Banco Popolare: “Per quest’anno, non cambiare, stessa crisi e tutti a mare…”

UN DOCUMENTO DEL COORDINAMENTO FABI DELLA BANCA FA IL PUNTO DELLA SITUAZIONE. LA MUSICA E’ SEMPRE LA STESSA: I ‘CAPI’ SBAGLIANO E I DIPENDENTI PAGANO. IN SICILIA, AD ESEMPIO, CHIUDERANNO 4 FILIALI

Anche i lavoratori siciliani del Banco Popolare pagano lo scotto di una gestione che ha causato perdite. Infatti nel 2013, 9 dipendenti hanno dovuto lasciare il posto in anticipo rispetto alla maturazione della pensione e quest’anno in Sicilia chiuderanno 4 filiali (una ad Agrigento, una a Caltanissetta e due a Messina) e c’è una previsione di ulteriori esuberi.

Sulla crisi del gruppo interviene il coordinamento Fabi del Banco Popolare con un comunicato.

“A.A.A. cercasi manager PREPARATI in grado di traghettare il gruppo Banco Popolare fuori dalle sabbie mobili. Retribuzione adeguata ma solo a risultato acquisito”.
“Questo è l’annuncio – leggiamo nel comunicato – che dovrebbe essere pubblicato sui maggiori quotidiani nazionali, altro che i soliti proclami, le solite scuse e la solita ricerca dei responsabili.

Perdite anno 2011 = 2,2/miliardi di euro

Perdite anno 2012 = 944/milioni di euro

Perdite anno 2013 = 600/milioni di euro

“Cancellate la Banca di Mantova, Crema, Cremona, richiesti al mercato oltre 3,5/miliardi di euro… valore attuale sul mercato 2,3/miliardi di euro. Prossimo obiettivo già deliberato: fusione per incorporazione del Credito Bergamasco che, ad oggi, sul mercato patrimonializza da solo 1/miliardo di euro. Non c’è alcun dubbio questo gruppo negli ultimi tre anni non solo non ha creato nessun valore aggiunto, ma s’è pure ‘bruciato’ 1,2/miliardi di euro di capitale”.

“In questi giorni – prosegue il comunicato – abbiamo assistito alla solita conference-call dove ancora una volta s’imputano al mercato, alla crisi, al credito facile concesso ante 2009 le cause di un risultato ancora una volta disastroso. Ci è stato detto che l’operazione di aumento di capitale per 1,5/miliardi di euro è strategica, che è una scelta vincente per anticipare gli altri competitors e che il mercato apprezzerà, non ci sembra proprio, almeno per ora”.

“Non crediamo che gli analisti si accontentino di questa grande pensata!!! Forse vorranno anche vedere bilanci diversi rispetto agli ultimi anni per farci entrare nel salotto di chi veramente conta. Si enfatizza l’accantonamento per il costo delle 400 uscite programmate nel 2014, ignorando che queste non sono che briciole rispetto al resto! Si continua a soffermarsi sull’eccessiva penalizzazione in termine di rating e di conseguenza al maggior onere che si deve sopportare perl’approvvigionamento sul mercato, ma di chi è la responsabilità di tutto questo? La colpa è sempre del cane, comunque, non della coda morsicata!”.

“Ammesso e non concesso che gli accantonamenti per 1.700 milioni di euro siano quasi totalmente da imputare ad un periodo ben circoscritto e quindi a persone che hanno un nome ed un cognome, come tutti, a noi risulta che questi ultimi, salvo pochissime eccezioni, siano ancora tutti a libro paga, a partire dal Presidente che, oltre ad aver ingaggiato queste persone, compresi gli ‘eccellenti dipartiti’, con loro ha governato quest’azienda per anni… e continua a farlo senza il minimo imbarazzo”.

“D’altronde è sicuramente più facile chiedere ai fondi pensione del gruppo di investire in azienda i risparmi dei dipendenti, che rivolgersi al mercato ogni volta per giustificare l’ennesimo fallimento”.

“Anche quest’anno dunque si cercano di convincere prima gli azionisti, poi il mercato ed infine i dipendenti che coloro che in anni passati ne hanno combinate di cotte e di crude, per dirla in breve, se ne siano andati lasciandoci l’eredità del loro operato. Non ci risulta, proprio per quanto affermato poco sopra: hanno tutti nome e cognome come ognuno di noi, non sono entità astratte soprattutto a fine mese, quando ritirano lo stipendio!”.

“E allora come si può sperare d’invertire la tendenza di un azienda dove una delle componenti più importanti, l’organizzazione (s)funziona come un corpo separato e non risponde che a se stessa, dove nessuno, o meglio quasi nessuno, sa cosa fanno questi signori, che costano un patrimonio e scaricano costi inimmaginabili sulla struttura. In cambio ci regalano tecnologie e prodotti degni del paleozoico; una struttura dove ogni minimo accenno al cambiamento, all’innovazione suscita le ire funeste del dio padrone”.

“Ma meno male che c’è la crisi, questa per qualcuno è manna dal cielo, è il lenzuolo che copre tutto, anche le incapacità manageriali ! Abbiamo per l’ennesima volta criticato la scelta di voler calare sulla rete un modello distributivo sbagliato che provocherà forti demotivazioni nel personale, aumenti di costo e perdita di clientela, esattamente il contrario di ciò che lo stesso si propone, con un modello già sperimentato altrove e già abbandonato”.

“Abbiamo sottolineato come non sia corretto fossilizzarsi sul costo del personale, peraltro in continua diminuzione e ricercare ogni sei mesi la possibilità di pre-pensionare professionalità sempre più necessarie nella competizione commerciale, impoverendo sempre più la rete alla quale si continuano invece a chiedere sforzi al limite della sopportazione”.

“Non abbiamo grandi speranze – conclude la nota del coordinamento Fabi della Banca Popolare -ma auguriamo sinceramente a tutto il personale di questo gruppo, il prossimo anno di questi tempi, di sentire notizie diverse rispetto a quanto da anni questo management ci ha abituato, crediamo sia giusto pretenderlo per i sacrifici non solo economici fatti da tutti, o forse sarebbe più giusto dire da quasi tutti!”.

 


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