L’impugnativa/Il punto con il Prof Costa: “La Sicilia è commissariata da 55 anni”

Dopo avere ignorato per oltre un anno chi gli chiedeva di leggere (e rispettare) lo Statuto siciliano, il Presidente della Regione, Rosario Crocetta, in preda al panico  per l’impugnativa del Commissario dello Stato (che ha cassato il 70% della sua Finanziaria), all’improvviso si è messo a rivendicare la ricostituzione dell’Alta Corte.

Illuminato sulla via di Damasco? Per niente. Che è successo? In che contesto si inserisce l’azione del Commissario dello Stato?  Di questo e di molto altro abbiamo parlato con Massimo Costa (nella foto), docente di Economia aziendale all’Università di Palermo, e tra i principali esperti in tema di Autonomia siciliana.

Allora, Prof. Costa, abbiamo finalmente un Presidente che rivendica la ricostituzione dell’Alta Corte? 

“Manco per niente! Se n’è già dimenticato. L’ha detto soltanto in un momento di bile, di quelli in cui la verità trabocca dalle labbra sotto l’effetto dell’adrenalina. Sta già volando a Roma a farsi dettare la manovra da Governo e Commissario, da rappresentante dei selvaggi sudditi siciliani dell’Italia qual è.

Dico da sempre che la Sicilia è commissariata da circa 55 anni, da quando cioè è stato fatto il colpo di stato che ha soppresso l’Alta Corte. Da allora il vero Presidente è il Commissario, e quindi il Governo italiano. Sappiamo chi ringraziare dei nostri mali. Ma fino a poco tempo fa ai sudditi era concessa una certa autonomia su cose irrilevanti. Ora, in tempi di fiscal compact e di austerità europea, il gioco si fa più spietato e duro. Ormai è chiaro a tutti che ogni decisione che riguarda la Sicilia si prende a Roma. Solo i Siciliani non se ne sono accorti. Basti guardare i commenti ricorrenti dei lettori nella stampa siciliana addomesticata: danno tutti addosso ad una classe politica che non decide più nulla.

 Mi perdoni, però, non è che lei è troppo prevenuto nei confronti del Commissario e dello Stato? Non è che, magari, sarà anche vero che le manovre finanziarie si fanno ora sotto dettatura di Roma, e quindi indirettamente di Bruxelles, ma non può essere che queste siano migliori di quelle che malamente facevano i nostri politici? 

 Non voglio imbarcarmi in un confronto tra i “politicanti” (non riesco a chiamarli proprio politici) siciliani con quelli italiani: è una lotta tra titani al contrario. Non saprei davvero chi sia peggiore. Il problema però non è questo. Qui siamo in presenza di una vera e propria malafede e truffa da parte dello Stato italiano, di cui in Sicilia nessuno parla. E questo mi pare gravissimo.

 Sta accusando di slealtà il Commissario?

 Non mi faccia dire quello che non ho detto. Aronica, in quanto persona fisica, non ha alcuna responsabilità diretta. È l’istituzione che rappresenta, lo Stato italiano, che sta frodando la Sicilia e la sta violentando, una parte del proprio territorio nazionale, si rende conto? Ci sarebbe da inorridire.

Ma voglio spiegarmi meglio. Quando Crocetta dice che il suo Governo sta ponendo rimedio “agli scempi dei governi precedenti” non dice affatto una cosa vera (ma guarda se devo difendere Cuffaro…). Il problema finanziario della Sicilia è diametralmente opposto: come diceva Grillo, la Sicilia affonda non per troppi debiti, ma per troppi crediti, verso lo Stato naturalmente. Lo Stato defrauda la Sicilia persino delle poche risorse a questa riconosciuta dai “trattati pellerossa” che nel tempo ha stipulato con noi. La Sicilia non può far altro, di fronte a questa reiterata frode, che metterli tra i crediti nel proprio bilancio. I crediti, in ragioneria pubblica, si chiamano per chi non lo sapesse, “residui attivi”. Ora lo Stato che fa? Punta il coltello alla gola della Regione dicendole: “Se non togli questi crediti verso di me dal tuo bilancio, non ti faccio approvare il bilancio attraverso il Commissario dello Stato e ti faccio andare in default”, cioè in fallimento, scatenando contro il Presidente della Regione l’ira di decine di migliaia di persone che restano così senza stipendio.

Nessuno dice questo, ma è questo il succo del problema. Lo Stato si comporta con la Sicilia come il peggiore dei ceffi mafiosi, e il nostro Presidente cosa fa? Si cala le braghe e va a piangere a Roma, umiliando se stesso e noi tutti! Anziché denunciare il furto. Roba da matti…

E poi, a proposito di “lealtà”, come interpretare l’affermazione del Commissario sul fatto che il Presidente della Regione, ai sensi dell’art. 31 dello Statuto, “deve mantenere l’ordine pubblico”? Qui siamo proprio alla beffa, lo Stato si sta facendo beffe di noi, citando passi di uno Statuto che, proprio in queste parti, non è stato mai attuato. Non posso credere che il Commissario ignori che la Polizia, come l’Agenzia delle Entrate, sono saldamente nelle mani  di Roma. Non è possibile… Ci stanno solo prendendo per i fondelli. Anzi, ci stanno umiliando dicendo “sappiamo quel che vi tocca, e ce ne fottiamo, e allora?”…

 Però resta il fatto che intanto questo Commissario c’è e, come dicono i 5 Stelle Campanella e Bocchino, i suoi giudizi sono legittimi. 

 Questa mi pare una caduta clamorosa di tono, da parte del 5 Stelle. Ora, capisco che il Sen. Campanella possa non essere d’accordo con me sulla validità della sentenza del 1957 che ha azzerato di fatto, ma non di diritto, l’Alta Corte. Non posso pretendere che il 5 Stelle, di cui apprezzo tantissime cose, si intesti una battaglia tanto “sicilianista”, come quella dell’Alta Corte, anche se resto della mia ferma opinione che in più di mezzo secolo di abusi e di sentenze-scandalo la Corte Costituzionale abbia abbondantemente dimostrato di essere un giudice mal costituito, fazioso nei nostri confronti, sbilanciato in maniera palese.

Ma, seguendo proprio questo ragionamento, se fosse vero che la giurisprudenza della Consulta sulle “questioni siciliane” è legittima, allora mi devono spiegare che ci sta a fare ancora il Commissario dello Stato che pone la Sicilia in condizione di minorità, cioè proprio di “minore autonomia”, rispetto alle regioni a statuto ordinario. Eh no, amici Campanella e Bocchino! Se proprio dobbiamo essere come tutti gli altri, che lo siamo fino in fondo! Se le altre regioni possono promulgare liberamente le loro manovre finanziarie (salvo eventuali impugnazioni successive da parte del Governo) non si capisce perché noi, solo noi, siamo soggetti a questa assurda censura preventiva e, addirittura alla chiamata in responsabilità patrimoniale del Presidente della Regione se questi promulga leggi impugnate dal Commissario.

Il Commissario regge se c’è l’Alta Corte. Se non c’è quella, via anche questo. E del resto la riforma costituzionale del 2001 manteneva le specialità delle Regioni a statuto speciale solo se “più favorevoli” rispetto alle norme ordinarie. Ora non capisco proprio quale favore ci sia ad essere perennemente sotto tutela di Roma. In questo senso è palese l’illegittimità della stessa presenza del Commissario dello Stato in Sicilia, e questo a prescindere dalla qualità di questa o quella legge. Qui siamo all’ABC del diritto costituzionale, e spiace che senatori della repubblica non colgano.

A questo punto, se tutte le leggi in sostanza passano dal Commissario, noi che li eleggiamo a fare i 90 (ora 70) deputati? E così il Presidente? A questo punto perché noi siciliani non possiamo direttamente eleggere il Commissario dello Stato, che è il vero legislatore in Sicilia? Dobbiamo accettare, per Costituzione, il nostro “stato di minorità politica” rispetto agli altri cittadini italiani? Vedete che siamo cittadini di terza serie? In Italia lo sanno tutti, solo i Siciliani non lo sanno ancora.

Però i Siciliani votano sempre in un certo modo. Quindi sta bene così anche a loro. 

Davvero? Non me ne sono accorto. Le elezioni locali danno invece, se le vogliamo leggere, profonde oscillazioni. O si riferisce al famoso 61 a 0 del 2001? Se si riferisce a quell’episodio, di grazia, quand’è che andrà in prescrizione e non dovremo sentircelo rinfacciare più? Sa, sono passati più di dieci anni e molte persone che oggi votano, allora non lo facevano, mentre molte altre che allora votarono, oggi sono morte. Ma, anche se fosse, non è che anche allora, il merito fu soprattutto della c.d. sinistra che davvero non era in grado di esprimere nulla per la Sicilia? E del resto, quando la Sicilia è stata a Roma al potere, vi siete accorti di qualcosa di diverso? Io no. Io vedo un popolo disperato al quale, attraverso un’informazione polarizzata, si offrono solo due alternative: o la “destra” o la “sinistra” nazionale, entrambe egualmente corrotte e nemiche del nostro popolo. Il popolo siciliano oscilla: ora la primavera siciliana, ora Forza Italia e Cuffaro, oggi Crocetta, sempre così, ma in realtà le è di fatto impedito di votare veramente per se stessa. Un po’ con l’informazione (non mi faccia parlare dei giornali siciliani), un po’ con il bisogno.

Ma ora viene il bello. Con la nuova legge elettorale saranno vietati per legge i partiti regionali (già di fatto era così in maniera strisciante da vent’anni; ora è legge). Se i Siciliani non amano i due o tre partiti nazionali, possono anche stare a casa: non hanno diritto di voto. Vi sembra normale questo? A me no. E in ogni caso non rimproveriamo poi i Siciliani dei risultati elettorali o del loro sempre più diffuso “non voto”. Non ne hanno colpa, ormai il diritto di voto lo abbiamo quasi perso.

È vero, c’è il 5 Stelle, che può forse ancora arginare la deriva autoritaria, ma… vabbè chiudiamo qui questo discorso, che ci porterebbe troppo lontano.

Ma un segnale potremmo darlo alle europee.  

 Lo sa che la legge elettorale europea, anche se concepita in epoca proporzionale, e quindi un po’ meno truffaldina di altre, è una delle tante frodi ai danni della Sicilia?

Lo sa come funziona: si dividono i seggi dell’Italia in maniera proporzionale agli abitanti. E già qui si ha che al Collegio della Sicilia-Sardegna toccano 5 eurodeputati, meno che quelli di Malta, con meno di un ventesimo degli abitanti. Dirà “ma Malta è uno Stato”, appunto, qualche volta essere stato ha dei vantaggi, non trova?

Poi, non contenti di questo, l’assegnazione definitiva si fa sulla base del numero dei votanti effettivi. Le circoscrizioni più piccole e periferiche sono strutturalmente quelle che hanno più difficoltà ad essere rappresentate, e quindi a votare ci vanno meno persone. Risultato: il numero di deputati riservati alle Isole si riduce a non più di quattro: di fatto, anche con il proporzionale, lo sbarramento sale a percentuali più che “turche”, proibitive. E quindi il “voto utile” falcidia tutti, lasciando in piedi solo le macchine elettorali dei partiti più visibili.

Dalla scorsa volta, la casta italiana, ha aggiunto infine lo sbarramento nazionale al 4 %, al solo scopo di far fuori i piccoli partiti ed evitare ogni potenziale ricambio. Chi avesse ancora qualche dubbio sulla reale funzione degli sbarramenti e credesse alle fandonie sulla “governabilità”, basta che consideri la legge europea, dove la governabilità non c’entra un tubo, per capire le reali intenzioni di chi ci governa. Nello specifico, allora la Lega volle questa legge, per far fuori definitivamente ogni possibile rappresentanza del Sud o di altri partiti minori del Centro-Destra: il governo era Berlusconi-Tremonti-Bossi, e tale doveva rimanere senza altre interferenze.

Ora quello sbarramento è restato. Siamo di fronte a una legge liberticida. Forse ha un solo senso andare a votare alle europee: avere un simbolo che dica NO a questa Europa delle banche, e che abbia qualche reale possibilità di avere successo. Io, per ora, ne conosco uno solo.

 A proposito, che ne pensa della Lega che si presenta in Sicilia?

Ho letto questa cosa su un altro giornale on line. I commenti di alcuni babbei, lasciatemi dire così, erano quasi quasi lì lì per farsi sedurre. Ecco, vorrei dire una cosa al proposito, che i vostri colleghi, da mediocri disinformatori, non hanno detto, così apriamo gli occhi a qualche sprovveduto.

La Lega – come abbiamo detto – volle questo sbarramento per far fuori Lombardo con cui aveva rotto. Ora, però, naviga in acque cattive, e il 4 % sembra un po’ arduo anche a loro. Tutti i sondaggi le danno il 3,8, o il 3,9. C’è quindi bisogno di qualche stupidotto del Sud e delle Isole che regali loro qualche decimale che consenta loro di superare lo sbarramento. In cambio qualche sorriso, qualche frase di circostanza sull’autonomia che “potrebbe funzionare” e nient’altro. Conosciamo bene la Lega. Non ha mai difeso l’Autonomia siciliana, mai! E anzi ha fatto di tutto per affossarci alla scorsa legislatura. Tanto per dirne una hanno quasi chiuso tutte le nostre scuole, oggetto di “attenzioni” particolari ai tempi della Gelmini, sotto la dettatura del nordista Tremonti. Sono nostri nemici viscerali e razzisti. Peraltro, per le ragioni tecniche che ho detto sopra, è matematicamente impossibile che scatti loro un seggio nelle Isole. Il voto dato a loro è dunque certamente perso, ma gli serve per le ragioni che ho detto. Semplice no? Peccato che non si dica troppo in giro. Però mi piacerebbe sapere chi si presta a presentare questa lista dalle nostre parti. Mi faccia usare un’espressione molto dura: a queste persone bisognerebbe sputare in faccia. Bisognerebbe materialmente impedire di presentare la lista alle elezioni, anche con la violenza. La Lega è un partito razzista, antimeridionale e antisiciliano. La sua presenza nelle nostre urne è solo una provocazione inaccettabile ad uso di qualche deficiente.

 Professore, lei, con quello che dice, non diffonde speranza e fa fare – come si dice a Palermo –  le budella “a matapollo”.

Allora vuol dire che non ho sprecato il fiato. La situazione è quella che è. Raccontare fiabe non serve. Chissà che, aperti gli occhi, i Siciliani non ci riservino qualche sorpresa positiva. Però mi creda: piacerebbe anche a me diffondere speranza; per ora, comunque, credo che sia più importante la consapevolezza, e in giro ne vedo molto poca.


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