Il Governo Monti e le tecniche di controllo sociale

di Lorenzo Ambrosetti

Il Governo Monti, sin dal momento del suo insediamento, si è posto l’obiettivo di risanare i conti pubblici e ridare credibilità all’Italia sul piano internazionale.

Quello che non si è sottolineato abbastanza, comunque, a mio giudizio, è il forte impatto sociale che il suddetto Governo ha avuto sulla società italiana in generale.

Ma, complice un quasi-silenzio generale e il dominio dei poteri forti, non si è sottolineato con la giusta evidenza come il Governo Monti abbia incrinato la pace sociale, e reso ancor più fragili i legami che avvicinano i cittadini alle istituzioni.

Per compensare questo deficit di consenso si è fatto ricorso a precise tecniche di controllo sociale che hanno reso meno amara la medicina agli italiani.

Per controllo sociale si intende un insieme di mezzi di intervento messi in atto dalla società al fine di far conformare i propri membri alle norme che la caratterizzano, di impedire e di scoraggiare i comportamenti devianti, di ricostituire condizioni di conformità anche in rapporto ad un mutamento del sistema normativo.

Si possono individuare due principali forme di controllo sociale cui fa ricorso un determinato sistema per ottenere il consenso: l’area dei controlli esterni e quella dei controlli interni.

Nel primo termine di riferimento assistiamo ad un insieme di sanzioni coattive poste in essere dal sistema per costringere con la forza i consociati ad adeguarsi al s sistema politico-normativo vigente.

Rientrano invece nei controlli interni tutti quei meccanismi a mezzo dei quali il potere costituito cerca di far interiorizzare i comportamenti desiderati ai consociati, le norme, i valori, le mete sociali ritenute fondamentali per l’ordine sociale stesso.

Non c’è ombra di dubbio alcuno che il Governo Monti abbia esercitato sui cittadini italiani entrambe le forme di controlli. Molte manifestazioni, le più recenti a favore della diminuzione di finanziamenti alla scuola privata sono state represse a forza di manganello.

Senza contare l’annosa questione dell’Imu che è stata praticamente decuplicata per la prima casa e che è stata imposta sotto la minaccia di precise sanzioni giuridiche.

E che dire di Equitalia, che ha strozzato migliaia di imprenditori, i quali vantano crediti nei confronti dello Stato, che quest’ultimo non onora? Eppure lo Stato ha preteso fino all’ultimo centesimo!

Per quanto riguarda i controlli interni, a quelli ci hanno pensato la stampa e la televisione, facendo passare Monti per un Santo, o comunque per l’unto del Signore, il salvatore della Patria giunto dalle roccaforti della più grande finanza italiana.

Perché è proprio qui lo scandalo: Monti non è niente altro che l’espressione più compiuta del conservatorismo di matrice vetero-massonica che è stato nominato da Napolitano, fra l’altro ex comunista filoamericano, per garantire gli interessi dei potentati economici di questo Paese e non certo per fare gli interessi dei cittadini.

In questa situazione i cittadini appaiono come le vittime sacrificali di interessi che stanno altrove e vedono con insistenza le loro tasche sempre più vuote.

E non termina l’indottrinamento della stampa e della televisione.


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