Andiamo a Pesca? Sì, di contributi & clientele

Le Marinerie siciliane versano in una pesante crisi e la Regione siciliana non trova di meglio che foraggiare convegni, studi, seminari e ‘buttanate’ varie con un fiume di denaro pubblico. E meno male che soldi non ce n’è, meno male che si dovrebbero contrarre mutui perché non ci sono le risorse finanziare per pagare i forestali. Meno male che domani, a Sala d’Ercole, andrà in scena una nuova manovra finanziaria…

Sono accuse pesanti come macigni, quelle che l’Ugl Agro alimentare muove al governo regionale presieduto da Raffaele Lombardo e, in particolare, all’assessore alle Risorse agricole e alimentari e alla Pesca, Elio D’Antrassi.

“Una giungla di sprechi e spese al limite dell’indecenza”, scrive in una nota indirizzata al Governo regionale e Ars Giuseppe Messina, segretario regionale di Ugl Agroalimentare. Tutto questo in un comparto, quello della pesca siciliana, “che vive un presente shock, una condizione sociale dei pescatori non più sostenibile. Un’ingente spesa “che parrebbe destinata di certo non a i pescatori, atteso che i capitoli per calamita’ naturali, caro gasolio e fermo forzato sono fermi al palo”.

A questo punto, Messina comincia a elencare le risorse finanziarie messe in campo dal Governo regionale. “Sono pronti – scrive il sindacalista dell’Ugl – poco meno di 10 milioni di euro per promozione, convegni, seminari e studi, missioni all’estero e bilateralità: tutti aspetti che, in un comparto che vive una delle più terribili crisi della sua storia, appaiono inutili e poco incisive. Un assessore regionale alle Risorse agricole e forestali che viaggia per i fatti propri, questa è l’amara verità – prosegue il sindacalista -. Ed i segnali sono chiari ed incontrovertibili. Sono stati finanziati 370 mila euro per una manifestazione, prevista nei giorni 8, 9 e 10 giugno, a Mazara del Vallo, per promuovere la produzione ittica di un comparto che abbisogna di innovazione e di radicale innovazioni per ridurre il peso del costo carburante, introdurre strumenti di accesso al credito agevolato, ridurre la filiera per agevolare la vendita ai fini di un aumento del valore aggiunto al consumo”.

Insomma, la pesca siciliana è in ginocchio, i pescatori sono alla fame e Lombardo e D’Antrassi (foto sotto) promuovono ‘studi’. Una farsa. Una sceneggiata per spartire soldi pubblici.

Ugl Agroalimentare, nei giorni scorsi, aveva chiesto le dimissioni dell’assessore D’Antrassi a seguito del tentativo di cancellare d’imperio l’Azienda foreste demaniali.

“L’azione politica dell’assessore non si arresta – sottolinea Messina -. Il quale ha scelto di avvalersi di una squadra di consulenti strapagati con somme attinte dal bilancio regionale per tracciare e presentare, per esempio, senza alcun confronto con gli operatori del comparto, le linee strategiche di sviluppo del settore per la programmazione comunitaria a valere sulla nuova PCP, relazione già formalmente depositata all’UE. Altro che pluralità! Altro che risparmio, qualificazione della spesa e tagli orizzontali sventolati dall’assessore all’Economia, Gaetano Armao!”.

“L’Osservatorio regionale della pesca – si legge sempre nella nota – è destinatario di un contributo di funzionamento annuale di 150 mila euro per attività che non conosciamo. D’Antrassi pare abbia puntato tutto sui distretti agricoli e della pesca, ma queste strutture sono realmente rappresentative dei due mondi produttivi? Infatti, il Distretto produttivo della pesca è beneficiario di 370 mila euro per la realizzazione di una tre giorni di studio a giugno, a Mazara del Vallo; di 40 mila euro all’interno dell’Accordo Programma Quadro (APQ) per l’anno 2012; di circa 50 mila euro per alcune giornate informative sulla filiera pesca indirizzate agli studenti dei licei mazaresi. E di circa 8,7 milioni di euro provenienti dall’assessorato regionale alle Attività produttive per svolgere iniziative di cui non si conoscono contenuti, obiettivi e criteri per valutarne l’impatto sulle imprese di pesca e sui pescatori”.

Un mangia-mangia senza pietà, insomma. “Un fiume di soldi calati in una giungla burocratica aggrovigliata ed indecifrabile – si legge sempre nella nota – dove chiedere il resoconto appellandosi alla legalità e trasparenza nell’azione della pubblica amministrazione e diventato pure difficile. Nulla da ridire alla dirigente Barresi ad interim od anche a buona parte dei dirigenti di servizio del dipartimento Pesca. La questione è che, per complessità, groviglio di norme e competenze, è indispensabile un responsabile apicale a tempo pieno che assuma quelle decisioni che spettano al vertice della burocrazia e non, in via sostitutiva, al politico che dovrebbe limitarsi solo all’indirizzo”.

A questo punto si entra nel ‘cuore’ della gestione della pesca da parte della Regione siciliana. E si comincia a capire che, in realtà, la nota che Ugl ha inviato a Governo regionale e Ars è, in realtà, un’inchiesta sull’approssimazione e la superficialità con le quali il governo Lombardo, dal 2008 ad oggi, ha gestito il settore pesca. Basti pensare che, ancora oggi, si opera in questo dipartimento con un dirigente generale ad interim.

In questo clima confuso ed incerto “il rischio – si legge sempe nella nota di Ugl – è quello di sconfessare tutto il resto: i Consorzi di gestione, i GAC, le OP, le Associazioni di categoria, le organizzazioni sindacali, i pescatori riuniti in consorzi. Con molta probabilità, i diversi bandi FEP 8Fondo Europeo perla Pesca) che sono stati faticosamente portati avanti dall’amministrazione regionale insieme con il tavolo di concertazione potrebbero non servire a nulla. L’assessore D’Antrassi si è caricato di una grande responsabilità, l’impostazione tracciata dalla pletora di consulenti, alcuni dei quali sembrerebbero in posizione di incompatibilità, rischia di vanificare ogni sforzo per rilanciare la filiera della pesca”.

“Se, da un lato – scrive sempre Messina – il tavolo di concertazione ha sottoscritto un documento con il quale si chiede alle istituzioni di riaprire il confronto con l’UE per mitigare l’impatto della FEAMP e della PCP, dall’altro D’Antrassi ed i consulenti hanno agito con una impostazione strategica concorrenziale: fatto che appare sconvolgente se si pensa ai rischi che una errata programmazione potrebbe causare all’intero comparto. Regna il tombale silenzio su tutto, guai ad avvicinarsi in via degli Emiri (la via di Palermo dove ha sede una parte degli uffici del dipartimento regionale della Pesca ndr), o per meglio dire in viale Regione Siciliana (altra via di Palermo dove ci sono gli altri uffici del dipartimento regionale della Pesca) per assumere informazioni”.

Le due ‘sedi’ di un dipartimento regionale privo di un dirigente generale la dicono lunga sullo sfascio totale di questa branca dell’amministrazione regionale. E’ stata fatta a riforma, le competenze della pesca, dall’ex assessorato alla Cooperazione, sono state trasferite all’assessorato alle Risorse agricole (ex Agricoltura), ma gli uffici sono un po’ nella vecchia sede e un po’ nella nuova sede. Confusione totale. Gli unici a non confondersi sono l’assessore e i suoi collaboratori che, lungi dal risollevare le sorti dei pescatori, dividono risorse finanziarie qua e là. Spartizioni di risorse pubbliche in stile tardo-democristiano. Clientele allo stato puro.

“L’assessore D’Antrassi – scrive Messina (foto sotto a sinistra) – davanti a un clientelismo dilagante ha il dovere di spiegare e rendicontare agli operatori del settore ed ai siciliani il perché di tutte queste spese e di una programmazione scelta univocamente sostituendo i consulenti al dirigente generale, figura che oramai è assente da oltre due anni. Che fine hanno fatto i soldi per il contributo al caro gasolio, alla calamità naturale, al fermo attività forzato od obbligatorio?”.

E qui si scoprono due cose. Prima cosa: il dirigente generale del dipartimento regionale della pesca non è stato e non viene ancora nominato apposta per giustificare il ricorso ai consulenti e per spendere senza controlli le ingenti risorse pubbliche in barba alla Corte dei Conti. Seconda cosa: sono spariti i soldi da utilizzare in sostegno dei pescatori per il caro gasoli, per le calamità naturali e per il fermo forzato e obbligatorio (lo stop alle attività di pesca per un certo periodo dell’anno: le imbarcazioni si fermano per consentire il ripopolamento del mare in cambio di un contributo che, a quanto pare, non si ‘trova’ più…

“L’assenza del direttore alla Pesca (cioè del dirigente generale ndr) – si legge sempre nella nota di Messina – appare agli occhi dei tanti scettici come una volontà precisa per svincolare da lacci e laccioli ogni determinazione finale. E una diavoleria alla quale non vogliamo credere (noi invece ci crediamo ndr). Ugl Agroalimentare auspica che si faccia chiarezza nel settore e che la politica della pesca possa rientrare all’interno di confini democratici e concertativi per riaprire il dialogo incentrato sul ruolo del pescatore quale perno per una strategia di rilancio del comparto da orientare verso una pesca responsabile, sostenibile ed ecocompatibile. Il pescatore, insomma, individuato come responsabile della difesa dgli specchi acquei per esercitare quel ruolo appropriato di ‘sentinella’ del mare”.

Sì, con Lombardo e D’Antrassi: campa cavallo…

Sopra, a destra, un’immagine di Mazara del Vallo (foto tratta da toniscilla.it)


 


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