A Catania finisce l’epoca della giungla dei chioschi. «Per trent’anni nessuno ha avuto il coraggio di mettere ordine»

«Un pezzo di storia della città di Catania». È così che il presidente del Consiglio comunale di Catania Sebastiano Anastasi presenta a MeridioNews il regolamento dei chioschi che era atteso da più di trent’anni e che è stato approvato nel corso della seduta di ieri sera con venti voti favorevoli e undici consiglieri che si sono astenuti. «Si tratta di una delibera di portata storica – sottolinea Anastasi – che finalmente mette ordine in un settore in cui nessuno ha avuto mai il coraggio di intervenire». Un documento, quello del Regolamento e disciplina per l’installazione dei chioschi, che mette uno stop alla proliferazione selvaggia delle tipiche strutture disseminate per la città. Una giungla di chioschi che ha portato anche a contenziosi in cui il Comune, perdendo in sede processuale, è stato condannato a pagare le spese legali. A redigere la proposta per il Regolamento, nel 2020, sono stati i consiglieri comunali Manfredi Zammataro e Bartolomeo Curia. Adesso, dopo qualche emendamento di modifica, la delibera completa è stata sottoposta al civico consesso dalla direzione Sviluppo attività produttive.

«È stata scritta una pagina importante per la nostra città – commentano i consigliere Curia e Zammataro – che permetterà di normare e armonizzare questo tipo di attività nel contesto urbano e di gestire i chioschi in un contesto di trasparenza e legalità». Per l’installazione dei punti vendita tipici catanesi – dove è obbligatoria una sosta per cittadini e turisti per bere seltz limone e sale, una bevanda al tamarindo o al mandarino verde – per anni si è andati avanti sempre e solo con singoli permessi di costruire temporanei. Documenti con cui veniva concessa ad alcune ditte la superficie di suolo pubblico per costruire i chioschi e in cui veniva sottolineato che la concessione era comunque da intendersi subordinata al regolamento. Solo che, per più di trent’anni, di questo piano dei chioschi non c’è stata traccia. Una insolvenza da parte delle amministrazioni che si sono succedute che, spesso, si è tramutata in ricorsi al Tribunale amministrativo regionale da parte dei cittadini, dopo averle presentate di propria iniziativa, si sono visti rigettare le richieste di concessione. In molti di questi casi, il Comune è stato costretto al pagamento delle spese legali.

«I chioschi rappresentano delle attività stabilmente radicate nel tessuto economico e sociale di Catania – continua il presidente del Consiglio comunale – e garantiscono un rilevante canale occupazionale e reddituale per gli operatori del settore che, da decenni, attendono una regolamentazione che ne disciplini l’attività». Nel tempo, di volta in volta, la speranza di dare ordine si era riaccesa dopo diversi provvedimenti della direzione Sviluppo attività produttive con cui veniva concessa ad alcune ditte la superficie di suolo pubblico per costruire. Ma «servono regole chiare, certe e trasparenti», si ripeteva ogni volta. Regole che adesso sono arrivate con l’approvazione della delibera da parte del Consiglio comunale che disciplina i criteri di collocazione e le caratteristiche tecniche delle strutture da realizzare, i requisiti igienico-sanitari, le procedure di affidamento – con modalità a evidenza pubblica – e gli obblighi da parte del concessionario.

Negli emendamenti integrativi – che sono stati approvati durante la seduta del civico consesso del 13 gennaio – si precisa per «chioschi» si devono intendere non solo le strutture per le bevande digestive, ma anche quelli per la vendita di generi alimentari anche sfusi (dolci, gelati, panini, rosticceria, prodotti tipici). Sono considerati chioschi anche le strutture per la vendita di giornali e riviste, di libri, fiori, prodotti tipici dell’artigianato, souvenir, produzioni artistiche, oggettistica varia; ma anche i punti di promozione turistica e per le informazioni. Nel documento è stato inoltre stabilito anche che «la zona circostante i chioschi venga curata dagli stessi concessionari che dovranno provvedere pure a fornire l’area di contenitori per la raccolta differenziata».


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