L’Eas in cattive acque…

Tra i tanti disastri provocati dalla politica regionale dei governatori eletti direttamente dal popolo l’Ente acquedotti siciliani (Eas) ne rappresenta emblematicamente il risultato più ‘congruo’. Non a caso abbiamo deciso di mettere in prima pagina una nave che affonda: perché l’Eas sta affondando. E sembra che non gliene freghi niente a nessuno. A cominciare dal Governo Lombardo, in tutt’altre faccende affaccendato. 

L’Eas, per la cronaca, un Ente in liquidazione senza liquidatore; è stato espropriato delle sue competenze ma continua a gestire il sevizio idrico in 45 Comuni che ricadono in tre province: Messina, Catania e Trapani; i suoi uffici sono invivibili per ragioni igieniche e funzionali (manca l’energia elettrica in quasi tutti i reparti, tranne due), ma viene imbottito di personale dirigente comandato dalla Regione siciliana (si tratta di sette dirigenti) per svolgere funzioni (per esempio la contabilità) la cui dirigente propria dell’ente, dottoressa Antonina Rappa , è stata dirottata alla Protezione civile regionale, mentre al suo posto è stata insediata l’architetto Maria Santa Giunta per dirigere il Safi, il Servizio affari finanziari. Per non parlare dell’inserimento di lavoratori dipendenti di società collegate all’ex ente Fiera del Mediterraneo, tutte in liquidazione. 

Insomma un pasticcio che ha prodotto l’incremento dell’attività amministrativa dell’Eas specialmente per quel che riguarda il contenzioso economico-finanziario, in quanto la carenza di liquidità, conseguente alla cerssazione dell’attività di forniture dei servizi idrici, ha fatto incrementare le ingiunzioni giudiziarie di pagamento da parte dei creditori. Di questi dirigenti ‘aggiunti’ tre sono stati portati dal liquidatore, avvocato Agostino Equizzi, che si è dimesso dall’incarico, ma ha lasciato lì i dirigenti; gli altri due sono stati portati dall’ex dirigente generale dell’Ente, architetto Francesco Di Chiara, il quale dopo tre anni è decaduto dall’incarico, ma ha lasciato lì i suoi collaboratori ‘d’importazione’. Dunque, chi arriva all’Eas, prima di abbandonare la ‘nave’, lascia qualcosa…

La sintesi di questo papocchio è emblematicamente espressa dal funzionamento dei contatori Enel ai piani del palazzo di Palermo dove ha sede l’Eas. In alcuni uffici, compreso quello del capo dell’amministrazione – il commissario liquidatore dimissionario, avvocato Agostino Equizzi ormai uccel di bosco – i contatori sono staccati. Gli unici contatori ancora allacciati sono quelli del piano terra, dov’è allocato il Centro elaborazione dati, ed il sesto piano, dove si trovano gli uffici della ragioneria. In tutto il resto è buio pesto e i computer sono spenti e la climatizzazione degli ambienti è nulla (sembra di essere all’assessoratoregionale alla Formazione professionale dove i condizionatori sono spenti da tempo immemorabile).

Di fronte a questo marasma, apparentemente senza vie d’uscita, i sindacati di categoria della funzione pubblica della Cgil, della Cisl, della Uil, dei Cobas e del Sadirs il 9 luglio scorso hanno rappresentato al dirigente generale dell’asessorato regionale dell’Economia, Ragioniere generale della Regione siciliana, dottor Biagio Bossone, ed alla dirigente del 25° servizio, dottoressa Signorino, la loro proposta di superamento dell’attuale stato di disagio (sarebbe più corretto parlare di stato di disastro). L’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, era assente o, comunque, non ha partecipatro all’incontro.

La proposta dei sindacati prevede la separazione delle funzioni residue dell’ente, la gestione del servizio idrico ai 45 Comuni che non hanno accettato la privatizzazione e la liquidazione delle residue pendenze dell’Ente. La prima pendenza dovrebbe essere trasferita all’assessorato regionale all’Energia, dipartimento Acque e Rifiuti, corrispondendo così alla deliberazione referendaria della gestioner pubblica del servizio idrico. La seconda pendenza dovrebbe essere trasferita direttamente all’assessorato dell’Economia. Un modo civile di concludere la vicenda Eas, in quanto allo stato dei fatti l’Ente è in liquidazione, ma gestisce, come già ricordato, alcuuni servizi.

In questo scenario da paesaggio dopo la battaglia il liquidatore dell’Ente non ha nulla da fare, perché non ha liquidità d’esercizio, essendo state trasferite le gestioni ad aziende private; l’attività dell’Ente non può svolgersi perché agli uffici sono state chiuse le forniture di energia elettrica per cui non funzionano nemmeno i computer e per dirla con Pirandello, “Così è se vi pare”.

I funzionari che hanno ricevuto i sindacati hanno preso atto delle richieste da questi avanzate e si sono riservati di riferire in settimana gli orientamenti in proposito del governo regionale. Restiamo in attesa. Non siamo molto fiduciosi. Perché ormai abbiamo capito qual è la ‘sensibilità’ del Governo Lombardo verso i problemi – irrisolti – della Sicilia. In pratica, se abbiamo bene inteso, per l’attuale Governo, se non ci sono affari o ‘operazioni’ particolari da chiudere, tutto il resto può marcire.

Ah, dimenticavamo:in base a una nuova legge il liquidatore dovrà svolgere anche il ruolo di dirigente generale. Il ‘fortunato’ è già stato nominato. Qualcuno, però, deve averlo avvertito. Infatti nessuno l’ha mai visto. E forse nessuno lo vedrà mai.

Eas, la replica di Francesco Di Chiara

Foto di prima pagina una metafora dell’Ente acquedotti siciliani oggi (tratta da wallpapers-hq.ru)


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