Un'occasione per accostarsi alle tecniche di drammatizzazione del testo, e per venire a contatto con nuove "lingue": quelle dell'espressività
Laboratorio di creazione teatrale
Anche quest’anno la Facoltà di Lingue e Letterature straniere ha offerto agli studenti la possibilità di frequentare uno tra i numerosi corsi organizzati nell’ambito delle “Altre Attività”.
Tra questi, si è rivelato certamente di grande interesse sia per il carattere innovativo dello svolgimento e allo stesso tempo per l’importanza attribuita all’espressione individuale, il laboratorio di creazione teatrale, coordinato dal regista teatrale Dott. Gioacchino Palumbo.
Il corso, oltre a permettere ai partecipanti un approccio diretto al testo teatrale, ha costituito come suo obiettivo primario il potenziamento della capacità mimico-gestuale, volendo sottolineare in particolar modo il valore di tutti quegli elementi che non possono essere racchiusi nella sfera della verbalità, ma dai quali non si può prescindere se si ha l’intenzione di trasmettere percezioni, stati d’animo o emozioni universalmente comprensibili.
Per mettere in pratica tale obiettivo, dunque, si è fatto ricorso ad alcune delle più note tecniche del metodo recitativo elaborate dal maestro russo Stanislavskij, alle quali si sono integrati esercizi fisici finalizzati all’acquisizione di una maggiore coscienza delle facoltà espressive del corpo.
Secondo tale tipo di concezione, un attore non può riuscire ad entrare in rapporto con gli altri (i compagni di lavoro prima, gli spettatori dopo) se non lavora a fondo su se stesso e sul proprio corpo. Egli non verrà più considerato come estraneo al personaggio che interpreta, bensì si calerà totalmente in esso, parlerà, penserà come lui, ritrovando una nuova identità della quale si approprierà solo dopo un lungo percorso di esercizi fisici e mentali.
Il laboratorio ha fatto sì, quindi, che tali concezioni teoriche fossero applicate concretamente su “Yerma”, testo teatrale dello scrittore spagnolo Federico Garcia Lorca, tragica parabola di una donna cui è negata la gioia della maternità. Grazie alla molteplicità di chiavi di lettura e di possibili interpretazioni del testo,ognuno dei partecipanti ha avuto l’occasione di cogliere dei tratti particolari, e di enfatizzare quelli ai quali aderiva emotivamente in maniera maggiore.
Il risultato finale è stato una rappresentazione delle scene più incisive del dramma, dove è prevalsa la poliedricità dei punti di vista e di conseguenza delle soluzioni sceniche,e dove non sono mancate inoltre originali personalizzazioni. In conclusione, dunque, il corso ha certamente assolto al suo intento didattico, arricchendo i partecipanti con conoscenze teoriche e tecniche solitamente poco note, se non nell’ ambito professionale; ma nel contempo si è rivelato un’occasione preziosa per acquisire maggiore coscienza riguardo alle proprie capacità espressive e per riuscire a vincere la famigerata paura “da palcoscenico”.