IL FRANCOBOLLO/ Lampedusa, l’Unione europea deve farsi perdonare la tragedia dei profughi

di Salvo Messina

PRENDERSELA SOLO CON GLI SCAFISTI E’ IPOCRISIA. UOMINI E DONNE FUGGONO DA QUEI PAESI A CAUSA DELLE GUERRE VOLUTE IN PARTE DAI PAESI DEL COSIDDETTO “OCCIDENTE INDUSTRIALIZZATO”…

Lampedusa dopo la tragedia dei profughi conta i morti. Troppi morti. Il peschereccio naufragato è partito dalla Libia, ma a bordo c’erano eritrei, somali, persone che avevano attraversato pezzi di Corno d’Africa prima di arrivare stremati a Misurata.

Secondo Fortress Europe, dal 1994, nel solo Canale di Sicilia, sono morte oltre 6.200 persone e tra queste più della metà (4.790) risultano disperse. Il 2011 l’anno horribilis: 1.800 persone tra morti e dispersi, 150 al mese, 5 al giorno. I veri responsabili di questo stillicidio si trovano a Bruxelles dove lanciano moniti e fatue solidarietà che lasciano il tempo che trovano.

L’Europa delle banche e dei poteri forti della finanza mi piace sempre meno, soprattutto quando non prende alcuna decisione per risolvere drammi sociali come questo che miete vittime tra i popoli di altre nazioni in gravi difficoltà. Bisogna dichiarare lo stato di emergenza europeo, poiché da soli saremo costretti a leggere più frequentemente queste tristissime notizie, ma non è possibile assistere inermi a questi morti.

La Regione siciliana con la sua Autonomia “speciale”, oltre a salvaguardare i privilegi dei deputati regionali, potrebbe fare di più, anche se per contrastare i traffici di morte occorre una strategia integrata e la cooperazione degli Stati e delle Polizie dei Paesi da cui partono i migranti. In un contesto politico di hobbesiana memoria, di “tutti contro tutti”, i nostri politici non perdono l’occasione di litigare anche su questo tragico evento. La sinistra attacca la Legge Bossi-Fini. La Lega, dal canto suo, accusa la Boldrini e la ministra Kyenge di essere responsabili morali dell’eccidio in mare. Che schifo!

Diciamo le cose come stanno: Non c’è migrante che non tenti la fuga in Europa che non sia indotto a fuggire da guerre e bombardamenti occidentali come in Libia e in Siria, Paesi devastati da una strisciante guerra civile, in parte alimentata dai governi di Paesi occidentali. Attribuire la responsabilità al punto finale della catena cioè agli scafisti è una “comoda” ipocrisia. Bisogna dire basta alle guerre assicurando un lungo periodo di pace, realizzando programmi di aiuti per le popolazioni che sono state devastate dagli eserciti occidentali e dai bombardamenti.

In questa direzione cosa fa l’Italia? Niente, anzi taglia! Infatti, nel 2012 l’Italia ha tagliato del 34,7% gli aiuti diretti allo sviluppo ed è ora ultima tra i Paesi membri del Centro per lo sviluppo Ocse, insieme alla Grecia, per quota di Reddito nazionale lordo (Rnl) dedicata a questo capitolo di spesa. In termini assoluti, l’Italia ha versato nel 2012 aiuti diretti allo sviluppo per 2,639 miliardi di euro, contro i 4,326 miliardi dell’anno precedente, pari allo 0,2% del Rnl.

In questo contesto, la proposta fatta all’Unione europea dal ministro degli Interni Angelino Alfano di candidare Lampedusa al Nobel per la pace potrebbe sembrare una provocazione, mentre la ministra Kiange rischia di diventare la foglia di fico della politica governativa per l’integrazione.

 


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