Ars, ormai è un’operetta oscena

Non ci sono parole per commentare quello che sta succedendo in queste ore all’Ars. Nella nota pubblicata nel primo pomeriggio abbiamo scritto che tutto sarebbe dipeso dal presidente dell’Ars, Francesco Cascio. Tutto ci aspettavamo, ma non che Cascio e il Pd siciliano dovessero diventare i ‘pompieri’ del Governo Lombardo. Siamo ben oltre la pantomima: siamo a metà strada tra la farsa e l’operetta oscena. Vediamo di rimettere assieme i frammenti di un pomeriggio politico tutto da dimenticare.

Dopo un mese di dolce far nulla – perché a giugno i 90 ‘califfi’ di Sala d’Ercole hanno praticamente ‘rubato’ i 20 mila euro e passa che ognuno di loro si mette in tasca ogni mese, visto che nn hanno fatto assolutamente nulla – dopo un mese passato in cavalleria, dicevamo, è arrivato il momento di ‘quagliare’. Nella conferenza dei presidenti dei gruppi parlamentari c’erano, all’ordine del giorno, due mozioni di sfiducia al Governo Lombardo: una presentata dal centrodestra e l’altra da Pd e Udc.

Non solo. Tra queste forze politiche – che messe insieme sono maggioranza – c’era anche l’accordo, ovviamente sulla carta, di unificare due mozioni di sfiducia e di andare al voto. Poi, però, in conferenza dei capigruppo, con la mediazione-imposizione del presidente dell’Ars, Francesco Cascio, si è deciso che la mozione di sfiducia – anzi, che le mozioni di sfiducia, visto che sono due – si discuteranno contestualmente o, addirittura, dopo le dichiarazioni di Lombardo sulle sue dimissioni. Siamo, come abbiamo già detto, alla farsa.

Le congetture, a questo punto, sono tante. Nel conto ci potrebbe stare anche l’ipotesi che Lombardo, a fine luglio, comunichi l’intenzione di andare avanti. Il presidente dice e ribadisce che a fine luglio si dimetterà. Ma, siccome, dal 2008 ad oggi, ha fatto sempre l’esatto contrario din quello che ha detto, da un personaggio del genere c’è da aspettarsi di tutto.

Noi non pensiamo che l’attuale presidente della Regione, questa volta, prenda in giro tutti e non si dimetta. Non lo pensiamo non perché non facciamo Lombardo capace di un simile gesto: non lo ipotizziamo nemmeno perché, a nostro modesto avviso, l’aggravante di mafia che la magistratura gli ha rifilato è un segnale ‘ferale’ preciso che potrebbe avere risvolti imprevedibili.

Noi non conosciamo la vicenda giudiziaria ell’onorevole Lombardo. Questa la conoscono lo stesso Lombardo, suo fratello Angelo, gli amici (e gli ex amici) del presidente della Regione e, naturalmente, i magistrati che indagano su questa brutta storia.

Una cosa, però, l’abbiamo capita: e cioè che questa storia è veramente brutta e che gli specchietti per le allodole messi in giunta hanno giocato un ruolo importante, ma adesso non bastano più. Per noi Lombardo, gli piaccia o no, a fine luglio dovrà andare a casa per occuparsi di una vicenda tutt’altro che piacevole della quale, fino ad oggi, si sono intraviste soltanto le ombre.

Sistemato Lombardo tra le sue ‘ombre’ di un passato, peraltro non troppo lontano nel tempo, non sfugge, agli osservatori, l’atteggiamento del presidente dell’Ars, Francesco Cascio. Ci viene molto difficile pensare che Cascio, in questo passaggio politico e parlamentare, abbia fatto tutto da solo. Non ne avrebbe nemmeno le capacità politiche. E’ chiaro che, dietro di lui, c’è Angelino Alfano. E’ con Alfano che, di fatto, sta cercando – non abbiamo ancora capito perché – di allontanare un appuntamento con le urne che prima o poi arriverà.

Alfano – e questo lo possiamo capire – è terrorizzato dall’idea di perdere la Sicilia- E ne ha ben donde, visto il risultato non deludente, ma disastroso del suo partito alle recenti amministrstive. Ma che cosa abbiano in testa oggi Alfano e Cascio – a parte l’improbabile candidatura di quest’ultimo alla presidenza della Regione senza il ricorso alle primarie – non riusciamo proprio a immaginarlo.

Che dire, poi, del Pd siciliano? L’unica cosa da dire è che questa forza politica si conferma un Partito di ‘tragediatori’. Venti giorni fa – e quindi in tempi non sospetti – fa abbiamo scritto una nota serale dal titolo: “La finta sciarra tra Lombardo e Cracolici”. Lo abbiamo scritto perché noi non abbiamo mai creduto al ‘divorzio’ tra Lombardo e il Pd siciliano di Antonello Cracolici e Giuseppe Lumia. Non ci abbiamo creduto perché un Partito che chiede o ottiene l’avallo di Roma per trasformare le elezioni primarie del centrosinistra di Palermo del 4 marzo scorso in un grande bordello deve avere tali e tanti interessi nascosti che una semplice lite non può certo mettere in discussione.

E, infatti, il legame tra l’attuale presidente della Regione e il Pd di Cracolici e Lumia è ancora saldissimo. Non è certo un caso se si parla di un’alleanza strette tra il candidato di Cracolici a Lumia alla presidenza della Regione – e cioè di Rosario Crocetta – con l’assessore regionale alla Salute, Massimo Russo. E’ questo, fino ad ora, l’unico accordo politico siglato dal Pd siciliano, non certo quello con l’Udc. 

In queste settimane Cracolici, Lumia e una parte del Pd hanno finto di essere passati all’opposizione. Ma, in realtà, sono ancora dentro tutte le ‘postazioni’ del Governo: dentro gli assessorati, nei dipartimenti, nelle decisioni strategiche, nelle nomine di sottogoverno e, naturalmente, nei grandi affari del Governo Lombardo: insomma, in tutta l’attività, più affaristica che governativa (ammesso che per Lombardo e compagni ci sia una differenza tra queste due condizioni in questo caso più che mai isomeriche) di questo Governo. 

Non è più politica, quella che Lombardo e il Pd siciliano ci stanno propinando: sono solo affari della peggiore risma. Ed è semplicemente incredibile com un uomo come Crocetta – che noi consideriamo una persona per bene – possa mettere la faccia assieme a personaggi come Lombardo, Cracolici e Lumia.

Quanto all’Udc, a noi sembra il partito degli eterni amanti traditi. Alle elezioni comunali di Palermo si sono alleati con Pdl e Grande Sud, pensando di trovare chissà che in questi due partiti. Sette giorni prima del voto avevano già capito di essere finiti dentro un nido di vipere.

Ora sono passati nel centrosinistra. Giampiero D’Alia, che è il leader dell’Udc siciliana, non ha trovato di meglio che allearsi con il Pd. Insieme con questo partito, come già ricordato, ha preparato una mozione di sfiducia a Lombardo. Una mozione che, stasera, come abbiamo già scritto, è finita a pasta con le sarde, un piatto che a Messina – la provincia di D’Alia – non è molto popolare, se è vero che, al limite, D’Alia non dovrebbe andare oltre il pesce stocco alla messinese…

Insomma, fuor di metafora, D’Alia, stasera, deve aver capito di che pasta (con le sarde, appunto) è fatto il Pd siciliano. L’Udc era d’accordo con il Pd? Non lo crediamo proprio. D’Alia con Lombardo non ha mai fatto moltoo ‘pane’. Fu lui, nei primi anni del 2000, a gettare fuori Lombardo dall’Udc. E sono stati gli uomini dell’Udc, in questi ultimi mesi, a sviluppare l’unica, seria opposizione al Governo Lombardo: si pensi all’intervento sulla sanità firmato ieri da tutti i deputati di questo gruppo parlamentare, alle denunce sulla gestione clientelare del Psr (Piano di sviluppo rurale) fatte da Giulia Adamo, fino al tentativo dell’onorevole Giovanni Ardizzone di fare chiarezza sulla Siremar, l’ultima operazione ‘piratesca’ tentata dal Governo Lombardo.

D’Alia non se ne abbia a male: alla luce di quello che è avvenuto stasera dovrebbe ammettere -con se stesso prima che con gli altri – che con questa politica siciliana vale il celebre detto: “Megghiu suli chi malaccompagnati…”.

Ci si aspettava qualcosa da Leoluca Orlando, neo Sindaco di Palermo eletto a furor di popolo. Ma vuoi perché Orlando ha ereditato una città a pezzi (soprattutto senza un euro in ‘cassa’), vuoi perché da Sindaco ha sempre avuto la tendenza a chiudersi nel proprio ‘fortilizio’ (fece lo stesso nel novembre del 1993, appena eletto Sindaco, sempre di Paermo), fatto sta che la sua presenza, nel dibattito politico siciliano, non si avverte.

L’unica mossa fatta dal Senatore Fabio Giambrone, vicinissimo a Orlando, è un incontro ravvicinato con il segretario regionale del Pd, Giuseppe Lupo (che in questo partito, detto tra noi, ha sempre contato poco). Ovvero con la parte ex democristiana del Pd (Opus Dei, per l’esattezza). Troppo poco, no?

In questo scenario non ci resta che ribadire che l’unica novità della politica siciliana è la presenza del Movimento dei Sindaci che sta nascendo nel marasma di una politica siciliana ormai alla frutta. Ci riferiamo al Movimento che vede assieme tanti Sindaci, tanti consiglieri e assessori comunali di tutta la Sicilia. Un Movimento che parte dal basso e non dalle segreterie politiche siciliane o romane.

Il probabile candidato alla presidenza della Regione di questo schieramento politico è il Sindaco di Ragusa, Nello Dipasquale. Ben venga questo Movimento dei primi cittadini della Sicilia. Sindaci, lo ricordiamo, che sono stati pesantemente penalizzati dalla politica siciliana di questi anni. E che, adessoo, hanno la possibilità di presentarsi al cospetto degli elettori siciliani liberi dal condizionamento di una politica siciliana che, ormai, come abbiamo già detto e ribadito, non è più tale.

 

Ars: mozione di sfiducia in salsa burlesque


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