Le operazioni, più o meno affaristiche e truffaldine, in corso sulla gestione dell'acqua da parte dei privati in sicilia debbono essere grosse e debbono coinvolgere - direttamente o indirettamente - i 'capi' romani dei partiti. Insomma: i soldi in ballo -perché di questo si tratta: di soldi - devono essere tanti. Altrimenti non si spiegherebbe il silenzio della politica siciliana rispetto alle iniziative assunte nelle ultime settimane da chi si batte per il ritorno alla gestione pubblica dell'acqua.
Acqua pubblica? I ‘califfi’ dell’Ars nicchiano
Le operazioni, più o meno affaristiche e truffaldine, in corso sulla gestione dell’acqua da parte dei privati in Sicilia debbono essere grosse e debbono coinvolgere – direttamente o indirettamente – i ‘capi’ romani dei partiti. Insomma: i soldi in ballo -perché di questo si tratta: di soldi – devono essere tanti. Altrimenti non si spiegherebbe il silenzio della politica siciliana rispetto alle iniziative assunte nelle ultime settimane da chi si batte per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua.
Da tempo, l’Ars, con scuse varie, si ‘palleggia’ il disegno di legge di iniziativa popolare proposto dal Comitato Promotore della per la ripubblicizzazione del servizio idrico in Sicilia. Ci sono già state sollecitazioni e manifestazioni promosse dal Comitato promotore e dal Forum siciliano dei Movimenti per lAcqua e i Beni Comuni.
I protagonisti di questa lotta per il ritorno alla gestione pubblica dell’acqua in Sicilia hanno chiesto adesso un incontro al Presidente dellAssemblea regionale siciliana, Francesco Cascio, e ai nove presidenti dei gruppi parlamentari dell’Ars. Tema, naturalmente, il disegno di legge esitato dalla IV commissione legislativa di Sala d’Ercole (Ambiente e Territorio) che potrebbe essere discusso dallAssemblea regionale in questo scorcio di legislatura.
“Gentile onorevole – scrivono i promotori del ritorno all’acqua pubblica al presidente Cascio – come Le è noto, il 29 maggio scorso si è tenuta a Palermo, davanti Palazzo dei Normanni, lennesima mobilitazione degli enti locali e delle associazioni del Forum siciliano dei Movimenti per lAcqua e i Beni Comuni, per sollecitare lAssemblea regionale, in questo scorcio di legislatura, ad approvare il testo di legge di ripubblicizzazione delle acque in Sicilia”.
“Durante lincontro – prosegue la lettera – avvenuto nella stessa mattina presso il gruppo Udc tra i Sindaci, i rappresentanti del Forum e del Comitato promotore della legge di iniziativa Popolare con i Capigruppo Parlamentari o loro delegati, abbiamo anticipato la richiesta di un incontro urgente che siamo qui a formalizzare”.
Nella lettera, i fautori dell’acqua pubblica ricordano che il 97 per cento dei siciliani hanno detto “sì” alla gestione pubblica dell’acqua. Da qui la richiesta che la “proposta di legge vada in Aula prima dello scioglimento dellAssemblea regionale siciliana”.
“Crediamo – si legge sempre nella lettera al presidente Cascio – che la fortissima mobilitazione Popolare e delle Amministrazioni degli Enti Locali, nonché il voto di 2.079.819 cittadini, rendano il tema della gestione pubblica e partecipata delle acque in Sicilia di importanza strategica per il futuro della nostra regione, anche in virtù della crescente partecipazione che in questi anni ha connotato la battaglia per lacqua pubblica con una mobilitazione democratica senza precedenti, e che attende dalla compagine politica presente in Assemblea risposta”.
“Certi della Sua attenzione al tema proposto, restiamo in attesa di un Suo cortese riscontro e cogliamo loccasione per porgere i più cordiali saluti”.
Ci dispiace non essere d’accordo con l’ultima parte della lettera. Non perché non siamo d’accordo sul ritorno alla gestione pubblica dell’acqua in Sicilia, se è vero che da quando abbiamo aperto il nostro giornale non facciamo altro che propugnarla. Non siamo d’accordo perché siamo invece certi che la maggioranza del parlamentari dell’Ars faccia parte di quella esigua minoranza di siciliani – meno del 3 per cento della popolazione – che vuole che l’acqua venga gestita dai privati.
Noi ci auguriamo di cuore di sbagliarci, ma questo, se dobbiamo dirlo con schiettezza, “non è Santo che suda”. Detto in parole più semplici, i ‘califfi’ di Sala d’Ercole non hanno alcuna voglia di pubblicizzare la gestione dell’acqua perché in molte parti della Sicilia sono in corso ‘operazioni’ che si ripropongono di acquisire grandi crediti verso i Comuni che un giorno ‘qualcuno’ – cioè gli ignari cittadini – sarà costretto a pagare. Come, ad esempio, sta avvenendo ad Agrigento con Girgenti Acque. Dove il Governo Lombardo e qualche suo assessore la sanno lunga.
Ci piacerebbe – tantissimo – essere smentiti.
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