La cgil ha presentato i dati sull'interruzione volontaria della gravidanza. Risultato: sono sopratutto le minorenni che ricorrono a tale intervento. Nel capoluogo del'isola piu' aborti sotto i 18 anni rispetto al resto d'italia
In Sicilia (e soprattutto a Palermo) esplodono i casi di bambine madri e madri adolescenti
LA CGIL HA PRESENTATO I DATI SULL’INTERRUZIONE VOLONTARIA DELLA GRAVIDANZA. RISULTATO: SONO SOPRATUTTO LE MINORENNI CHE RICORRONO A TALE INTERVENTO. NEL CAPOLUOGO DEL’ISOLA PIU’ ABORTI SOTTO I 18 ANNI RISPETTO AL RESTO D’ITALIA
di Viviana Di Lorenzo
A 36 anni dallapprovazione della legge 194 in materia di interruzione di gravidanza, qualche giorno fa la Cgil ha presentato, durante un convegno, dei dati a dir poco preoccupanti. Infatti la Sicilia e soprattutto Palermo, ha il tasso più elevato di bambine-madri e madri-adolescenti.
Nel 2012 lIstat ha calcolato che, solo nella città di Palermo, vi erano ben 433 casi, di cui solo 139 erano giovani minorenni e soltanto una ragazza restava incinta allinterno del matrimonio, mentre i restanti 294 casi erano giovani tra i 18 e i 19 anni.
Ciò che fa riflettere sul dato è che non si tratta di giovani immigrate, che generalmente sono coloro le quali fanno più figli, ma si tratta di ragazze palermitane. Proprio nel capoluogo siciliano si registrano più aborti sotto i 18 anni rispetto allintero territorio nazionale.
Per tale ragione, Mimmo Mirabile, responsabile medici della Fp Cgil Palermo e Silvana Bova, della segreteria Cgil Palermo, puntano la loro attenzione sulla necessità di potenziare i consultori familiari del territorio, i quali fungono da punto di riferimento, non solo quando si parla di aborti, ma più in generale di educazione alla sessualità.
Quello che rende difficilmente applicabile la legge 194 è laumento di medici obiettori di coscienza, i quali in Sicisicilia, lia sono al di sopra dell80 % e la chiusura di molti consultori familiari in cui la presenza di medici, che si dichiarano disponibili ad applicare laborto, dovrebbe essere assicurata.
Il problema nasce dal fatto che i consultori, invece di aumentare o rimanere nel territorio, vengono chiusi, togliendo lopportunità a molte donne o giovani ragazze di poter usufruire di un servizio così importante per la sfera femminile, ma più in generale per le problematiche riguardanti i nuclei familiari.
Solo il 6,6 per mille delle donne fertili a Palermo, comprese in quella fascia di età che va dai 15 ai 49 anni, hanno fatto ricorso allaborto nel 2012, al di sotto della media nazionale, che si registra intorno al 7,8. Ciò che fa riflettere sulla gravità della situazione è che a Palermo il dato aumenta se si considerano le giovani di età compresa tra i 15 e i 19 anni, infatti si parla del 10,6 % a differenza del resto dItalia, in cui la media è dell8,5%.
Invece le cosiddette baby-mamme sono, secondo i dati dellIstat:
168 sotto i 18 anni e 227 tra i 18 e i 19 a Catania;
315 minorenni e 692 tra i 18 e i 19 anni a Napoli;
139 sotto i 18 anni e 162 tra i 18 e i 19 a Torino,
mentre il dato scende ulteriormente a Milano, dove 60 sono le giovani madri sotto i 18 anni e 239 tra i 18 e i 19 anni.
Per tali ragioni, Mirabile e Bova, hanno chiesto allassessorato e alle direzioni sanitarie di investire sui consultori, aumentandone il numero di quelli già presenti nel territorio e di incrementare ulteriormente le attività di educazione sessuale che questi svolgono allinterno delle scuole.
È un problema che non va sottovalutato, se ci si rende realmente conto delle difficoltà che le ragazze e le loro famiglie possono incontrare quando si trovano ad affrontare una gravidanza in tenera età. Un servizio così completo, come il consultorio familiare, capace di affrontare tali fenomeni sociali, va aiutato a restare presente nel territorio, in quanto vi lavorano ginecologi, assistenti sociali e psicologi, che effettuano prestazioni per gli utenti a titolo gratuito e permettono loro di affrontare, tra le altre cose, una possibile gravidanza indesiderata o questioni legate alla sfera sessuale.
Spesso le difficoltà nascono in quelle zone più povere o con più problemi sociali della città, in cui i cittadini non sono a conoscenza della presenza, nel territorio, di un simile servizio. Dunque probabilmente, oltre ad evitare che questo servizio, così completo dal punto di vista delle figure professionali che vi lavorano, chiuda, si dovrebbe fare in modo di pubblicizzarlo, rendendo noti gli strumenti che mette a disposizione del cittadino.