Ex sportellisti: il Governo regionale nel panico chiede aiuto agli enti che fino a due giorni fa Crocetta voleva fare sparire…

DOPO AVER UNILATERALMENTE ISOLATO LE ASSOCIAZIONI DATORIALI DI SETTORE DALLA TRATTATIVA, L’ESECUTIVO SI E’ PIEGATO DI FRONTE ALL’EVIDENZA PER FRENARE IL COLLASSO SOCIALE PROVOCATO DALL’INCAPACITA’ DI OFFRIRE ALTERNATIVE LAVORATIVE PER 1754 LAVORATORI

E venne il giorno della chiamata, e di gran corsa, degli enti formativi al capezzale di oltre 1754 ex sportellisti a rischio di esclusione sociale. Dopo l’estenuante pomeriggio di incontri con sindacati ed associazioni degli enti formativi, il Governo regionale sarebbe pronto a salvare i lavoratori con un radicale cambio di indirizzo politico. Non più il Ciapi, ma il ritorno al sistema degli enti formativi.

Una virata a 360 gradi che ha dell’incredibile, se si pensa che fino a due giorni fa il presidente della Regione, Rosario Crocetta, aveva sparato a zero contro gli enti ed il presunto sistema di malaffare. Con l’acqua alla gola, sarebbe stato chiesto ai rappresentanti delle associazioni datoriali di assumersi il rischio gestionale delle attività previste dal piano della “Garanzia giovani”, riassumendo tutti i lavoratori. Gli enti avrebbero preso tempo per valutare l’impatto finanziario dell’operazione. Le parti si sono aggiornate al prossimo venerdì.

Una proposta sarebbe emersa dall’incontro. Sul tavolo della trattativa il Governo, per mano dell’assessore al Lavoro, Giuseppe Bruno, che ha avuto il merito di riaprire il dialogo con gli enti formativi, sarebbe pronto a mettere 42 milioni di euro previsti dalla “Youth Guarantee” per le attività di orientamento. Altri 172 milioni, di cui 50 per la formazione breve (corsi di 50 ore fino ad un massimo di 200) da destinare alla filiera degli Interventi, per le attività di accompagnamento al lavoro.

Gli enti formativi avrebbero preso tempo, come dicevamo, per verificare la compatibilità del costo del lavoro con i vincoli comunitari sulla eleggibilità della spesa. Per capire se sarà possibile assorbire tutto il personale interessato, il sistema degli enti formativi dovrà fare i conti. Per la copertura totale del costo relativo al personale occorrerà capire quali azioni saranno riconosciute per il processo e quali sarebbero, invece, legate al risultato.

In quest’ultimo caso andrà valutata l’alea alla quale aggiungere una quota di spese generali. Nel caso delle attività di accompagnamento al lavoro, per esempio, il piano della ‘Garanzia giovani’ prevede che il 70 per cento del finanziamento venga erogato sulla funzione di processo ed il 30 per cento su quella di risultato. Il fabbisogno di partenza si aggirerebbe intorno ai 38 milioni di euro per la copertura del costo complessivo dei 1754 operatori al 31 dicembre 2014. Altri 76 milioni di euro sarebbero necessari per coprire il 2015.

Prende corpo, quindi, il fallimento totale su tutta la linea dell’esecutivo regionale e della dottoressa Anna Rosa Corsello, dirigente generale-tutto-fare del dipartimento Formazione professionale con l’interim per il Lavoro, la cui cartina del tornasole è rappresentata dal progetto Spartacus.

Il governatore Crocetta, dopo aver massacrato e vituperato il sistema degli enti formativi, forse pensava che il modello pubblico al cento per cento potesse essere la vera novità del settore. Nel tentativo di andare contro corrente, rispetto al modello misto attuato nel resto d’Italia, non si è reso conto che la funzione pubblica, pur essenziale, abbisogna di un meccanismo misto, pubblico e privato, per evitare il monopolio pubblico.

Modello, quest’ultimo, già abolito da decenni perché antieconomico e in antitesi con l’impostazione comunitaria che ha indicato nella libera concorrenza, nella partecipazione e nell’applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale il riferimento su cui impostare le politiche di relazione sociale.

Il modello ‘stalinista’ tentato dal presidente Crocetta appare miseramente fallito, perché un sistema di enti gestori può essere sostituito da un uguale sistema composto da altri soggetti privati. Difatti, un sistema di relazioni industriali non può prescindere dagli enti formativi. Ed è in tal senso che emerge una chiara responsabilità morale di questa Amministrazione regionale che non ha avuto in diciotto mesi l’intelligenza di crearne un altro, massacrando e portando allo stremo gli operatori.

Invece, con la “chiamata alle armi” degli enti formativi il governatore Crocetta avrebbe ingoiato il rospo riconoscendo ai gestori del sistema formativo regionale la funzione sociale e la comprovata legittimazione che è figlia della presenza storica sul territorio. Dopo aver attaccato frontalmente sulla stampa gli enti adesso il presidente Crocetta avrebbe scoperto la capacità dei gestori della politiche di orientamento e della Formazione professionale di tessere e consolidare relazioni stabili con gli attori dello sviluppo.

Si dovrebbe così sancire la fine della stagione dell’improvvisazione che ha portato a calpestare tutte le regole normative e contrattuali. Alla stessa stregua si potrebbe esaurire la deregulation raffazzonata con cui si è andati in deroga al Contratto collettivo di lavoro. Strumento che conteneva, invece, soluzioni utili come la mobilità interaziendale non tenuta minimamente in conto dalle organizzazioni sindacali che si sono ‘macchiate’ del concepimento dell’accordo del settembre 2013.

Con le soluzioni che il sistema degli enti sarebbe pronto a fornire al Governo regionale per assorbire i 1754 operatori, ne esce sconfitta anche la negoziazione sindacale.


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