L’Italia daTangentopoli all’euro sotto il tallone della Germania

di Economicus

Può succedere, in Italia, quello che sta succedendo a Cipro? Ricordiamo che, anche nel nostro Paese, nel 1992, si procedette a un prelievo forzoso dai conti correnti. Il ricordo di quell’evento ci riporta agli anni di Tangentopoli. Un periodo che, forse, andrebbe riletto attentamente alla luce di quello che sta succedendo nell’Unione Europea in questi giorni.

Se torniamo indietro nel tempo, sfogliando i giornali italiani di quei giorni, ci accorgeremo che, anche allora, qualcuno chiamava in causa la Germania. Si diceva che dietro certe indagini giudiziarie, che smantellarono la Dc e il Psi, ci fosse l’ombra lunga di una mano che arrivava a fino a Berlino.

Di questo particolare, nel corso degli anni successivi, si è parlato poco, o forse non si è parlato affatto. L’ombra della Germania ritorna in queste settimane, con certi ‘avvertimenti’ lanciati al nostro Paese dai poteri forti teutonici.

Oggi serve a poco negare il ruolo preponderante della Germania nell’attuale Unione Europea. Perché gli ‘ordini’ per quasi tutti gli altri Paesi di una ìpresunta’ Unione Europea – Italia in testa – arrivano proprio da lì.

Risulta, invece, molto interessante ripercorrere alcuni passaggi degli anni precedenti Tangentopoli e degli anni della stessa Tangentopoli.

Un ricordo importante riguarda il Senatore a vita Giulio Andreotti. Che, qualche anno prima della caduta del Muro di Berlino disse: “Le due Germanie non dovranno mai riunificarsi”. Furono in pochi, allora, a difendere Andreotti. Lo difesero solo quelli che ricordavano gli anni ‘30 e ’40 del secolo passato e qualche cultore di storia.

Andreotti, si sa, fu il primo a cadere. Colpito da Tangentopoli e da Mafiopoli. Con il sette volte capo del Governo italiano caddero quasi tutti i democristiani irriducibili. Alcuni dei quali si rifugiarono nei piccoli partitini. Scomparve pure il Psi.

L’euro comincia a prendere forma negli anni di Tangentopoli. Per l’Italia, nella seconda metà degli anni ’90, ad occuparsi del passaggio dalla lira all’euro c’era Romano Prodi con il centrosinistra. E’ noto a tutti che il nostro Paese è entrato nell’euro con un cambio che definire sfavorevole è poco. Un cambio che, più che contrattato. sembra sia stato imposto.

A questo punto una domanda è d’obbligo: c’è un legame tra lo smantellamento di un’intera classe dirigente e l’entrata nell’euro dell’Italia in condizioni da “guai ai vinti”? In altre parole, siamo sicuri che gli Andreotti, i De Mita, i Craxi avrebbero accettato di far entrare nell’euro il nostro Paese a quelle condizioni? La domanda non è oziosa, perché un Paese – certamente diverso dal nostro – l’Inghilterra, non è entrato a far parte dell’euro.

Ultima notazione. Le elezioni politiche del 1996 furono centrali per l’Italia che si accingeva ad entrare nell’euro. Le vinse il centrosinistra per una manciata di voti.

Anche adesso, sempre rispetto all’euro, si prospettano passaggi difficili (Cipro docet). E anche adesso, sempre per il solito ‘soffio’, le elezioni politiche le ha vinte (o quasi) il centrosinistra. E c’è una pressione fortissima dei poteri forti per far governare Bersani e il Pd.

Per fargli fare che cosa? Nel 1996 l’Ulivo ci regalò l’euro che, lungi da dare al nostro Paese prosperità economica e libertà, ci sta facendo ripiombare – per alcuni aspetti – agli anni ’30 del secolo passato, dalla grande depressione economica del 1933 ad ‘altro’ ancora: un ‘altro’ che in Grecia e a Cipro si è già materializzato.

Che cosa si sta preparando? Si sa che i poteri forti, prima o poi, presentano sempre il conto.

 


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