Dopo aver ottenuto il demenziale smantellamento delle province, i poteri forti, con la scusa che costano troppo, debbono togliere al nostro paese altri due presidi democratici: le regioni e i comuni. Cosi' amministreranno tutto le congreghe massoniche della banditesca e fallimentare unione europea
Il Sole 24 Ore attacca l’Ars. Perché non si occupa degli affari dei suoi ‘capi’ in Sicilia?
DOPO AVER OTTENUTO IL DEMENZIALE SMANTELLAMENTO DELLE PROVINCE, I POTERI FORTI, CON LA SCUSA CHE COSTANO TROPPO, DEBBONO TOGLIERE AL NOSTRO PAESE ALTRI DUE PRESIDI DEMOCRATICI: LE REGIONI E I COMUNI. COSI’ AMMINISTRERANNO TUTTO LE CONGREGHE MASSONICHE DELLA BANDITESCA E FALLIMENTARE UNIONE EUROPEA
Ieri abbiamo letto con stupore un lungo articolo dedicato alla Sicilia pubblicato dal Il Sole 24 Ore, il quotidiano della Confindustria. Il perché del nostro stupore è presto detto.
Ci siamo detti: finalmente il giornale degli industriali italiani si occuperà di quello che hanno combinato – e che stanno ancora combinando – nella nostra Isola i ‘capi’ di Confindustria Sicilia. Ci riferiamo, ovviamente, al presidente degli industriali siciliani, Antonello Montante, al vice presidente, Giuseppe Catanzaro, e all’ ‘intellettuale’ del gruppo, Ivan Lo Bello.
Perché pensavamo questo? Semplice: perché da cinque anni i vertici di Confindustria Sicilia detengono l’assessorato regionale alle Attività produttive. Ma, nonostante ciò, l’economia siciliana – e l’industria in particolare – invece di andare avanti è andata indietro. (a sinistra, foto tratta da consaplucca.it)
Pensavamo che il Sole 24 Ore si sarebbe occupato del signor Giuseppe Catanzaro che detta legge – e che legge! – nel settore dei rifiuti in Sicilia. E pensavamo che il quotidiano della Confindustria avrebbe cercato di fare luce sulla gestione – a partire dalle nomine illegittime – dell’Irsap, l’Istituto regionale di quelle attività produttive che nessuno sa quali siano, il ‘carrozzone mangiasoldi’ gestito dagli uomini di Confindustria Sicilia.
Invece il giornale della Confindustria ha puntato i riflettori sulla Sicilia per dire che l’Assemblea regionale siciliana costa di più dei Consigli regionali di altre Regioni. La solita solfa per gettare fango sulle istituzioni autonomiste.
Si sa: la ‘moda’ dei nostri giorni impone di mettere in cattiva luce le Regioni. Ieri è toccato alla Sicilia.
Sia chiaro: la nostra non è una difesa d’ufficio dei 90 ‘califfi’ di Sala d’Ercole dei quali non ce ne può fregare di meno. Noi difendiamo le nostre istituzioni: cioè l’Autonomia siciliana.
Il ‘succo’ del ragionamento del servizio del quotidiano di Confindustria è che Sala d’Ercole costa 150 milioni di euro all’anno, mentre gli altri Consigli regionali costano la metà.
Intanto, ai signori del Sole 24 Ore ricordiamo che quello siciliano è un Parlamento – e tale resterà allo loro faccia e alla faccia del gruppo di Bilderberg, del Quarto Raich della signora Merkel e dell’Unione europea delle banche, della finanza speculativa e dei ‘predoni’ vari. Quello siciliano è un Parlamento e non un Consiglio regionale. Ed è normale che che costi di più.
In secondo luogo, va aggiunto che in Sicilia la Regione svolge attività che in altre Regioni italiane vengono svolte dallo Stato. Cosa, questa, che ha refluenza organizzativa sia nell’attività parlamentare che nell’amministrazione stessa del Parlamento siciliano.
Detto questo, siamo i primi a denunciare gli sprechi della politica siciliana. Ma a noi non sembra che mantenere il Parlamento in Sicilia sia uno spreco. Giustissimo ridurre i costi, ma senza l’enfasi che riscontriamo nelle polemiche, a nostro avviso pretestuose, contro le Regioni, contro le Province e contro i Comuni portate avanti in questi mesi dai poteri forti.
La verità è che i nuovi ‘Padroni’ dell’Italia – i tedeschi – vorrebbero cambiare i connotati al nostro Paese. Da qui la campagna di denigrazione demenziale contro le Province, che è un errore abolire per due buoni motivi. Primo: perché servono. Secondo: perché tra le spese della pubblica amministrazione rappresentano una voce di bilancio tra le più piccole.
La verità è che questa fallimentare Unione europea – che noi speriamo vada farsi ‘catafottere’ presto, insieme con l’euro, la Bce, con la setta di Bilderberg e con tutte le varie massonerie – sta solo cercando, da un lato, di impoverirci (e purtroppo per noi ci sta riuscendo) con questa truffa del debito pubblico e dello spread; dall’altro lato, vuole togliere spazi di democrazia per trasferire tutto alle massoniche e truffaldine tecnocrazie dell’Unione europea: da qui le polemiche pretestuose sui costi delle Regioni, delle Province e dei Comuni.
Da qui i ragionamenti demenziali su quanto si risparmierebbe abolendo le Province e, adesso, anche le Regioni e i Comuni. Per abolirli e dare tutto nelle mani delle massonerie dell’Unione europea: Unione europea che, lungi dall’essere una democrazia, è una dittatura fondata, lo ribadiamo, sulla truffa del debito.
Se la manovra è quella di togliere alla Sicilia l’Autonomia con la scusa che il Parlamento della nostra Isola costa troppo, beh, toccate duro. Semmai, la Sicilia deve seguire l’esempio della Scozia e della Catalogna, abbandonando questa insopportabile, massonica, scristianizzante e fallimentare Unione europea.
Se Il Sole 24 Ore vuole fare uno ‘scoop’, faccia una bella inchiesta sull’incidenza di Confindustria Sicilia sull’economia siciliana. O una bella inchiesta per capire dove opera – da industriale – il presidente di Confindustria Sicilia, Montante. E magari può fare pure una bella inchiesta sui rifiuti in Sicilia. Spiegando – magari facendoselo spiegare dal vice presidente degli ‘industriali’ siciliani, Catanzaro – perché la Tares, in Sicilia è più cara che a Milano. E se poi la vuole fare completa, può indagare sulla relazione che esiste tra i ‘Professionisti dell’Antimafia’, ‘sgamati da Leonardo Sciascia alla fine degli anni ’80 del secolo passato, e gli attuali vertici di Confindustria Sicilia…