I precari? Non si possono abbandonare

Egregio direttore;

si può sapere perché difendete sempre i precari? Anche l’articolo pubblicato stamattina, a sua firma, alla fine difende il precariato, lasciando intendere che, se ci dovessero essere problemi, la responsabilità va addebitata allo Stato o all’Unione Europea. Non sarebbe più corretto chiudere la stagione del precariato e tornare ai concorsi pubblici, secondo quanto prevede la nostra Costituzione? A mio avviso la proroga dei contratti del precariato, approvata dall’Ars, verrà impugnata. L’occasione per chiudere definitivamente questo capitolo inglorioso.

lettera firmata 

 

Egregio lettore,

lei sfonda una porta aperta, perché anche noi siamo convinti che la Sicilia debba chiudere, una buona volta e per tutte, la stagione del precariato per tornare ai concorsi pubblici, secondo quanto prevede la Costituzione del nostro Paese. Noi la pensiamo esattamente come lei: nella pubblica amministrazione si deve accedere per concorso. E debbono essere i migliori a vincere gli stessi concorsi.

Resta un problema: che fare con tutti i precari che oggi operano negli uffici della Regione, nei Comuni, nelle Province, negli enti regionali, provinciali e comunali, nei Consorzi di Bonifica, nella Protezione civile regionale, all’Esa e via continuando?

In alcuni casi, si tratta di personale che opera da due o tre anni. Ma ci sono precari che lavorano – da precari – da oltre dieci anni. Ebbene, checché ne dica lei, tutto questo personale non può essere buttato in mare.

I precari sono il frutto di una politica ottusa, che invece di utilizzare le risorse pubbliche per potenziare il sistema delle imprese e creare veri posti di lavoro, ha preferito la scorciatoia della creazione di precariato nella pubblica amministrazione.

Guardi cosa è successo con le società a partecipazione pubblica. Formalmente, sono società di capitali e, quindi, private. Di fatto, sono partecipate da Regione, Province e Comuni. Il fatto di essere a capitale pubblico non gli ha impedito, per anni, di assumere migliaia di persone per chiamata diretta.

Ma tutto questo è avvenuto sotto gli occhi di tutte le autorità: sotto gli occhi del Governo nazionale, sotto gli occhi della Corte dei Conti, sotto gli occhi della magistratura. Oggi, dopo che il danno è stato fatto, non ci sembra serio mollare tutte queste persone.

Anche le leggi sulla ‘stabilizzazione del precariato – ci riferiamo agli ex precari, perché ormai ‘stabilizzati’ negli uffici della pubblica amministrazione – sono passate dal vaglio del controllo di legittimità. Nessuno ha avuto da ridire sulle leggi nazionali per la stabilizzazione dei precari. E l’ufficio del Commissario dello Stato non ha impugnato le leggi sulla ‘stabilizzazione’dei precari regionali.

Tutti hanno avallato precari e ‘stabilizzazioni’. Incasinando gli uffici della pubblica amministrazione e i conti della stessa pubblica amministrazione.

Oggi i soldi sono finiti. Allora che facciamo? Li buttiamo tutti a mare? Troppo facile.

Quello che sta succedendo in Sicilia è gravissimo. Lo Stato ha tagliato alla Regione 800 milioni di euro. Senza questi 800 milioni di euro i conti della Regione saltano. Tant’è vero che, tra le entrate della manovra economica approvata qualche giorno fa dal Parlamento siciliano, come abbiamo scritto stamattina, ci sono troppe voci sovrastimate.

Il Commissario dello Stato impugnerà la proroga dei contratti ai precari? E’ un’ipotesi che stamattina abbiamo messo nel conto. Ma non è detto che ciò si verifichi.

Se ci riflettiamo, la politica siciliana, molto codarda, ha scaricato il problema sul groppone dell’ufficio del Commissario dello Stato. Così se il Commissario dello Stato impugnerà la norma che proroga i contratti, la politica siciliana al gran completo potrà dire: “Noi abbiamo votato la proroga, ma il Commissario dello Stato l’ha bocciata”…”.

L’ufficio del Commissario dello Stato potrebbe fare un’altra cosa, che noi stamattina abbiamo adombrato. Potrebbe non impugnare la norma che proroga i contratti e impugnare, invece, tutte le entrate fittizie, che sono tante, e un assurdo mutuo di oltre 300 milioni di euro che la Regione dovrebbe contrarre non per investimenti, ma per pagare la spesa corrente.

Così facendo, l’Ars sarebbe costretta a riunirsi e, in tempi strettissimi, dovrebbe riscrivere la manovra. Chiedendo a Roma gli 800 milioni di euro che si è fatta scippare dal Governo nazionale.

Seguendo questa via, comunque dovessero andare le trattative con Roma sugli 800 milioni di euro, dovrebbe essere la politica siciliana, e non il Commissario dello Stato, ad affrontare il problema del precariato.

Questa è la nostra idea. Come finirà, onestamente,non lo sappiamo.

 


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