Bonus assunzioni? Un flop nel Sud Italia. L’analisi dei Consulenti del lavoro

Un’azienda su quattro ha richiesto l’utilizzo del bonus assunzioni per assumere una unità lavorativa. E’ questo, in sintesi, il dato che emerge dal sondaggio della Fondazione Studi sulla platea dei Consulenti del Lavoro che, da Nord a Sud, si sono cimentati con l’applicazione del bonus assunzioni voluto dal nuovo decreto lavoro di agosto. Un’indagine, quella della Fondazione, che ha cercato di comprendere quale fosse stato l’appeal del bonus nei confronti delle imprese e quali i risultati dell’attuale situazione lavoro nella marea delle piccole imprese che costituiscono, ad oggi, il 90 per cento del tessuto produttivo italiano. Se il 73% degli intervistati ha riferito che le imprese che assistono non hanno sfruttato il bonus occupazione, gli stessi garantiscono che un aumento del limite di età, dai 29 previsti ai 35 ipotizzati, sarebbe stato più incisivo.

Ma c’è di più, la maggior parte delle imprese che hanno snobbato l’agevolazione risiedono al Sud laddove la convenienza del bonus è di gran lunga inferiore ad altri incentivi (si pensi alla legge 407/90 che dura trentasei mesi a fronte dei dodici/diciotto del bonus Giovannini), che tra l’altro non richiedono nemmeno l’incremento occupazionale quale condizione principale per fruire dell’incentivo. Su tali condizioni, infatti, il 96% degli intervistati ha ritenuto l’incremento un freno al desiderio delle imprese di porre in essere nuove assunzioni così come quasi l’80% delle aziende ricorre oggi all’applicazione di forme flessibili di lavoro, con il tempo determinato che la fa da padrone seguito dal lavoro accessorio e dai tirocini.

Insomma, c’era da aspettarselo. E se in alcune regioni il budget per le assunzioni ha ancora risorse, difficilmente nell’immediato futuro ci sarà la ressa per richiederlo visto che le imprese gradirebbero una riduzione del cuneo fiscale e contributivo anziché incentivi a termine. Infatti, è noto a chi segue da vicino le aziende che il problema attuale non è come assumere con incentivi ma tornare a produrre e a creare sviluppo. In assenza di nuovo lavoro risulta infatti assolutamente privo di efficacia qualsiasi provvedimento che incentiva nuovi assunzioni.

Anche le procedure, ed in particolare il software predisposto dall’Inps, non sono esenti da critiche tanto che il 63% degli intervistati ha riscontrato problematiche nei primi 60 minuti di inoltro delle candidature. Un problema, quello dei click day, che si ripresenta ogni qualvolta le parti siano l’Inps e l’Inail, nonostante le strutture si giudichino pronte a ricevere connessioni multiple. Ma nel nostro Paese non si può non tenere conto che la banda larga in molte zone è un sogno o funziona a singhiozzo. Realtà che non può essere sottovalutata se si decide di applicare la regola della priorità nella presentazione. Non dare a tutti le stesse potenzialità di successo potrebbe significare una grave violazione della concorrenza tra imprese, oltre che avere profili di rilievo costituzionale.

Fondazione Studi Consulenti del Lavoro


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Un’azienda su quattro ha richiesto l’utilizzo del bonus assunzioni per assumere una unità lavorativa. E’ questo, in sintesi, il dato che emerge dal sondaggio della fondazione studi sulla platea dei consulenti del lavoro che, da nord a sud, si sono cimentati con l’applicazione del bonus assunzioni voluto dal nuovo decreto lavoro di agosto. Un’indagine, quella della fondazione, che ha cercato di comprendere quale fosse stato l’appeal del bonus nei confronti delle imprese e quali i risultati dell’attuale situazione lavoro nella marea delle piccole imprese che costituiscono, ad oggi, il 90 per cento del tessuto produttivo italiano. Se il 73% degli intervistati ha riferito che le imprese che assistono non hanno sfruttato il bonus occupazione, gli stessi garantiscono che un aumento del limite di età, dai 29 previsti ai 35 ipotizzati, sarebbe stato più incisivo.

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