La sede dell'associazione di via Mandrà 8 è stata interessata nei giorni scorsi da un episodio di tentato scasso. Dai locali del plesso non è stato portato via nulla e questo ha fatto pensare ai dirigenti dell'ente etneo che si tratti di una minaccia. «Certamente il nostro sistema di lotta contro l'abusivismo, la contraffazione e il racket non abusa di simpatia», ha detto il presidente Riccardo Galimberti
Catania, danni alla sede Confcommercio Galimberti: «Ennesimo atto intimidatorio»
«Documenti buttati per terra, una finestra rotta e un ingresso forzato». È questo il bilancio del tentativo di scasso ai danni della sede etnea della Confcommercio, in via Mandrà 8. A raccontarlo è Giuseppe Cunsolo direttore responsabile FNAARC – lassociazione degli agenti di commercio – che si trova nel cortile interno del plesso. L’episodio – il quarto in due anni – si è verificato nella notte di mercoledì 17 settembre ed è stato definito dal presidente Riccardo Galimberti «l’ennesimo atto intimidatorio rivolto alle nostre attività antiracket». Galimberti – componente anche del direttivo dell’associazione antiracket ed antiusura Carlo Alberto Dalla Chiesa – ha spiegato stamattina le sue preoccupazioni in una conferenza stampa. Con lui il presidente della Confcommercio Sicilia Pietro Agen e il direttore generale della sede etnea Antonio Strano. «Siamo sereni e continuiamo a percorrere la strada della legalità a fianco delle amministrazioni cittadine, delle imprese, delle famiglie e delle scuole», hanno più volte ribadito i dirigenti.
Alcuni sconosciuti – immortalati dalle riprese delle telecamere di controllo posizionate nell’edificio – hanno provato a introdursi nel complesso della Confcommercio di Catania, nella notte di mercoledì 17 settembre. Nulla è stato portato via dai locali, che sono stati però interessati da alcuni danni e da «un gran disordine generale», ha detto Cunsolo. Numerose le manifestazioni di solidarietà arrivate in poche ore all’indirizzo dell’ente etneo da parte della questura, dei sindacati e dell’amministrazione cittadina. Le motivazioni dell’episodio «vanno ricercate nelle nostre attività rivolte a contrastare il racket, l’abusivismo, la contraffazione e tutti i fenomeni a questi collegati», ha detto sicuro Galimberti. Che ha aggiunto: «Certamente il nostro sistema di lotta non abusa di simpatia».
Di «posizione scomoda» assunta a danni degli attori delle mafie ha parlato anche Pietro Agen. Il presidente regionale della Confcommercio ha ricordato alcune campagne svolte a favore del riutilizzo di beni confiscati alla mafia e il sostegno «concreto e territoriale» agli imprenditori. «Il clima in merito all’estorsione è cambiato e oggi sono le vittime a cercare il nostro aiuto perché coloro che sporgono denuncia sanno di averci vicini», ha raccontato Agen. «Non siamo più la Sicilia di trent’anni fa e siamo consapevoli del fatto che quando qualcuno ci aggredisce vuol dire che stiamo colpendo giusto e – ha concluso Agen – raddoppieremo il nostro impegno».
Sulla possibilità di dotarsi di un servizio di scorta e protezione i dirigenti sono stati unanimi nel ribadirne il rifiuto. Galimberti – che ha ricordato di aver denunciato da imprenditore un tentativo di estorsione avvenuto ai danni della sua impresa, negli anni ’80 – ha consigliato «di resistere e di non perdere la fiducia nelle forze dell’ordine». «Il lavoro contro le attività illegali prosegue più che mai», ha concluso.