Ci è capitato più volte di non condividere gli atti del presidente dellars, giovanni ardizzone. Non lo facciamo per partito preso (consideriamo lonorevole ardizzone una gran persona per bene), ma perché non siamo daccordo su alcune sue scelte. Quello che, ad esempio, leggiamo su un documento ufficiale ci lascia perplessi. Il documento in questione è il seguente: la commissione per il regolamento è convocata giovedì 18 aprile 2013, alle ore 12. 00, presso il mio studio, con il seguente ordine del giorno:
I gruppi parlamentari di Sala d’Ercole? Ci pensa la Corte dei Conti
Ci è capitato più volte di non condividere gli atti del presidente dellArs, Giovanni Ardizzone. Non lo facciamo per partito preso (consideriamo lonorevole Ardizzone una gran persona per bene), ma perché non siamo daccordo su alcune sue scelte. Quello che, ad esempio, leggiamo su un documento ufficiale ci lascia perplessi. Il documento in questione è il seguente: La Commissione per il Regolamento è convocata giovedì 18 aprile 2013, alle ore 12.00, presso il mio studio, con il seguente ordine del giorno:
“Audizione del Presidente della sezione di controllo della Corte dei Conti per la Regione siciliana in ordine alle proposte di modifica al Regolamento interno dell’Ars concernenti la gestione finanziaria dei Gruppi parlamentari. In calce, per lappunto, la firma del presidente dellArs, Giovanni Ardizzone. .
In questa nota noi leggiamo un fatto positivo e un fatto negativo. Il fatto positivo è che, dopo i presunti sperperi – sui quali indaga la magistratura – che hanno coinvolto i gruppi parlamentari dellAssemblea regionale siciliana, è giusto porre un freno alla famelicità degli stessi gruppi parlamentari. Non ci convince molto, invece, il coinvolgimento preventivo della Corte dei Conti in questa storia.
A noi risulta che non cè alcuna legge regionale che obbliga la presidenza dellArs a far partecipare i rappresentanti dei vertici della Corte dei Conti alle riunioni della Commisisone per il Regolamento. Anche perché un Parlamento è tale se è libero. Se nelle questioni che attengono al proprio regolamento ha bisogno del placet preventivo della magistratura contabile, beh, siamo alla frutta.
La verità è che, in questo primo scorcio di legislatura, stiamo assistendo a una costante morificazione dellAutonomia siciliana. La scorsa settimana il commissario dello Stato (che non è il controllore delle leggi varate dal Parlamento dellIsola, ma viene chiamato soltanto a pronunciarsi sulla costituzionalità delle leggi) è intervenuto preventivamente per esprimere un parere preventivo sul disegno di legge relativo allabolizione delle Province.
Qualche giorno fa, sul fronte finanziario, il Governo regionale ha lasciato capire che, di fatto, non si opporrà allo scippo di 900 milioni di euro da parte del Governo delle banche di Mario Monti. Per la precisione, lassessore allEconomia, Luca Bianchi, ha detto che la Regione è riuscita ad ottenere lo sconto di 100 milioni da Roma: invece di prendersi 900 milioni, il Governo nazionale se ne prendà 800!
Insomma, siamo veramente messi male. Ad inizio di legislatura avevamo percepito segnali importanti. Sul ripristino dellAlta Corte per la Sicilia (passaggio indispensabile, visto che non esiste un organo che si occupa delle violazioni sistematiche dello Stato nei confronti dellAutonomia siciliana, a fronte di un commissario dello Stato che, ormai, interviene preventivamente sul processo legislativo).
Ora apprendiamo che la vita dei gruppi parlamentari dellArs – che, molto probabilmente, nella passata legislatura hanno esagerato – verrà vagliata preventivamente dalla Sezione di controllo della Corte dei Conti. Il nostro dubbio è che la recente sentenza della Corte dei Conti, che ha condannato un bel gruppo di politici siciliani al pagamento di somme rilevanti a causa di una gestione non oculata delle assunzioni nel servizio 118, non faccia più dormire sonni tranquilli alla politica siciliana.
Speriamo, almeno, che stasera il presidente della Regione, Rosario Crocetta, ci dica qualcosa in merito allapplicazionje dellarticolo 37 dello Statuto. Ovvero sulla previsione statutaria, mai applicata fino ad oggi, in base alla quale le imprese del Centro Nord Italia – con sede operativa nella nostra Isola e sede sociale in altre regioni del nostro Paese – dovrebbero cominciare a pagare le imposte alla Regione siciliana.
Questo è un passaggio importantrissimo, perché fino ad oggi i gruppi economici che hanno massacrato la Sicilia con linquinamento – valga per tutti il caso delle raffinerie di petrolio – hanno pagato le imposte alle Regioni del Nord Italia.
Speriamo che, su questo, il Governo Crocetta dia soddisfazione ai siciliani.