Job act, la farsa del Governo Renzi!

L’ATTUALE ESECUTIVO ESPRIME QUANTO DI PEGGIO C’E’ OGGI NELLA POLITICA ITALIANA, DALL’ATTACCO AI LAVORATORI ALLA SOTTOMISSIONE PRESSOCHE’ TOTALE AI VARI OBAMA E MERKEL DI TURNO

Job act: che farsa! E’ un luogo comune, anche se qualche fondamento storico ce l’ha: la lingua italiana nasce in Toscana.

Leggete questo articolo della legge delega di riforma del mercato del lavoro, altrimenti detta Job act, e poi ne riparliamo delle origini e della chiarezza della lingua italiana in salsa toscana. L’articolo 5, alla lettera C) così recita: ”Introduzione del tax credit, quale incentivo al lavoro femminile, per le donne lavoratrici, anche autonome, con figli minori e che si trovino al di sotto di una determinata soglia di reddito complessivo della donna lavoratrice, e armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”.

Questo il testo del disegno di legge delega presentato dal toscano Matteo Renzi in materia di incentivazione del lavoro femminile, affinché il Parlamento affidi al Governo di Matteo Renzi la compilazione delle norme effettive di regolamentazione della materia sulla scorta di una formulazione imprecisa e (forse) volutamente astrusa. Imprecisa perché non definisce i limiti di reddito (nel testo: determinata. Ma quanto determinata?) al di sotto dei quali si applica il ‘tax credit’ e, trattandosi di legge delegata i termini della delega potevano essere meglio precisati; mentre con la presente formulazione si tratta di una vera e propria delega in bianco. Astrusa perché contorta nella sua formulazione, cosa che si sarebbe potuta evitare spezzando il periodo in due o tre frasi.

Poi c’è il merito della proposta. Com’è noto la legislazione in vigore consente alcune detrazioni per il coniuge ed i figli a carico, detrazioni che ammontano all’incirca a 700/800 euro all’anno. Con la norma appena riportata il sistema delle detrazioni verrebbe sostituito con una ‘tax credit’ che come abbiamo visto non è nemmeno determinata nella sua entità e nel suo ambito reddituale di applicazione.

In pratica, si toglie uno sgravio certo per introdurne uno indefinito, allorquando si postula la “armonizzazione del regime delle detrazioni per il coniuge a carico”. Ma dov’è il vantaggio per il lavoratore o la lavoratrice?

La cosa che fa rabbrividire è la prosopopea con la quale queste misure vengono presentate come organiche ad una visione di ‘sinistra’, da chi cosa sia la sinistra e la sua cultura non sa manco dove abita di casa. Ciò non deve meravigliare atteso che Matteo Renzi è un politico che parla per slogan, senza un progetto – almeno dichiarato – ed apparentemente improvvisando argomenti populistici, presentati con apparente buonsenso.

L’apparenza, del resto, è la cifra della politica di Matteo Renzi, nonché di tutto il entourage di politici esordienti – o forse di dilettanti allo sbaraglio – che si propongono come innovatori, ma in sostanza si applicano al contro-riformismo di maniera.

Questo Governo è pericoloso sia per la democrazia, allorquando avanza un disegno di trasformazione istituzionale dove gli spazi di partecipazione si riducono sempre più, sia nella formulazione della legge elettorale che prevede sbarramenti di rappresentanza eccessivi che concorrono anch’essi a limitare gli spazi di partecipazione democratica.

In termini più semplici: si tratta di un Governo che apparentemente va ‘in bicicletta’, ma che persegue un disegno autoritario. Pertanto, il Parlamento avrebbe fatto bene a non concedere la delega in materia di Lavoro, con la semplice motivazione che non si possono modificare ogni anno le regole del mercato del lavoro.

Continuare a perseguitare i lavoratori è mortificante per l’intera popolazione italiana che aspetta, invece, che la crisi del lavoro venga risolta con gli investimenti e con l’innovazione. Se queste operazioni non le fanno i privati, Renzi si dia una mossa e provveda a rilanciare l’industria pubblica, che almeno non de-localizza, non trasferisce a Londra la sua sede fiscale o in Olanda la sua sede legale, ma resta in Italia e contribuisce a consolidare il manifatturiero di qualità che contrassegna il made in Italy. E, magari, evita l’inquinamento come invece fa l’Ilva di Taranto.

Se si vuole essere di sinistra, intanto non si fanno i Governi con la destra, si rispettano i lavoratori e si difende l’ambiente e la pace. Il che significa che non si prendono gli ordini da Obama per imporre sanzioni alla Russia, perché questa si oppone al disegno aggressivo occidentale che prevede in Ucraina l’installazione di basi militari americane, camuffate dalla sigla Nato; sostiene la legittimità di un governo regolarmente eletto dal popolo ucraino, piuttosto che il governo fantoccio voluto degli agitatori occidentali (leggi Germania della signora Merkel) e difende i cittadini russi nei territori dove essi sono residenti e con referendum hanno scelto di far parte della Federazione Russa.


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