I misteri della sede di Bruxelles

Attacco, replica, contrattacco. Ieri e stamattina giochi pirotecnci tra i vertici dei Cobas Codir della Regione e il dirigente generale del dipartimento della Funzione pubblica, Giovanni Bologna. Pomo della discordia: l’ufficio di Bruxelles della Regione (fino a qualche mese fa ufficio di rapprentanza della Regione poi ‘degredato’ a semplice ufficio periferico della presidenza della Regione, mantenendo, comunque le mega indennità ai dirigenti).

I Cobas criticano la riduzione del personale dell’Ufficio di Bruxelles operato dal governo retto da Raffaele Lombardo. E parlano, senza mezzi temini, di violazione dei diritti sindacali. Replica Bologna, che definisce “parziale” la ricostruzione dei fatti illustrata dai sindacati autonomi. Bologna affida la sua replica a un comuncato che, stamattina, ha trovato larga eco nella stampa locale.

La controreplica dei Cobas non si fa attendere: “Il comunicato di Bologna desta profondo stupore. Da una persona preparata e attenta come lui mai ci saremmo aspettati certi clamorosi autogol su un argomento, peraltro, molto delicato: la sede della Regione siciliana a Bruxelles”.

Gli autonomi ricordano che “è stato il presidente della Regione, Lombardo, a sollevare il ‘caso’ dell’acquisto della sede di Bruxelles senza che nessuno glielo avesse chiesto. E lo ha fatto un paio di mesi fa, quando noi abbiamo puntato i riflettori sulla vicenda della figlia del dirigente generale del dipartimento regionale dei Beni culturali, Gesualdo Campo, contrattualizzata nell’ufficio della Regione di Bruxelles direttamente dal presidente Lombardo, senza alcuna procedura ad evidenza pubblica”.

“Ieri – prosegue la nota dei Cobas – ci siamo limitati a constatare lo spreco di una sede, acquistata dalla Regione per 3 milioni e 100 mila euro (compreso la spesa per il rifacimento del pavimento con il marmo fatto arrivare da Custonaci) e utilizzata, alla fine, da appena tre unità di personale”.

I sindacalisti definiscono, poi, “Infondata la giustificazione addotta da Bologna sul risparmio delle indennità dei trasferiti: come mai, infatti, il dirigente generale omette di ricordare che, ancora oggi, da oltre un anno, rimane in servizio a Bruxelles un giornalista da 16 mila euro al mese per gestire una news letter mai partita?”.

I Cobas regionali non risparmiano critiche a Bologna che, dicono, “si esibisce in una ‘sviolinata’, probabilmente commissionata dal governatore Lombardo, sulla ‘bontà’ dell’acquisto della sede della Regione a Bruxelles. Perché?”, si chiedono i sindacati autonomi della Regione. Provando anche a dare una risposta: “A noi hanno insegnato – e lo traduciamo dal vecchio latino – che le scuse non richieste sono sempre il segno di responsabilità manifeste. Cosa si nasconde dietro l’acquisto della sede di Bruxelles da parte della Regione? Perché Lombardo e Bologna difendono questa scelta senza che nessuno, di fatto, gliel’abbia mai contestata?”.

“A questo punto – insistono i Cobas – ci sembra doveroso dire la nostra verità: il dirigente generale Bologna dice sostanzialmente che l’acquisto della sede verrà ammortizzato in sei anni. Dimentica, però, di inserire nel calcolo sia i già citati 400 mila euro di investimento per gli abbellimenti e la pavimentazione, sia gli 80 mila euro annui di spese vive (condominio, tassa annuale comunale, bollette e pulizie). L’immobile, inoltre, si trova in un palazzo semivuoto in una strada di palazzi per lo più vuota ed è privo di portineria (cosa che mal si addice alla sede di rappresentanza di una Regione o comunque a un ufficio pubblico). Ed è coabitato unicamente da due associazioni. Considerando che la precedente sede a Port de Namur costava, tutto compreso e chiavi in mano, 290 mila euro l’anno, diventa facile calcolale che l’acquisto della nuova sede della Regione si ammortizzerà in 16 anni (e non 6) senza calcolare imprevisti e rivalutazione della somma investita per l’acquisto iniziale”.

L’ultima stoccata è sugli immobili della Regione: “Bologna – concludono i Cobas – spiega infine che a Bruxelles la Regione ha perseguito una buona e corretta gestione della cosa pubblica perché, invece di pagare un affitto, è stata acquistata una sede. Ma allora perché, in Sicilia, l’amministrazione regionale ha fatto l’esatto contrario, vendendo i propri beni immobili per poi, molto spesso, riprenderli in affitto?”.


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