Francantonio Genovese: i retroscena dello scandalo sul dimensionamento scolastico

 

 

LA MACCHINA CLIENTELARE DEL PARLAMENTARE NAZIONALE MESSINESE DEL PD HA ESTESO I CONFINI DELL’INTERESSE AFFARISTICO DALLA FORMAZIONE PROFESSIONALE ALL’ISTRUZIONE. NELLE PAGINE DELL’ORDINANZA DI MISURA CAUTELARE, IL GROVIGLIO DI ILLEGITTIME DECISIONI SPINTE DALLE PRESSIONI POLITICHE. UN SISTEMA CHE ARRIVA FINO A TRAPANI

Le mani del PD di Francantonio Genovese anche sul dimensionamento scolastico in Provincia di Messina.

È quanto emerge dalla lettura delle circa trecento settanta pagine dell’Ordinanza che hanno portato il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, Giovanni De Marco, a chiedere la misura cautelare nei confronti del parlamentare nazionale.

Nel febbraio dello scorso anno, in solitudine, abbiamo espresso il dubbio che qualcosa non fosse andata per il verso giusto nell’iter procedurale che ha portato l’assessorato regionale all’Istruzione ed alla Formazione professionale all’approvazione del decreto relativo al nuovo dimensionamento scolastico negli anni 2011 e 2012.

Dalle indagini sono emersi favoritismi nell’assegnazione di posti dirigenziali per amici, fino a creare un vero e proprio sistema perverso che prevedeva il doppio dei posti con un enorme vantaggio politico e clientelare. Si sarebbero aggiunti accorpamenti e scorpori di istituti scolastici per creare vantaggi per alcuni (raccomandati) a danno degli aventi diritto e producendo un possibile danno alle ‘casse’ dell’Erario pubblico.

Alle vicende che hanno accompagnato l’operazione del dimensionamento scolastico, si legge nell’Ordinanza, riveste il ruolo centrale Salvatore Lamacchia, all’epoca a capo della segreteria dell’assessore regionale all’Istruzione e alla Formazione professionale Mario Centorrino.

Riportiamo uno stralcio dell’Ordinanza del Giudice De Marco.

“In particolare tra il 2011 ed il 2012, allo scopo di ridurre i costi, la Regione siciliana, nell’ambito dei poteri discendenti dallo Statuto speciale, avviava, previa convocazione del cosiddetto “tavolo tecnico” decretata nel maggio 2011, una procedura di revisione delle circoscrizioni scolastiche da attuare a partire dall’anno scolastico 2012/2013, che, attraverso l’accorpamento – in ipotesi secondo schemi razionali – di vari istituti scolastici, avrebbe dovuto determinare una riduzione dei costi. Il Genovese, evidentemente mosso da interessi non solo elettorali, ma anche personali e familiari – la cognata Schirò Rosalia sarebbe dirigente scolastico presso l’istituto comprensivo Petrarca di villaggio Ganzirri – non si limitava ad avanzare istanze o solleciti più o meno legittimi, ma esercitava una intensa pressione sul Lamacchia e, tramite questi, sull’assessore Centorrino che, infine, adottava un provvedimento che in gran parte soddisfaceva le pretese del parlamentare.

Secondo la disciplina normativa il nuovo assetto doveva essere attuato mediante decreti assessoriali adottati d’intesa con il ministro della Pubblica istruzione, sulla base della proposta avanzata dal cosiddetto “tavolo tecnico”. A tal fine, come si evince dal verbale del 31 gennaio 2012, il tavolo tecnico, tra l’altro, proponeva la fusione del Circolo Didattico Ganzirri con l’Istituto Comprensivo Petrarca, cambio di aggregazione dei plessi di scuola dell’infanzia e primaria Torre Faro dal Circolo Didattico Ganzirri all’Istituto Comprensivo Evemero. Tale soluzione avrebbe avuto come conseguenza, tra l’altro, che la dirigente dell’Istituto comprensivo Petrarca, come detto cognata dell’onorevole Genovese, secondo la posizione in graduatoria, sarebbe stata verosimilmente considerata “perdente posto”. La proposta veniva trasmessa dal dirigente del Servizio Scuola dell’assessorato dottoressa Anna Buttafuoco e dal dirigente generale del Dipartimento, il già menzionato Albert, con nota del 8 febbraio. La proposta, tuttavia, non veniva recepita dall’assessore il quale, infatti, nella stessa giornata del 8 febbraio, trasmetteva alla direzione generale del personale scolastico del ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca un piano di dimensionamento recante una soluzione diversa: in particolare l’istituto comprensivo Petrarca veniva mantenuto e, per raggiungere gli obiettivi di dimensionamento, allo stesso venivano accorpati due plessi del villaggio Curcuraci, già dipendenti dal circolo didattico Paradiso. L’assessore specificava di essersi discostato dalla proposta del tavolo tecnico avendo apprezzato le osservazioni provenienti da altri soggetti”.

Dalla decisione assunta dall’assessore Centorrino, come emerge dallo stralcio, trova conferma il ruolo del Pd messinese, e nello specifico del parlamentare Genovese, che aveva ricoperto nel passato anche la poltrona di primo cittadino a Messina e di segretario regionale, nell’obbligare i proprio uomini a realizzare il piano criminale sgominato poi dall’autorità giudiziaria, senza farsi scrupoli e senza guarda in faccia neanche uno stimato e apprezzato economista di fama nazionale.

Riprendiamo lo stralcio relativo al dimensionamento scolastico dove l’autorità giudiziaria trova conferma del disegno criminoso da un susseguirsi di intercettazioni telefoniche.

“In conseguenza della trasmissione e di alcune successive correzioni, il 27 febbraio il ministero comunicava l’ ‘intesa’ e, conseguentemente, in data 6 marzo veniva adottato l’apposito decreto assessoriale. In concomitanza con l’elaborazione del piano di revisione l’utenza del Lamacchia diveniva destinataria di una serie di chiamate provenienti da persone appartenenti al gruppo riferibile all’on. Genovese. Oltre la consueta – moralmente censurabile, ma giuridicamente irrilevante – attività di lobbying, si registrava una vera e propria pressione. Il 26 gennaio 2012, mentre il “tavolo tecnico” si apprestava ad iniziare il proprio esame, il Lamacchia informava il Rinaldi (di tratta di Frnaco Rinaldi, cognato di Genovese e deputato all’Assemblea regionale siciliana in quota Pd) che iniziavano a fare Messina, invitandolo a raggiungerlo. Dalle successive conversazioni si apprende che una prima fondamentale pretesa dell’onorevole Genovese era quella di salvare l’autonomia del liceo denominato “La Farina”. Infatti, come precisato dal Lamacchia al Rinaldi, il Genovese era andato fuori di testa apprendendo dell’idea dell’assessore di accorpare il La Farina al liceo Maurolico. Il 29 gennaio il Lamacchia veniva contattato da Schirò Elena, la quale rappresentava le proprie proposte, elaborate con le sorelle Maria – evidentemente Schirò Maria, insegnante presso la scuola denominata “Gallo” – e Rosalia, relativamente all’assetto da dare alle scuole di Messina. Tra queste anche l’istituto Petrarca. Le giornate tra il 29 ed il 31 gennaio, alla vigilia del “tavolo tecnico”, erano percorse da numerose telefonate tra il Lamacchia e Schirò Elena, volte a predisporre le strategie per il piano di dimensionamento messinese e, in particolare, per la sorte della scuola Petrarca. Alle 21,00 del 31 gennaio, conclusisi i lavori della prima giornata del “tavolo tecnico”, il Lamacchia informava la Schirò dei risultati, rappresentando, tra l’altro, che la loro proposta per salvare la scuola Petrarca era stata respinta. Dopo altra conversazione, il Lamacchia veniva nuovamente in contatto con la Schirò. Da quest’ultima conversazione si apprende che il Genovese era arrabbiato per le sorti della scuola Petrarca, anche perché, come spiegato dalla Schirò all’interlocutore, tale soluzione avrebbe comportato la perdita dell’incarico da parte della dirigente della scuola Petrarca, cioè la sorella Rosalia. Dopo un’ulteriore conversazione, il Lamacchia contattava la dirigente regionale Buttafuoco Anna, alla quale rappresentava l’ira del deputato («niente, si è scatenato il finimondo… su Messina … intanto col mio … Genovese … mi ha mandato a fanculo dicendo … incompr … alla fine perchè su Ganzirri … la questione del plesso … incompr… io gli ho detto eravamo soli contro tutti…»), concordando, poi, di risolvere d’imperio la questione. In tal senso il Lamacchia veniva tranquillizzato, poco dopo, dall’assessore Centorrino, il quale affermava che sarebbe intervenuto personalmente («va bene, d’accordo, niente decido io e poi me ne assumo io la responsabilità»). Nonostante la dichiarata disponibilità iniziale, il 5 febbraio, il Centorrino, a fronte delle numerose richieste del Genovese, non limitate alla sola scuola Petrarca, informava il Lamacchia che la propria disponibilità era circoscritta a piccole modifiche, dovendo, tra l’altro, fare fronte ad altre parallele pressioni, pertanto se il Genovese non si fosse accontentato, poteva esercitare pressioni sul Ministero. Nonostante ciò, dopo una vorticosa girandola di conversazioni, alla fine della giornata del 8 febbraio l’assessore si rassegnava a salvare l’istituto Petrarca, aggregando allo stesso alcuni plessi del villaggio Curcuraci, sottratti al circolo didattico di Paradiso, onde consentire all’istituto comprensivo di raggiungere il numero di alunni previsto dalla legge”.

La vicenda del dimensionamento scolastico, come si evince dall’Ordinanza, ha riguardato anche al provincia di Trapani ed in questo caso il protagonista delle “pressioni politiche” per giungere ad una fusione tra scuole nel territorio di Alcamo e Calstellammare anzichè all’aggregazione come prevista dall’applicazione dei criteri contenuti nel decreto assessoriale, è Nino Papania, all’epoca dei fatti senatore del Pd.

Pubblichiamo lo stralcio interessato alla vicenda trapanese.

“Qualcosa di simile, in termini altrettanto e più virulenti, si verificava con riferimento all’accorpamento di una scuola di Alcamo, in relazione alla quale venivano esercitate pressioni violentissime da parte del senatore Papania, supportato dall’onorevole Genovese. In particolare, come si comprende dalle conversazioni, il primo pretendeva un determinato assetto per la scuola di Alcamo (fusione, piuttosto che aggregazione), assetto che sarebbe stato incompatibile con i criteri che erano stati adottati dall’assessorato. Per tale ragione il Genovese ed il Papania, nella giornata del 6 marzo, aggredivano verbalmente prima l’assessore Centorrino, poi il Lamacchia. Questi due, infatti, immediatamente dopo, si confrontavano sgomenti. Tanto veementi e reiterate le pressioni che, infine, il Centorrino si piegava alle richieste, come si comprende dalla conversazione che lo stesso intratteneva col Lamacchia nella serata del medesimo 6 marzo. Malgrado ciò le pressioni non cessavano, tanto che poco dopo un allarmato e palesemente disgustato Centorrino comunicava al Lamacchia di avere ricevuto un messaggio dal Genovese il quale minacciava, assieme al Papania, ritorsioni politiche; preannunciava, pertanto, le proprie dimissioni all’interlocutore, ma, al tempo stesso, lo sollecitava ad attivarsi per accondiscendere al più presto alle pretese dei due parlamentari. Evidentemente le dimissioni non venivano presentate e, dopo che il Centorrino veniva convocato al cospetto dell’onorevole Genovese; dopo complicate analisi che coinvolgevano il Lamacchia ed i dirigenti Buttafuoco e Albert, si giungeva ad “un tavolo” per l’approvazione delle modifiche suggerite dall’assessorato. Tavolo tecnico che, come si apprende dalla comunicazione del Lamacchia al Centorrino, non aveva approvato le modifiche relative alla scuola di Alcamo. Malgrado ciò il Lamacchia riferiva di avere concordato, con la Buttafuoco, un espediente che avrebbe consentito di limitare i danni, operando una fusione tra le scuole interessate senza indicazione della sede, rinviando ad un momento successivo detta questione. Dal tenore della conversazione si comprende, altresì, che per il giorno successivo era stata imposta una riunione. Il Centorrino, infatti, chiedeva al Lamacchia di effettuare detta riunione presso la sua abitazione, piuttosto che presso il Genovese, per evitare che qualcuno li potesse vedere, traendone conclusioni imbarazzanti. Anche da tale intendimento, evidentemente, il Centorrino recedeva. Infatti nella serata del medesimo giorno questi contattava il Lamacchia, dicendosi disponibile all’incontro presso il Genovese come originariamente concordato. Dalla conversazione si apprende che all’incontro avrebbe preso parte anche l’Albert. Albert che veniva contattato immediatamente dopo dal Lamacchia. L’incontro si svolgeva, come concordato, presso la segreteria politica dell’onorevole Genovese e l’arrivo dei partecipanti veniva riscontrato dal personale operante nell’ambito di apposito servizio di osservazione. Come si apprende dalla discussione che il Lamacchia intratteneva nella tarda mattinata del 24 marzo con Biundo Giuseppe, la riunione aveva avuto l’aspetto di una sorta di processo, con il Genovese che aveva formulato le accuse ed i tre che si erano scusati. Tra l’altro il Lamacchia era stato accusato di inadeguatezza e gli era stato rappresentato di essere uscito di scena. A sua volta il Lamacchia affermava di avere ammesso l’errore, ma di avere proclamato di non riuscire «a lavorare…..per chi…non ha fiducia in me»180, con ciò, in qualche modo, ammettendo di lavorare all’Assessorato non per fini istituzionali, ma per conto ed a servizio del Genovese. In realtà, infine, tutte le richieste del Papania, sostenute dal Genovese, venivano accolte. Infatti con decreto assessoriale del 30/3/2012, a modifica del decreto del 6 marzo relativo al dimensionamento scolastico, veniva statuito, tra l’altro: “L’intervento di aggregazione dell’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo all’Istituto Superiore Mattarella di Castellammare del Golfo viene sostituito dal seguente: Fusione dell’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo con l’Istituto Superiore Mattarella di Castellammare del Golfo”. Si precisava, quindi, nel decreto che l’intervento di aggregazione dell’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo all’Istituto Superiore Mattarella di Castellammare del Golfo debba essere trasformato in Fusione dell’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo con l’Istituto Superiore Mattarella di Castellammare del Golfo con sede presso l’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo.

Delibera verosimilmente illegittima che, comunque, come si comprende dalla conversazione tra il Centorrino ed il Lamacchia del 16 aprile 2012, provocava le veementi proteste istituzionali del Comune di Castellamare del Golfo, costringendo l’assessore all’ennesima giravolta: infatti con decreto assessoriale del 17 aprile 2012 si procedeva alla correzione della correzione, mediante eliminazione del riferimento alla individuazione della sede. Il decreto, infatti, recita: “La voce riportata erroneamente alla pag. 2 del Decreto Assessoriale n.1103 del 30.03.2012 “RITENUTO che l’intervento di Aggregazione dell’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo all’Istituto Superiore Mattarella di Castellammare del Golfo debba essere trasformato in Fusione dell’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo con l’Istituto Superiore Mattarella di Castellammare del Golfo con sede presso l’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo”; assume la seguente corretta definizione: “RITENUTO che l’intervento di Aggregazione dell’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo all’Istituto Superiore Mattarella di Castellammare del Golfo debba essere trasformato in Fusione dell’Istituto Superiore Danilo Dolci di Alcamo con l’Istituto Superiore Mattarella di Castellammare del Golfo”. Il 13 giugno 2012 l’assessore Centorrino rassegnava le proprie dimissioni.

Successivamente assunto a sommarie informazioni riferiva, tra l’altro: «Ho ricevuto pressioni da molti esponenti politici. Si può escludere che dalle persone da cui sono stato sollecitato potessi essere rimosso … Anche l’onorevole Genovese mi sollecitò la questione di Alcamo che riguardava l’on. Papania. Ed in ogni caso si trattava di pressioni politiche e non di minacce di altre forme di intimidazione … È possibile che mi sia incontrato con l’on. Genovese a Messina il 19 marzo 2012, ma non ho memoria del contenuto di quell’incontro. Ricevetti una telefonata dal Genovese che mi riferiva che Papania era fuori di senno per la nostra scelta di accorpare Alcamo a Castellammare e di dare l’autonomia scolastica a Castellammare, dicendo che Papania avrebbe potuto porre un problema politico che avrebbe portato all’uscita dalla maggioranza della corrente “innovazioni” del PD di cui facevano parte tanto Papania che Genovese. Se non ci fosse stata questa pressione non si sarebbe riconsiderato il problema dell’aggregazione di Alcamo a Castellammare in alternativa alla possibile fusione, poi prescelta”.

Quindi, dall’analisi dei fatti riportati, dietro la richiesta di arresto per il parlamentare del Partito democratico Francantonio Genovese per lo scandalo di Messina sui “Corsi d’oro” non vi è solamente la truffaldina gestione dei corsi di formazione professionale, la cui enfasi sui mezzi di informazione non si è fatta attendere, ma anche il condizionamento politico, clientelare ed affaristico, esteso al settore dell’Istruzione pubblica, i cui riflettori però sono rimasti stranamente spenti. Chissà perché! Interessa molto di più probabilmente rappresentare all’opinione pubblica un settore della Formazione professionale caratterizzato da diffusa illegalità per chiuderlo e plasmarlo rispetto a nuovi centri di interesse. Quel che emerge dalla vicenda nel suo complesso è la certezza che ad essere infetto è un certo modo di fare politica e di cercare il consenso sul territorio. Che questo accada nel settore dell’istruzione pubblica o della formazione professionale o dell’edilizia, o dell’energia alternativa, poco importa. Quel che è certo ed inconfutabile trova conferma nelle trecento settanta pagine dell’Ordinanza su richiesta di applicazione di misure cautelari emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina, Giovanni De Marco. È la politica affaristica e clientelare, massima espressione della corruzione e dell’illegalità, che va contrastata e debellata con tutti gli strumenti a disposizione, partendo proprio dalla moralizzazione dell’azione politica a tutti i livelli. Al centro, quindi, del dibattito politico occorre lanciare l’etica come valore e modus operandi per dare risposta alla Sicilia ed isolare, nel contempo, i faccendieri, i corrotti ed i corruttori di un sistema sociale, economico e politico che non è più tollerabile.

 

Esaminano i particolari del sistema truffaldino posto in essere dal gruppo legato all’esponente messinese del Pd nel settore della pubblica istruzione. Dall’ordinanza, emessa emerge, infatti, un sistema clientelare messo su per favorire parenti e amici di Francantonio Genovese, esponente del Partito democratico recentemente autosospesosi, nelle scelte di governo sul dimensionamento scolastico tra il 2011 ed il 2012.

 

Una brutta pagina di cronaca giudiziaria che dovrebbe spingere il mondo politico ad interrogarsi sul come fare politica nella gestione della “cosa pubblica”.

 

 


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