Anche la 'grande stampa' si accorge che l'unione europea dell'euro sta cominciando a 'spogliare' il nostro paese. Meglio tardi che mai
Se il Fiscal Compact si ‘mangia’ anche i bandi degli appalti pubblici dei giornali
ANCHE LA ‘GRANDE STAMPA’ SI ACCORGE CHE L’UNIONE EUROPEA DELL’EURO STA COMINCIANDO A ‘SPOGLIARE’ IL NOSTRO PAESE. MEGLIO TARDI CHE MAI
di Economicus
Ieri il Giornale di Sicilia, a proposito dei tagli operati dal Governo Renzi, si chiedeva: perché colpire anche i giornali? Il riferimento è ai bandi per gli appalti pubblici.
A parte le considerazioni sulla ‘trasparenza’ amministrativa, che verrebbe valorizzata pubblicando i bandi sui giornali (solo su quelli cartacei? e perché escludere i giornali on line?), la domanda, a nostro modesto avviso è: perché mai l’euro, il Fiscal Compact e la Germania avrebbero dovuto risparmiare i giornali?
Nell’articolo del Giornale di Sicilia si sottolinea che il risparmio – liberando le pubbliche amministrazioni (in questo caso le stazioni appaltanti) dal costo di questi bandi – sarebbe un falso problema, perché tale costo verrebbe caricato sulle imprese. Creando, però, un vero problema alle stesse imprese, che dovrebbero caricarsi questo costo.
Ma, lo ribadiamo, il problema non è questo. E abbiamo già detto qual è: possibile che in Italia si accorgono di un problema solo quando li tocca nelle proprie tasche? Possibile che l’Italia, a oltre cinquecento anni dalla nascita di Francesco Guicciardini, il nostro rimane il Paese del ‘particulare‘?
Nel 2012 il Governo Monti e un Parlamento di nominati avallavano il Fiscal Compact. Nessuno, allora – a parte qualche eccezione – parlava di questo folle trattato internazionale.
Poi è arrivata la modifica della Costituzione del nostro Paese con la vergognosa introduzione del pareggio di Bilancio. Una ferita alla nostra Carta passata sotto silenzio.
Allora, tra gli addetti ai lavori, circolava la voce che il Fiscal Compact sarebbe costato all’Italia 55 miliardi di euro all’anno. Poi aggiustarono il tiro: 50 miliardi di euro all’anno. Per ridurre, in vent’anni, il debito pubblico dell’Italia, che ha ormai superato la soglia dei 2 mila miliardi di euro.
Oggi – basta scorrere i giornali – dall’Europa più o meno unita arriva la notizia che il costo del Fiscal Compact, per l’Italia, non sarebbe più pari a 50 miliardi di euro all’anno, ma di 7, forse 8 miliardi all’anno. Insomma, noi ci siamo sbagliati (non loro, che due anni fa hanno messo in circolo queste cifre!).
Insomma: basta che paghiamo, i tedeschi – i nuovi padroni d’Europa – sono pure disposti a farci lo sconto.
Infatti stiamo pagando. Al di là della demagogia sull’Irpef, o sulla sceneggiata degli 80 euro al mese in più in busta paga per i redditi inferiori a mille e 500 euro al mese, il Governo Renzi sta effettuando una bella stretta sulla spesa: tagli alla sanità pubblica (nuovi tagli, in verità, visto che la sanità pubblica, in Italia, è già stata abbondantemente falcidiata), nuove tasse per le banche (che le banche faranno pagare ai dipendenti facendoli lavorare di più, pagandoli di meno e riducendo le assunzioni), l’Imu per i fabbricati rurali (quindi penalizzazioni per un’agricoltura già alla frutta), tagli ai Caf, tagli persino sull’illuminazione pubblica.
C’è da stupirsi se, tra questi tagli, il Governo Renzi abbia affisato il proprio occhio ceruleo sui bandi pubblicati dai giornali? Secondo noi, è normale. A fine anno dobbiamo portare i nostri soldi a Berlino. E da qualche parte questi soldi debbono arrivare. Anzi, per ora si accontentano solo dei soldi. Tra qualche anno, quando non potremo più pagare le ‘rate’ del Fiscal Compact, la ‘Grande Europa’ comincerà a prendersi i nostri beni immobili: aziende pubbliche (che verranno ‘privatizzate’, demanio, gestione dei beni culturali e anche le abitazioni private).
Chi oggi si lamenta il proprio ‘particulare’ intaccato dai tagli del Governo di turno (ne abbiamo già avuti tre nel nome della ‘Grande europa’ dell’euro-spread: i Governi Monti e Letta chi ci hanno riempiti di tasse e, adesso, il Governo Renzi che sta tagliando la spesa, togliendo 100 con la mano destra (i tagli) e dando dieci con la mano sinistra (gli 80 euro al mese per fare due volte al mese la spesa negli hard discount pe runa famiglia di quattro persone : siamo veramente messi male!), si dovrebbe ricordare dove si è recato, qualche giorno dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi il giovane Matteo Renzi.
Si è recato in Germania, al cospetto della nostra vera leader politica, Angela Merkel, per presentare il suo ‘capolavoro’, cioè il suo Governo al ritmo manzoniano dell’un popolo e l’altro sul collo vi sta (in questo caso, “ci sta”). E che ha detto Angelina a Renzi: bene il Governo, l’importante è che paghiate i debiti…
Messaggio recepito. Infatti il nostro Matteo si è messo subito all’opera. Da qui i suoi tagli. E non si fermerà. Perché ogni anno l’Italia dovrà dare ‘biada’ ai ‘cavalli’ tedeschi. I tedeschi debbono star bene: a questo serve l’euro. Pagare e sorridere…