I palermitani del cinema a Venezia: il mondo raccontato dalla Sicilia

di Gabriele Bonafede

“Vedo un’Italia e un’Europa in ginocchio”, queste le parole di Emma Dante nell’intervista di Repubblica a Venezia a commento del suo primo film “Via Castellana Bandiera”.  Un film che non si ferma a Palermo e convince nella visione di ieri sera alla 70ma Mostra del Cinema di Venezia.

Ed è un film che parla anche di ostinazione.  Così continua la regista palermitana ai microfoni di Repubblica e anche in altre occasioni: “Le donne nei secoli sono state abituate a stare calme, a essere accondiscendenti. Questo ha sviluppato nel cervello della donna, una capacità, che ha a che fare con l’ostinazione. Forse più dell’uomo a essere ostinata.”

Sarà la prima regista italiana a vincere il Leone d’Oro? “No”, risponde. Ma L’attenzione dei media e gli applausi di ieri sera sembrano proporla per questa eventualità.

Palermo è sbarcata in grande stile a Venezia con autori di grande pregio: con una seconda generazione di  quello che in queste pagine, assieme ad Aurelio Grimaldi, abbiamo avuto il piacere di descrivere come “nuovo cinema siciliano”, un cinema che è partito, con “Mery per sempre” alla fine degli anni Ottanta, con l’osservazione del continente-Sicilia, finalmente operata da chi in Sicilia è nato o ha deciso di viverci: da dentro la Sicilia. E la stessa Emma Dante dice che “Via Castellana Bandiera” è un film che non tratta di una “via” di Palermo casualmente, ma di una via “che è viva, che si allarga, che si muove insieme alla storia“.  E che è “un luogo, un tempo, un dolore”, metafora di qualcosa di più grande e che coinvolge, appunto “un grande spaesamento” visibile in tutta Europa: “la stessa crisi, lo stesso spaesamento lo vedo ovunque”, afferma.

Questa seconda generazione di registi del cinema siciliano proietta dunque sul mondo le proprie visioni, le proprie capacità di leggere, attraverso la Sicilia, non solo l’Isola ma anche il resto del mondo.

È il caso ad esempio del palermitano Salvo Cuccia, anche lui a Venezia con “Summer 82, when Zappa came to Scily”, un documentario sul ritorno del grande musicista americano in Sicilia nel particolare concerto del 1982, finito tra lacrimogeni e cariche della polizia. E anche del ritorno dei figli di Frank a Partinico, nella città d’origine dei Zappa. Applaudito pure dai giornalisti, il film di Cuccia raccoglie grande consenso anche per la capacità di proiettare il mondo-Sicilia in vicende umane e artistiche di portata ben più ampia.

Troviamo la stessa chiave di lettura nel nuovo film di Costanza Quatriglio, “Con il fiato sospeso” (fuori concorso) che, dopo il successo di “Terramatta” l’anno scorso,  conferma la grande sensibilità della regista palermitana sulla base di storie che dal “margine” portano al centro dell’attenzione. E dunque riportano le storie siciliane al centro di mondi differenti, al centro di realtà diverse e simili al tempo stesso, lette da quel posto unico d’osservazione che è la nostra Isola.

 

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