Palermo, l’ennesimo raid alla scuola ‘Falcone’ è figlio di una politica sciagurata

Il raid vandalico che ha colpito in questo weekend l’Istituto Giovanni Falcone dello Zen è figlio di una politica sciagurata che negli ultimi anni ha scientificamente messo in atto tutti gli strumenti per distruggere la scuola. I continui tagli dei governi che si sono succeduti in questo ventennio a partire dalle riforme Berlinguer per finire con quelle della Gelmini e del Governo Monti hanno messo all‘angolo la pubblica istruzione rendendola impotente.

Un’opera di smantellamento del sapere che ha come scopo di allevare generazioni di individui senza nessuna coscienza critica a vantaggio di una casta che detiene il potere indisturbata. E’inutile che il Ministro Profumo venga a Palermo a parlarci di tablet quando le nostre scuole stanno crollando in tutti i sensi. Come possiamo pensare di far utilizzare agli alunni i più moderni mezzi tecnologici quando non possiamo nemmeno mettere in sicurezza le aule dove vanno a studiare o proteggerle dalle continue devastazioni? Ormai siamo arrivati quasi ad un punto di non ritorno.

Non basterebbe neanche mettere un carro armato davanti ad una scuola per impedire queste azioni che sono una dichiarazione di guerra non solo da parte della mafia ma di quello stesso Stato che continua a fare chiacchiere e mai fatti reali e concreti. Chi compie questi azioni ci dice in modo esplicito che il territorio gli appartiene, è cosa loro, sapendo di avere alle spalle la complicità di quelle istituzioni che hanno abdicato alla loro funzione democratica e considerano la legalità solo fastidiosa retorica. Ormai questa città corre davvero il rischio di non riprendersi più.

O qui c’è uno scatto d’orgoglio da parte di tutta la cosiddetta società civile come avvenne all’indomani delle stragi del ’92 oppure possiamo solo arrenderci davanti all‘evidenza che i poteri più forti, in tutti i sensi, avranno sempre facile presa su una democrazia fragile e rimasta orfana di se stessa. La verità è che siamo rimasti soli a difenderci e a combattere all’interno di un fortino del quale, a breve, non rimarranno solo che macerie.


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