Il comitato che si oppone al Piano urbanistico attuativo lungo il litorale della Playa intraprende la via giudiziaria per fermare un progetto - dal costo di 500 milioni di euro sovvenzionati da un fondo anonimo all'estero - che viene definito «una delle più grandi speculazioni edilizie a Catania». Raffaele Lombardo, Mario Ciancio e gli imprenditori Mariano Incarbone e Renzo Bissoli sono i principali nomi inseriti nel documento
Progetto Pua, depositato esposto in Procura «Grande speculazione edilizia a Catania»
Un esposto alla procura della Repubblica di Catania. Il comitato No Pua ha presentato il documento in cui denuncia l’iter amministrativo che ha portato all’approvazione del progetto P.U.A. (Piano urbanistico attuativo) lungo il litorale della Playa di Catania. Si tratta di una serie di grandi opere per un progetto dal costo complessivo di quasi 500 milioni di euro sovvenzionati da un fondo anonimo all’estero, definito nel documento come «una delle più grandi speculazioni edilizie a Catania» e che vede in prima fila la società Stella Polare srl e il suo patron, l’imprenditore veneto Renzo Bissoli.
Il progetto, che ha recentemente ottenuto il parere favorevole del Consiglio regionale urbanistica, prevede oltre alla costruzione di un centro congressuale, un centro commerciale ma anche parcheggi multipiano e diverse strutture ricettive. «Strutture incompatibili tra loro – si legge nell’esposto – per qualsiasi progetto serio di sviluppo turistico. La zona interessata sorge in un’area vincolata in quanto preoasi del Simeto».
Al centro della denuncia c’è tutto l’iter amministrativo «benevolo» che nell’ultimo decennio ha accompagnato il progetto. Dalla prima approvazione datata 1999, passando per la variante al piano regolatore generale del 2002 durante la sindacatura di Umberto Scapagnini fino all’approvazione del progetto generale di Stella Polare dell’aprile 2013. «Oltre alla celerità di importanti pareri – continua il comitato nell’esposto – colpisce anche la fiducia che i vari enti pubblici hanno dato ai protagonisti di questa vicenda».
I principali nomi che vengono inseriti nel documento destinato al Procuratore capo etneo Giovanni Salvi sono quelli di Raffaele Lombardo e Mario Ciancio oltre agli imprenditori Mariano Incarbone e Renzo Bissoli. Per i rappresentanti del comitato No Pua ci sarebbero «troppe analogie nelle vicende delineate dalla sentenza», riferendosi alla condanna all’ex governatore regionale. Si tratta delle varianti urbanistiche sui terreni dell’imprenditore ed editore Mario Ciancio e dei sui rapporti con Lombardo che all’epoca ricopriva la carica di vice-sindaco di Catania.
Le ombre sul progetto si allargherebbero però anche ai rapporti tra Bissoli e Incarbone, quest’ultimo recentemente condannato in appello nel processo Iblis a cinque anni per concorso esterno in associazione mafiosa. «Rapporti – prosegue l’esposto – conclamati da una telefonata dove dandosi del tu commentano con entusiasmo l’approvazione del Piano». Vicenda di cui CTzen si era occupato ampiamente analizzando le motivazioni della sentenza.
«Si valutino – viene chiesto al Procuratore Salvi alla fine dell’esposto – ipotesi di reato, nei confronti di Mario Ciancio e dei coautori, contro la pubblica amministrazione ed in violazione della normativa ambientale urbanistica ed edilizia».