Palermo, sigilli all’oncologia del Policlinico

Una giovane donna, Valeria Lembo, 34 anni, è morta lo scorso dicembre per una dose eccessiva di chemioterapia. Succedeva al Policlinico di Palermo. Un altro colpo messo a segno dalla buona sanità siciliana. Oggi la decisione di chiudere quel reparto.

Il ministro della Salute Renato Balduzzi e l’assessore alla sanità della Regione Siciliana, Massimo Russo, hanno disposto la sospensione temporanea delle attività dell’Unità Operativa Complessa di Oncologia Medica del Policlinico di Palermo. La decisione è stata assunta in seguito ai risultati dell’ispezione congiunta del ministero della Salute e della Regione Siciliana effettuata nel reparto in seguito al decesso, nel dicembre scorso.

LA NOTA DEL MINISTERO – «La sospensione si è resa necessaria, spiega una nota del ministero della salute, «per gli elevati e permanenti livelli di rischio per pazienti e operatori e per la mancanza delle garanzie circa le necessarie condizioni di qualità e di sicurezza». Il blocco temporaneo delle attività dovrà permettere all’ospedale di adeguare rapidamente l’unità operativa agli standard di sicurezza, riducendo nel contempo al minimo il disagio dei pazienti. La Commissione multidisciplinare ispettiva ha rilevato, infatti, «un numero significativo di criticità, la carenza di formalizzazione su chi è autorizzato a prescrivere, preparare e somministrare i farmaci; prescrizioni effettuate prima di vedere i pazienti e senza rivalutazione; controllo insufficiente delle giacenze dei farmaci chemioterapici e della tenuta dei frigoriferi; preparazione affidata, a rotazione, al personale infermieristico, talvolta precario; mancato coinvolgimento della farmacia; preparazione dei farmaci in contesto strutturalmente ed organizzativamente inadeguato; uso di sacche per l’infusione dei farmaci chemioterapici senza etichetta completa; mancanza di schede analitiche individuali per le terapie; assenza di un programma di formazione per il personale che prescrive, prepara e somministra chemioterapici; assenza di procedure per la comunicazione ai pazienti e familiari; inosservanza delle regole rispetto al ruolo degli specializzandi».


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