Sulla tomba del professor Canepa per non dimenticare i nostri eroi

La memoria torna a farsi “presenza” al cimitero di Catania:
68 anni dopo l’ eccidio di Murazzu Ruttu a Randazzo, la famiglia di Peppino Lo Giudice, ha incontrato un gruppo di indipendentisti di “Siciliani in Movimento per ricordare e pregare insieme sulla tomba del prof Canepa, sepolto insieme ad alcuni suoi ragazzi presso il Viale degli Uomini Illustri .
Era un altro 17 giugno, quello di 68 anni fa, quando Antonio Canepa, docente universitario e comandante dell’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia), insieme con Carmelo Rosano (22 anni), Giuseppe Amato detto Pippo (21 anni), Antonio Velis (21), Peppino Lo Giudice ( studente liceale di appena 18 anni) cadevano sotto il fuoco dei Reali Carabinieri (dei contorni oscuri dell’uccisione del prof Canepa vi abbiamo raccontato qui). Nella tomba insieme al suo comandante ed ai suoi compagni di lotta, riposa anche il giovane Francesco Ilardi ucciso 5 giorni dopo, durante un pattugliamento nei dintorni di Cesarò. 
L’incontro di oggi presso la tomba del prof Canepa, ha visto protagonista ancora una volta, dunque, Ciccina Lo Giudice, una dolcissima nonnina di oltre novant’anni, sorella della più giovane delle vittime di Murazzu Ruttu che come lo scorso anno, racconta a noi presenti la storia di suo fratello Peppino.
Ancora una volta emozionante il suo racconto fatto di dettagli che il tempo non ha cancellato dalla memoria della donna….. ricorda, racconta e piange nel farlo, Ciccina, poi si arrabbia quando ci racconta di come mille volte la sua famiglia abbia chiesto agli amministratori di San Michele di Ganzaria, centro che ha dato i natali del giovane Peppino, che venga intitolata una strada al fratello… Ogni volta la promessa che ciò avverrà presto.
“Ma quando – dice Ciccina – ho già 91 anni…sono passati 68 anni da quel giorno…devo morire senza aver visto questo “miracolo”?  Perchè intitolare una strada a Massimo Troisi “cu tuttu u rispettu pi du puureddu…” quando un figlio di quel paese è morto per difendere la sua terra e a nessuno gliene importa niente??? “
Chissà cosa aspetta il sindaco di San Michele di Ganzaria per accontentare le giuste istanze della famiglia Lo Giudice e far contenta una “nonnina” bianca che sicuramente non potrà aspettare in eterno.

 

Randazzo 17 giugno 1945: una strage “premeditata”
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