In merito alla questione ST, pubblichiamo il contributo inviatoci dal responsabile nazionale della politica per il Mezzogiorno della CGIL, tra i firmatari dellaccordo del luglio 2000 che dette avvio alla vicenda del cosiddetto M6- Il commento del Prof. Enrico Rizzarelli- Le dichiarazioni del preside di Ingegneria e gli altri articoli sulla ST Microelectronics
La vicenda della STM segnerà il destino produttivo di Catania
Concordo con le affermazioni di Sessa sui dubbi da parte dell’azienda a mantenere gli impegni nellattuale fase di mercato e con le sue le preoccupazioni in ordine al rischio che la ricerca lasci Catania per spostarsi verso Agrate e la Francia. Avrei invece qualche cautela ad affermare che si tratta di allarmismi di un giornalista , come dice in un intervento peraltro apprezzabile il preside Fortuna, che conosco e stimo.
In realtà, Rampini testimonia una tendenza già nota che sta provocando lo spostamento verso la Cindia (la grande aggregazione subcontinentale che rappresenta il polo mondiale di maggior crescita) non più solo di produzioni mature da delocalizzare, ma del core business di diverse multinazionali.
Allorigine, certamente, in ragione del minor costo del lavoro; oggi anche per il fatto che quelle terre sono destinate nei prossimi anni a diventare i maggiori mercati di consumo. In Cina esistono già oggi oltre trenta milioni di ricchi in base ai criteri europei, mentre la società indiana pur tra contraddizioni drammatiche gode di tassi di crescita altissimi.
E il nodo problematico che ha dato origine al dibattito sul declino dellItalia: o il sistema produttivo del nostro Paese trova una nuova collocazione nella divisione internazionale del lavoro, oppure è destinato alla progressiva marginalizzazione. Altro che dazi doganali e pannicelli caldi di vario genere a sostegno dellimpresa: la via della ripresa italiana non può che puntare ad una collocazione alta sul versante dei processi produttivi e della qualità dei prodotti. Ciò significa in primo luogo rilancio della ricerca, nuovi prodotti, nuovi modi di produrli.
La rincorsa alla compressione del salario e dei diritti, da cui è stato tentato per qualche tempo il padronato italiano, non porta da nessuna parte e non ha fermato neanche una delle aziende che hanno scelto di collocare altrove le proprie produzioni. Venendo a Catania , ritengo senza enfasi che la vicenda della STM segnerà il destino produttivo di questa città.
Sono tra i firmatari dellaccordo del luglio 2000 (le ultime vicende confermano quanto facemmo bene a sottoscriverlo) che dette avvio alla vicenda del cosiddetto M6 e considero di grande importanza la battaglia che il sindacato catanese e nazionale sta conducendo per la realizzazione di quellinvestimento. Tuttavia, se rileggo criticamente quellaccordo, individuo in esso il punto debole – comune a molte altre intese dellepoca- di unattenzione eccessiva allofferta di vantaggi competitivi per lallocazione nel territorio, e poca o nulla considerazione delle condizioni generali nelle quali si collocava la strategia industriale di STM. Perciò è bastato che la scelta del governo di centro-destra di venir meno agli impegni sullerogazione del credito dimposta si sommasse alla crisi del mercato dei semiconduttori, per ritardare per un periodo indefinito lavvio della nuova iniziativa.
Ne traggo la riflessione che, costretta la multinazionale franco-italiana ad onorare gli impegni, è necessaria una riconsiderazione delle caratteristiche della presenza di questazienda a Catania. Può darsi che il sito catanese non riesca a tornare ai ritmi di crescita dellinizio del decennio, ma esso deve consolidare i processi occupazionali secondo le previsioni dellaccordo del 2000; deve soprattutto compiere la scelta di rafforzare le componenti della ricerca e sviluppo sulle tecnologie innovative. Venivano indicate le fonti energetiche alternative, aggiungerei le nanotecnologie e la ricerca sui nuovi materiali, che rappresentano la vera scommessa del futuro.
Comincia a tramontare la prospettiva, devastante per il Mezzogiorno, che il futuro economico di queste aree possa declinarsi esclusivamente attraverso il turismo e la grande distribuzione e tornano- per fortuna- a circolare ragionamenti sullo sviluppo industriale. Ricompare, per esempio, lidea dei distretti tecnologici specializzati come risposta allesigenza di ricostruire nel Meridione un apparato industriale competitivo a livello internazionale: ciò significa innanzitutto riconsiderare in termini innovativi il rapporto tra azienda, territorio e sistema della ricerca, a partire dallUniversità.
A Lecce, per esempio, è stato costituto nel 2001 uno dei principali centri italiani di ricerca sulle nanotecnologie che opera in collaborazione con importanti aziende italiane ed europee, tra cui la stessa STM; in Campania limpegno della Regione sulla ricerca scientifica e linnovazione tecnologica ha prodotto risultati positivi grazie soprattutto a Luigi Nicolais, che sta ora esportando in Puglia il metodo e gli strumenti.
La Sicilia, e Catania, su questo terreno hanno compiuto negli ultimi anni la marcia del gambero perdendo continuamente posizioni. Eppure esistono energie e competenze preziose che rischiano di andare sprecate se non si realizza una rapida e decisa inversione di tendenza.
Ed allora,concludendo, perché non si lavora sullidea di un accordo di programma tra le aziende innovative presenti nel territorio, a partire dalla STM, lUniversità, le istituzioni locali e nazionali per dare corpo e gambe al progetto del distretto tecnologico dellelettronica? Capisco che, con laria che tira, non son tempi: ma dopo linverno arriva sempre la primavera E con essa il 9 di aprile
L’intervento del Prof. Enrico Rizzarelli
Il commento di Giuseppe Sessa, rappresentante FIOM-CGIL
Le dichiarazioni rese dal Preside di Ingegneria Luigi Fortuna
Il reportage di Federico Rampini su “La Repubblica” del 13/12/2005