Perché il Ministro Alfano blocca il bomb-jammer per il pm Nino Di Matteo?

IL DISPOSITIVO DOVREBBE PROTEGGERE IL MAGISTRATO CHE, A PALERMO, REGGE L’ACCUSA NEL PROCESSO SULLA TRATTATIVA TRA STATO E MAFIA. IL MINISTERO DELL’INTERNO FA SAPERE CHE SI STANNO VALUTANDO GLI EFFETTI COLLATERALI SULLA SALUTE. GIORGIO CIACCIO (M5S): “NON SI CAPISCE PERCHE’ PER NAPOLITANO E RENZI, CHE HANNO IN DOTAZIONE LA STESSA APPARECCHIATURA, QUESTI PROBLEMI NON CI SIANO”. DA QUI UNA DOMANDA: LO STATO, IN ITALIA, QUANDO CI SONO DI MEZZO MAFIA E ‘TRATTATIVE’, PROTEGGE I MAGISTRATI O I MAFIOSI? MOZIONE ALL’ARS DEL MOVIMENTO 5 STELLE

Stefano Zito, parlamentare dell’Ars e componente della Commissione Antimafia di Sala d’Ercole, è durissimo: “Lo Stato dorme, e intanto la mafia vince”. E aggiunge: “Non possiamo lasciare solo il pubblico ministero Nino Di Matteo. Quest’aula deve dimostrare la sua serietà, spingendo concretamente per la sicurezza del pm antimafia, vittima di preoccupanti minacce di morte”.

Zito torna sulla richiesta, che dorme da tempo nei ‘cassetti’ romani, di dotare l’auto di Di Matteo del bomb jammer, un dispositivo capace di inibire l’uso di telecomandi usati per far detonare a distanza ordigni esplosivi.

“Era il 16 dicembre 2013 – afferma Zito – quando il ministro dell’Interno, rispondendo ad una interrogazione di una collega della Camera dei deputati, diceva che sul bomb jammer avrebbe dato risposta nel giro di qualche giorno. Sono passati quattro mesi e non è successo nulla”.

A bloccare l’arrivo a Palermo del preziosissimo dispositivo sarebbe una questione cautelare. Il ministro degli Interni, il siciliano Angelino Alfano, ha risposto che sono in corso di valutazione eventuali effetti collaterali dell’apparecchio sulla salute.

“Non si capisce – afferma l’altro componente Cinquestelle della Commissione Antimafia, Giorgio Ciaccio – perché questa ipotesi debba essere messa in campo solo per Di Matteo, mentre non è stato fatto in altre occasioni, visto che il bomb jammer è in dotazione al presidente della Repubblica, a quello del Consiglio e ad altre importanti cariche istituzionali. Se gli effetti collaterali ci sono, ci sono sempre e non a singhiozzo”.

Per spingere sull’acceleratore e cercare di pressare maggiormente il ministero dell’Interno Zito ha annunciato una mozione all’Ars che sarà presentata la prossima settimana.

“Proveremo ad impegnare il Governo regionale – dice Zito – a fare fiato sul collo su quello nazionale. Evidentemente quello che è successo in Sicilia non ha insegnato nulla”.

Intano il Movimento 5 stelle ha chiesto la convocazione in Commissione Antimafia del magistrato. Sempre per la questione sicurezza ha sollecitato l’audizione di Massimo Ciancimino, la cui incolumità sarebbe a rischio, dopo le rivelazioni sulla trattativa Stato-mafia.

“Trattativa – dice Zito – a mio avviso ancora aperta”.

Un’audizione è stata chiesta anche per il magistrato Teresa Principato, che si occupa da tempo delle indagini su Matteo Messina Denaro, definito uno dei 10 latitanti più ricchi del mondo.

“Quando c’è in ballo tutto questo denaro – afferma Zito – la lotta alla mafia diventa più dura a causa del sistema economico affaristico che c’è dietro e che verrebbe sgretolato. Dobbiamo supportare la Principato e i magistrati antimafia. Per questo ascoltarli è importante, per capire cosa possiamo fare per loro”.


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