Formazione/ Nino Spallino: “La riforma amministrativa ha paralizzato il sistema formativo”

IL LEGISLATORE HA GARANTITO NEL TEMPO SALVAGUARDIA OCCUPAZIONALE E RICONOSCIMENTO RETRIBUTIVO IN FAVORE DEI LAVORATORI DEL SETTORE. LOMBARDO PRIMA E CROCETTA ADESSO VORREBBERO CANCELLARE OGNI FORMA DI TUTELA SILURANDO PURE L’ARS. LA POSIZIONE DEL SINDACATO USLAL

Le garanzie retributive ed occupazionali degli operatori della Formazione professionale sono a totale carico della Regione. A sostenerlo il sindacato autonomo Uslal, acronimo di Unione siciliana libere associazioni del lavoro che fonda le ragioni sullo studio e l’approfondimento del quadro normativo di riferimento regionale e nazionale mai abrogato. In una nota il segretario generale dell’Uslal in Sicilia, Francesco Bonanno, ed il segretario regionale di Uslal Scuola e Formazione professionale, Nino Spallino, hanno ricordato come il sistema formativo, retto dalla legge regionale n.24 del 6 marzo 1976 e dalle disposizioni normative successive sul settore, fosse garantista per i lavoratori e gli allievi beneficiari del servizio.
La recente sentenza n.3606 del 21 novembre 2013 emessa dal Giudice del Lavoro di Palermo ha riproposto la questione della salvaguardia dei livelli occupazionali nel settore formativo, falcidiato da centinaia di licenziamenti che appaiono sempre più contornati da un sapore di illegittimità. La centralità dell’articolo 2 della legge regionale n.25 del 1 settembre 1993 ritorna in auge proprio perché richiamata nella citata sentenza. L’Uslal è intervenuto nel dibattito riaccesosi sullo spinoso argomento con una nota a firma del segretario generale del sindacato in Sicilia, Francesco Bonanno e del segretario regionale del comparto Scuola e Formazione professionale, Nino Spallino.

“Precisiamo a scanso di equivoci che trattasi di garanzie politiche strettamente legate alla obbligatorietà della Regione di programmare e finanziare il sistema della Formazione professionale – dicono Bonanno e Spallino – e non può essere diversamente. Gli Enti gestori stante le previsioni delle legge regionale n.24/76 – hanno aggiunto – non sono nelle condizioni di dare nessun tipo di certezze agli operatori in quanto la loro operatività è legata alla concessione da parte della Regione della commessa formativa, venuta meno l’affidamento delle attività corsuali non hanno ragioni di esistere”.

Per l’Uslal, fino a non molto tempo fa tutto andava per il verso giusto, alla fine di ogni anno formativo la regione si faceva carico di programmare e finanziare puntualmente l’anno successivo. Venivano in questo modo rispettati le previsioni della legge regionale n.24/76 e sue successive modifiche ed integrazione che sostanzialmente prevedevano nove mesi di attività formativa finanziata.
Per altri due mesi i lavoratori venivano destinati ad attività propedeutiche, coperte dal finanziamento previsto dalla legge regionale n.201 del 13 agosto 1979 e il dodicesimo mese costituiva il periodo di ferie maturate dal lavoratore. Proprio la legge n.201 ha costituito un’importante innovazione legislativa in Sicilia perché ha esteso a 12 mesi la copertura retributiva dei lavoratori del settore della Formazione professionale, provvedendo ad integrare con un apposito comma l’articolo 9 della legge regionale n.24/76. Riportiamo il testo dell’articolo 1 della citata legge 201/79.
“Al sesto comma dell’articolo 9 della legge regionale 6 marzo 1976 n.24, è aggiunta la seguente lettera: i) alla retribuzione e ai relativi oneri sociali per gli operatori docenti e non docenti degli enti di formazione, nel periodo che intercorre tra la chiusura di un anno formativo e l’inizio del successivo e per un massimo di due mesi ogni anno o frazione di anno non inferiore a sette mesi di servizio. In detto periodo il personale sarà impiegato, a cura degli enti o della Regione, in attività didattiche, formative, di aggiornamento o di riqualificazione, nonché al reclutamento degli allievi ed alla preparazione di attività corsuali”.

Un meccanismo collaudato che ha permesso al sistema di andare avanti con risultati più che discreti. La norma con chiarezza precisa che se non provvedono gli enti è la Regione a curarsi dell’utilizzo del personale. Più chiaro di così si muore.
Oggi non è più così, non si ha più nessuna certezza non si sa quando iniziano le attività corsuali ne tanto meno quando finiscono.
Questo è accaduto, aggiungiamo, per l’imperdonabile errore degli ultimi due Governi succedutisi, dei presidenti Lombardo e Crocetta, di sostituire la volontà del legislatore regionale di affermare il principio della tutela e salvaguardia del personale della Formazione professionale sin dai primi anni di applicazione della legge n.24/76 che ha assunto il rango di norma costituzionale.
L’esercizio del potere esecutivo in sostituzione di quello legislativo nel processi di riforma del sistema formativo regionale ha solamente prodotto danni a mai finire, tagliando fuori pure il parlamento siciliano. Al punto da metterne seriamente a rischio non solo il futuro dei lavoratori, contrapponendosi in questo all’orientamento, ripetuto e confermato nel tempo, del Legislatore regionale, ma la stessa offerta formativa da erogare istituzionalmente al cittadino siciliano. Sostituendosi il clientelismo al diritto-dovere ad una formazione di qualità la Sicilia ha perso quel primariato che l’ha contraddistinta in tutto il territorio nazionale per tanti anni come modello d’eccellenza.

“Per cambiare o per meglio dire per distruggere l’impianto legislativo – aggiunge Spallino – il precedente presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ha assunto un piemontese pagandolo a cinquecentomila euro l’anno ed risultati sono sotto gli occhi di tutti. Nessuna garanzia per gli allievi, per gli operatori e per gli Enti – ha sottolineato – il tutto è lasciato alla libera interpretazione di qualche fantasioso burocrate che fa il bello e cattivo tempo”.

Continuando la lettura della nota, l’Uslal ha sostenuto che “qualcuno in male fede sostiene che l’attuale situazione scaturisce dalla mancanza di disponibilità finanziaria da parte della Regione. Mai cosa più falsa è stata detta. Proprio per non fare gravare sulla Regione il costo dell’intero piano formativo, da più di un ventennio, si è introdotto il principio del cofinanziamento ricorrendo al Fondo sociale europeo e tutto procedeva in maniera soddisfacente. Poi è arrivato il governatore catanese che ha ingaggiato il più che famosissimo Dirigente Generale. Il resto è storia”.

“Non ci rassegneremo a questo stato di cose – dicono i segretari Francesco Bonanno e Spallino – percorreremo ogni strada, ricorreremo a tutti gli organi competenti per far si che le leggi ed il Contratto collettivo nazionale di lavoro vengano rispettati”.

Su questi proponimenti i due sindacalisti auspicano di poter trovare con gli altri sindacati un’intesa per poter avanzare al Governo una proposta finalmente unitaria che ponga al centro l’interesse generale del servizio in favore degli allievi e salvaguardando i lavoratori, risolva gli attuali problemi del settore.


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