Etna, il caso del campo dei terroristi Condannati i cinque fondamentalisti islamici

Mentre si addestravano all’ombra dell’Etna, avrebbero pianificato la restaurazione del Califfato sotto l’egida di Al Qaeda, attraverso l’eliminazione delle eresie. Sono stati condannati in primo grado oggi dal tribunale di Bari cinque delle sei persone che tra il 2008 e il 2010 avrebbero preparato attacchi terroristici ad Andria, in Puglia. Le accuse sono di associazione sovversiva finalizzata al terrorismo internazionale di matrice islamista. Attraverso le intercettazioni, gli inquirenti hanno captato le risate degli imputati nel commentare le chiese distrutte dal terremoto dell’Aquila e i discorsi di incitamento all’odio e al sacrificio per la causa.

Cinque dei componenti del gruppo sono stati arrestati dai carabinieri nell’aprile dell’anno scorso e oggi sono stati condannati con il rito abbreviato dal gup barese Antonio Diella. La condanna maggiore (cinque anni e due mesi) è scattata per il presunto capo, Hosni Hachemi. Tre anni e quattro mesi di reclusione sono stati inflitti agli altri componenti: Faez Elkhaldey detto Mohsen (palestinese di 50 anni), Ifauoi Nour detto Moungi (tunisino di 35 anni), Khairredine Romdhane Ben Chedli (tunisino di 33 anni), Chamari Hamdi (24enne nato in Sicilia). I membri della cellula sono accusati di aver cooperato «nell’attività di proselitismo, di finanziamento, di procacciamento di documenti falsi, tenevano i contatti con altri membri dell’organizzazione, disponibili al trasferimento in zone di guerra per compiervi attività di terrorismo». Il sesto componente, il 35enne marocchino Azam Nabil, è sfuggito alla cattura e verrà processato dalla Corte di Assise di Bari in un processo che si aprirà nell’aprile 2015.

I sei, sotto la guida dell’imam della moschea pugliese Hosni Hachemi Ben Hassem (detto Abu Haronne di 47 anni), avrebbero studiato su internet come costruire ordigni esplosivi, usare le armi e avviare i reclutamenti e organizzavano le missioni di addestramento nel Catanese. Altro punto di ritrovo per la cellula terroristica era un call center gestito dal capo dell’organizzazione. L’imam avrebbe funto da collegamento tra la cellula pugliese e personaggi definiti di rilievo nel mondo del terrorismo internazionale di matrice confessionale come Essid Sami Ben Khemais, Ben Yahia Mouldi Ber Rachid e Ben Alì Mohamed, già condannati in via definitiva per reati di terrorismo.


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