Palermo, basta con le panelle e i panini con la milza!

Da qualche mese il Comune di Palermo ha deciso di debellare i fenomeno dei venditori ambulanti. Tutti debbono essere in regola. Tutti debbono pagare le tasse. Soprattutto i più poveri. La scelta del Sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, e del Comandante dei vigili urbani, Vincenzo Messina, è giusta e lungimirante. La civiltà e il decoro, innanzi tutto.

Palermo, soprattutto negli ultimi anni, non è più una città ciabattona. Non è, per intendersi, la Napoli di Giuseppe Marotta. Palermo, ormai, è una città europea. Tanto che partecipa al concorso a premi per diventare ‘Capitale’ non abbiamo ancora capito bene di quale cultura.

A Palermo, ormai, da anni, c’è la piena occupazione. A differenza di altre città, dove, un giorno sì e l’altro pure, ci sono precari per le strade che chiedono la ‘stabilizzazione’, nel capoluogo siciliano tutti hanno un posto di lavoro fisso e non ‘mobile’. A Palermo chi perde un posto di lavoro, appena girato l’angolo, ne trova un altro. 

A Palermo c’è un rispetto quasi sacro della meritocrazia. Negli uffici pubblici il personale è stato assunto tutto con rigorosi concorsi pubblici. Solo i migliori hanno fatto e fanno carriera. La raccomandazione a Palermo non esiste.

A Palermo i portatori di handicap, i minori a rischio e gli anziani bisognosi vivono nelle case famiglia pagate dal Comune. Tutti hanno assistenza. Basta chiederla.

A Palermo per avviare un’attività economica passano due, al massimo tre settimane. Palermo non è come le altre città dove per avviare un’attività economica ti chiedono 243 autorizzazioni, 721 certificati e dove i dipendenti pubblici ti rendono in giro se pronunci la parola “autocertificazione”. A Palermo i dipendenti pubblici – funzionari e dirigenti – non ti chiederebbero mai la tangente per avere in cambio un tuo diritto.

A Palermo gli imprenditori non pagano l’Irap. Mentre l’Irpef è ai minimi storici. La Tarsu, poi, è quasi azzerata. Perché il 99 per cento dei rifiuti viene riciclato. Palermo non ha una discarica che ha inquinato la falda e il mare.

Palermo è una città che incoraggia l’imprenditoria. Quindi non ha senso tollerare il commercio ambulante. I commercianti ambulanti sono dei perdigiorno. Perché, una volta girato l’angolo, come già detto, troverebbero un altro lavoro. Con lo stipendio fisso.

La verità è che questi palermitani che si dedicano al commercio ambulante chiedono troppo. Non si accontentano del benessere che offre oggi Palermo. Hanno il posto fisso a disposizione e lo rifiutano. Che gente!

Palermo non è come certe città dove la disoccupazione è alle stelle. E dove ogni mattina, appena alzati dal letto, bisogna capire che cosa e se si mangerà. A Palermo mangiano tutti (soprattutto i mafiosi con i ‘colletti bianchi’). A Palermo non ci sono le mense dei poveri prese d’assalto anche dai pensionati che, due anni fa, mai si sarebbero sognati di mangiare alla Cartitas l’ultima settimana del mese.

A Palermo, se un ambulante chiude i battenti non muore di fame. Non va a rubare e ad ammazzare. Al massimo, va a leggere gli Inni sacri di Manzoni a Villa Giulia (sempre per quel discorso di Palermo della ‘Capitale’ della cultura…).

E poi, diciamolo: ancora con queste stigghiole? con questo musso? con questa frittola? Ancora con le panelle, le crocché e ‘i raskatura? Ancora cu ‘a quarume? Ancora con questi miserabili e plebei panini con la milza?

Insomma: basta con questo cibo da strada! Ormai siamo nell’euro! Comandano i tedeschi e la Bce! Il gruppo di Bilderberg è tra noi. E il nostro Sindaco ha studiato ad Heilderberg. Via, diamoci un contegno!

Hanno fatto bene il Sindaco Orlando e il Comandante Messina a cacciare gli ambulanti. Gesù ha cacciato i mercanti dal Tempio, il Sindaco Orlando e il Comandante Messina hanno cacciato gli ambulanti. Si caccia quel che si può cacciare…

Perché la vera emergenza di Palermo non sono i colletti bianchi che stanno negli uffici pubblici a farsi i bagni con incarichi e consulenze legali, ma i disgraziati che sbarcano il lunario con il commercio ambulante…

Palermo, invece di togliere l’immondizia, tolgono ‘u pani ca meusa…

 


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