I fan del Ponte sullo Stretto

In un’Aula parlamentare semi vuota, con solo 27 deputati fisicamente presenti, ieri, si è discussa la mozione presentata da un gruppo di deputati Pd, che impegna il Governo Crocetta a bloccare il progetto per la realizzazione del Ponte di Messina (dello strano caso dei deputati assenti, vi abbiamo raccontato qui).
Ma, dopo una seduta semiseria degna della miglior commedia degli
errori (orrori) shakespeariana, il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, vista la mancanza di numero legale in Aula, ha rinviato la seduta a martedì prossimo. Questo ha fatto storcere il naso a diversi onorevoli che invece volevano votare la sera stessa.
“L’argomento e’ abbastanza impegnativo e non puo’ essere solo una minoranza a decidere- ha argomentato Ardizzone- in ogni caso la maggioranza in questo momento non c’e’ e anche se facessi una sospensione di un’ora non la raggiungeremmo questa sera”.
Quindi, tutto rinviato. A questo punto però è interessante conoscere i punti di vista di alcuni degli inquilini di Sala d’Ercole, che ieri hanno dato sfoggio di tutte le loro conoscenze faunistiche che farebbero invidia persino al Wwf: tartarughe di Linosa, scoiattoli di Venezia (tirati in ballo da Toti Lombardo, degno figlio d’arte) di delfini e uccelli e delle loro rotte migratorie, solo per
dire no alla mozione.
Ma c’era proprio bisogno di scomodare quei poveri animali? Non lo crediamo, perché se analizziamo la lunga storia del progetto del ponte che dovrebbe collegare l’isola alla Calabria, scopriamo che di fatto i soldi per la sua realizzazione non ci sono. E queste non sono parole nostre, ma del governo Monti, che lo scorso 31 ottobre ha deciso di ”prorogare, per un periodo complessivo di circa 2 anni, i termini per l’approvazione del progetto
definitivo del Ponte sullo stretto di Messina al fine di verificarne la fattibilità tecnica e la sussistenza delle effettive condizioni di bancabilità”.

Ovvero capire se ci sono o meno gli 8 miliardi e mezzo di euro
previsti per la costruzione. In un articolo apparso lo scorso 3 novembre sul Messaggero, il presidente della società Stretto di Messina, Giuseppe
Zamberletti, big sponsor della faraonica opera, riferiva: “Ci sono capitali
cinesi pronti a finanziare l’opera”, citando il fondo China Investment
Corporation (Cic) di cui aveva fatto cenno già l’anno scorso il ministro delle
Infrastrutture, Altero Matteoli.

“Ma- insiste- diverse società di costruzioni cinesi sono interessate, fra cui il colosso industriale China Communication and Costruction Company (Cccc) che ha partecipato alla costruzione del ponte di Huagzhou, il più lungo del mondo (36 chilometri) e di quello di Su Tong Yangtze (32 chilometri)”.

A dicembre, in occasione della visita istituzionale di un pezzo da 90 del partito comunista cinese, il presidente della Conferenza consultiva del popolo cinese, Jia Qinglin, il governatore della Sicilia, Rosario Crocetta, dava la sua versione. “Questo presidente della società Stretto di Messina si comporta come Alice nel Paese delle meraviglie; sa che non c’è un euro e continua a dire che ci sono i soldi. Li portasse ‘sti cinesi- ha aggiunto- e ci facesse vedere dove sono questi soldi, e poi ne parliamo. Ma di discutere del “sesso degli angeli” con il presidente della società, non serve a nulla. Perché nel frattempo succede che noi continuiamo a pagare aziende che fanno progettazione e quant’altro”.

Non la pensano così il vice capogruppo del Pds Vincenzo Figuccia, per il quale “il ponte sullo Stretto costituisce una delle opere cardine per la crescita del Sud”, e Toto Cordaro del Pid,che non ha voluto prendere parte ai lavori d’aula perché “nutro forti perplessità riguardo a tale dibattito. Nessuna competenza da parte dell’Assemblea regionale siciliana né del governo locale e nessuna possibilità di incidere concretamente sulla revoca di quel progetto.

Come Cantiere popolare- ha aggiunto- non siamo pregiudizialmente contrari, anzi, credo che un’opera così importante porterebbe lavoro serio e sviluppo in Sicilia. D’altronde, il vero rischio di chi vuole affrontare a cuor leggero questo tema, è quello di dimenticare che, a fronte di una penale di un miliardo di euro di penale, nel caso di revoca, c’è la possibilità di investimenti per 2 miliardi. Penso che ad oggi, il gioco valga la candela”. Forse l’onorevole Cordaro dovrebbe riguardare bene le cifre.


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