità), cui si associa la nuova marcata contrazione di occupati nelle costruzioni (-4,8%, pari a -76.000 unità). L’occupazione si riduce anche nel terziario (-0,5%, pari a -83.000 unità), ma il calo riguarda solo il Mezzogiorno”.

“Non si arresta il calo degli occupati a tempo pieno (-1,4%, pari a -255.000 unità rispetto al primo trimestre 2013), che in più di sei casi su dieci riguarda i dipendenti a tempo indeterminato (-1,4%, pari a -169.000 unità). Gli occupati a tempo parziale continuano ad aumentare (1,1%, pari a +44.000 unità), ma la crescita riguarda esclusivamente il part time involontario (il 62,8% dei lavoratori a tempo parziale)”.

“Per il quinto trimestre consecutivo scende il lavoro a termine (-3,1%, pari a -66.000 unità), cui si accompagna per il sesto trimestre la diminuzione dei collaboratori (-5,5%, pari a -21.000 unità)”.

“Il numero dei disoccupati è in ulteriore aumento su base tendenziale (+6,5%, pari a +212.000 unità) e riguarda sia coloro che hanno perso il lavoro, sia le persone in cerca del primo impiego. L’incremento, diffuso su tutto il territorio nazionale interessa in quasi sei casi su dieci i giovani con meno di 35 anni. Il 58,6% dei disoccupati cerca lavoro da un anno o più (54,8% nel I trimestre 2013).

“Il tasso di disoccupazione trimestrale è pari al 13,6%, in crescita di 0,8 punti percentuali su base annua; per gli uomini l’indicatore passa dall’11,9% all’attuale 12,9%; per le donne dal 13,9% al 14,5%. Aumentano i divari territoriali, con l’indicatore nel Nord al 9,5% (+0,3 punti percentuali), nel Centro al 12,3% (+1,0 punti) e nel Mezzogiorno al 21,7% (+1,6 punti)”.

Nel primo trimestre 2014, dopo tre trimestri di crescita, diminuisce il numero di inattivi 15-64 anni (-0,6%, pari a -92.000 unità). Il calo si concentra nel Centro, alimentato per oltre due terzi dalle donne.”


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