Teatro e università: due mondi a confronto

“Doppia scena” – grazie all’inventiva del direttore del Teatro Stabile di Catania (Orazio Torrisi), al diretto coinvolgimento del maestro Puggelli (direttore della scuola di recitazione del teatro catanese), alla particolare sensibilità di alcuni docenti delle facoltà di Lettere e di Lingue (tra i tanti vanno citati i professori Ezio Donato, Fernando Gioviale e Grazia Pulvirenti) e infine al clima di grande apertura nei confronti delle iniziative culturali da parte dei presidi delle due facoltà – è il logo della convenzione grazie alla quale l’università di Catania ospiterà i “teatranti” dello Stabile di Catania. La convenzione ha come scopo la promozione dell’affascinante mondo del teatro nei confronti dei giovani, gli incontri puntano infatti sul confronto diretto tra attori, registi e studenti-spettatori.

Tra il numeroso pubblico, oltre agli allievi della scuola teatrale dello Stabile di Catania, c’era l’intera compagnia dello Stabile di Torino, che l’8 Febbraio ha debuttato con “La donna del mare” di Henrik Ibsen presso il teatro Verga. Quest’opera scritta nel 1888, un classico assai meno rappresentato del più famoso “Casa di bambola”, propone uno spaccato della cultura nord europea tardo-ottocentesca, nella quale – sub specie naturalistica – irrompono prepotentemente inquietudine e mistero. Ellida, la protagonista, segnata dal ricordo di un amore che tormenta costantemente il suo matrimonio borghese, ben rappresenta questo travaglio interiore. E il mare diventa il simbolo dell’ossessione per la promessa d’amore eterno fatta allo Straniero, finché alla fine essa verrà ripudiata per rientrare nella “normalità” della vita coniugale borghese.

Il dramma pertanto è percorso da una tensione che si traduce in un cammino di acquisizione di identità. La regia di Mauro Avogadro, che si avvale della recente traduzione dal norvegese di Maria Valeria D’Avino appositamente redatta per lo spettacolo, propone una nuova lettura dell’opera: il suo fascino sta nel conflitto di pulsioni che tormenta non solo Ellida, ma tutti i personaggi del dramma. Ellida è la punta di diamante di questo desiderio di identità; è attratta da ciò che non c’è, da quella parte da noi rimossa, forse perduta, che lo Straniero rappresenta e che per lei diviene un tormento. “La donna del mare è il ritratto di una comunità che non può conciliarsi con la propria solitudine – ha scritto Mauro Avogadro – in cui tutti vivono in una condizione di disagio con se stessi e con il mondo, nel disperato tentativo di trovare affinità elettive”.

Le difficoltà del tentativo di rendere un testo classico in termini “contemporanei”, alla base di questa messa in scena, sono emerse nel dibattito tra gli attori, suscitato dalle “provocazioni” della bella relazione intoduttiva del prof. Fernando Gioviale. Vivace infatti è stato lo scambio di opinioni concernenti la riduzione del finale voluta da Avogadro. Il regista ha preferito forzare il testo, tagliando numerose battute e creando un finale che lascia gli esegeti del testo di Ibsen leggermente spiazzati.

Elisabetta Pozzi, magnifica interprete di una straziata Ellida, ha confessato di non condividere del tutto la scelta del regista, sottolineando le difficoltà a rendere il personaggio proprio per l’improvviso “taglio” del finale. La vivacità del dibattito, che ha coinvolto quasi tutti gli attori della compagnia torinese, ha ben dimostrato come questi incontri possano fornirci la possibilità di vivere il teatro in modo nuovo e al di fuori degli schemi, condividendo la “passione” degli intepreti.


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