Consiglio comunale, bilancio del primo anno Polemica sulla mancanza del numero legale

«Meno sedute, ma più delibere, con un indice di produttività triplicato rispetto al passato». Esattamente un anno fa si insediava il nuovo consiglio comunale di Catania, figlio delle elezioni che hanno riportato Enzo Bianco sulla poltrona di primo cittadino. Oggi la presidentessa dell’assemblea Francesca Raciti traccia un primo bilancio, prendendo come parametro di riferimento il primo anno dell’attività consiliare dell’ultima sindacatura Stancanelli. «Abbiamo votato regolamenti importanti che la città di Catania aspettava da tempo, come quelli sul regolamento edilizio, l’utilizzo dei beni confiscati alla mafia e le unioni civili, riuscendo anche a risparmiare 36.600 euro».

I numeri esposti dalla presidentessa fanno riferimento al costo delle sedute dal 1 agosto 2013 al 1 agosto 2014. In questo arco temporale il consiglio è stato convocato 44 volte, a fronte delle 59 riunioni del periodo agosto 2008 – agosto 2009, primo anno del mandato dell’ex sindaco Stancanelli. Ma le delibere approvate nel primo caso sono state 120, nel secondo 45. «Abbiamo cercato di convocare il consiglio sempre di martedì o giovedì, giorno di rientro per i dipendenti, così facendo abbiamo ottenuto un sostanzioso risparmio sulle spese del personale», sottolinea Raciti. Anche se spesso le sedute sforano oltre l’orario di servizio del pomeriggio dei dipendenti comunali.

Il costo del personale è sceso da 68.900 euro (2008-2009) a 31.366 euro (2013-2014), con un risparmio, come detto, di 36.600 euro, il 54 per cento. Questo perché in media i dipendenti a seduta sono stati di meno, 15 a fronte di 23, e meno pagati, 13 euro l’ora anziché 15 euro e 30 centesimi. Non rientrano in questi costi i gettoni di presenza dei consiglieri.

A proposito della presenza in assemblea, il consigliere e presidente della commissione Bilancio Vincenzo Parisi, in una nota denuncia la costante mancanza di numero legale alle sedute e propone di svolgerle di mattina. «Ogni incontro nel pomeriggio costa alle casse della collettività circa 7-10mila euro, compresi di gettoni di presenza e diretta streaming. Ieri il consiglio è iniziato alle 17 e finito un quarto d’ora dopo. Quanto è costato? E ce ne sono stati molti così nel corso di questo anno». La proposta di Parisi è quindi «stabilire una mattina, durante l’arco della settimana, in cui tenere puntualmente il consiglio comunale. Così non si dovrebbero pagare straordinari ai dipendenti». Di tutt’altro avviso la presidente Raciti: «Raramente quest’anno è mancato il numero legale», afferma. Vero, ma solo in parte.

Andando a guardare sul sito del Comune, le sedute rinviate sono 12 su 44. Poco meno di una volta su tre, cioè, il consiglio non ha raggiunto il numero legale alla prima convocazione. Motivo per cui è stato necessario incontrarsi il giorno successivo. Alla seconda convocazione – per cui è necessario un numero minimo di consiglieri inferiore, 18 anziché 23 – la maggioranza necessaria a deliberare è stata sempre raggiunta, con rarissime eccezioni.

«Adesso l’obiettivo è rafforzare il percorso di trasparenza già avviato quest’anno con la pubblicazione delle votazioni delle varie sedute», spiega Raciti. Per il 2015 è previsto il lancio di un nuovo sito, un portale Open Data, dove cittadini e stampa potranno reperire tutti i dati utili all’indomani del consiglio. «Sarà a costo zero – conclude – e verrà realizzato da personale interno al Comune, un gruppo di lavoro nominato dalla direzione della presidenza del consigli».


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Oggi la presidentessa Francesca Raciti tira le somme: «Meno sedute, più delibere, un indice di produttività triplicato e un risparmio di 36mila euro». Annuncia il lancio di un portale open data e sottolinea che solo raramente è mancato il numero legale. In realtà quasi una volta su tre il consiglio è stato rinviato al giorno successivo. «Facciamoli di mattina, sarebbero a costo zero», è la proposta del consigliere Vincenzo Parisi

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